Guida per nuotare in acque limpide

Al Teatro i, la rappresentazione della nostra società attraverso un’immagine tanto affascinate quanto inusuale: la bolla di un acquario.

Nella bella e accogliente atmosfera di Teatro i è andato in scena L’Acquario – non un monologo, ma uno spettacolo scritto appositamente per un solo attore. Il testo è composto da tre quadri, ognuno dei quali rappresenta un tema diverso – pur essendo tutti collegati tra loro e ambientati nel mondo, apparentemente tranquillo e perfetto, dell’acquario.

Si inizia con la vita degli abitanti: illumina la scena un grande schermo a forma di bolla, sul quale si proiettano i rumori, i colori e le immagini esterne, oltre al modo in cui le stesse sono percepite dall’interno. Pian piano queste immagini assumono la forma e i suoni di elementi familiari alla nostra quotidianità: i jingle e i messaggi pubblicitari cominciano a stordire i pesci e a influenzarli gradualmente, fino a diventare l’ossatura dei loro stessi discorsi e atteggiamenti. Questo è quanto accade alla nostra vita, quando smettiamo di avere una nostra coscienza e ci lasciamo influenzare dai molteplici messaggi provenienti dall’esterno, perdendo la capacità di discernere. Questo è l’atteggiamento del branco, della massa, di persone che non scelgono più ma si adeguano ai dettami e alle mode imposte per essere riconosciuti e accettati dagli altri.

Il secondo quadro è intitolato Il Presidente e consiste nella rappresentazione fisica del potere. Una voce terrificante e imponente domina su tutto, sottomettendo e governando gli abitanti dell’acquario. Questa voce rappresenta la somma di tutte le voci che ci propinano messaggi rassicuranti e giusti, ma che in realtà velano le nefandezze di cui il potere si macchia.

Il terzo e ultimo quadro è affidato a una vecchia murena, che simpaticamente si esprime in napoletano. Questa, da anni, ha voltato le spalle a tutti, dopo aver tentato inutilmente di adattarsi alla vita collettiva. La sua unica amica è la Signora, con la quale si confida e orchestra piani di fuga – ma questa altri non è che il suo stesso riflesso sul vetro. Alla voce di questo essere solitario è affidato il lato sognatore dello spettacolo – un sogno nel quale nessuno crede più: di libertà e di evasione, di nuotare nelle acque del mare, che forse non sono sempre tranquille come quelle dell’acquario, ma che permettono di avere una conoscenza più approfondita del mondo e, quindi, la possibilità di compiere indipendentemente e autonomamente le proprie scelte.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro i
via Gaudenzio Ferrari 11, Milano
fino a sabato 2 giugno
orari: dal lunedì la sabato, ore 21.00 – domenica, ore 17.00 (martedì riposo)

L’acquario
di Francesco Ghiaccio
regia Marco D’Amore
con Marco D’Amore
scene e costumi Laurianne Scimemi
luci Marco Ghidelli
produzione La Piccola Società