Il vangelo Laiko di Ascanio Celestini

Il 23 novembre scorso, un prodigio è avvenuto nella piccola città di Pisa. Le diverse associazioni operanti nellambito artistico e culturale si sono riunite costituendo il Teatro Nuovissimo, cooperazione affiancata dal comune della città universitaria, affinché il piccolo contesto pisano ospitasse Laika, di Ascanio Celestini.

Laika è il nome della cagnetta che nel lontano 1957 diede il suo contributo di cittadino salendo sulla piccola capsula spaziale Sputnik 2. In piena Guerra Fredda, quel 3 novembre, la Russia volle dare la sua prova di superiorità scientifica agli Usa, e a farne le spese fu il povero animale che non toccò mai più il suolo terrestre. Se si riflette sul suono del nome Laika, la vicenda della cagnetta assume toni di condanna: mandata in missione da una nazione non credente (laica), la bestiola aveva il destino segnato, poiché lo Sputnik 2 non prevedeva rientro; un po’ come il Cristo redentore, martire sacrificato per la salvezza degli uomini. Ma, al contrario, la missione di Laika segnava l’inizio della distruzione, annessa al progressivo inquinamento spaziale. Il parallelismo tra la cagna sovietica e la figura di Gesù è il sottotesto di Laika, spettacolo dove l’autore esprime i suoi dubbi sullesistenza di Dio, ma senza rinnegarlo apertamente. Celestini si tiene in bilico fra scienza e religione, rinunciando volutamente a una soluzione, e inducendo, quindi, alla riflessione.
Affiancato dall’accompagnamento musicale e dalla presenza scenica di Gianluca Casadei, l’attore romano interpreta uno strano personaggio: un Cristo diminuito che, privato della vista, vive con il tuttofare Pietro, al quale racconta stravaganti storie di personaggi incontrati durante le sue giornate improduttive, trascorse allinterno del bar sotto casa.
«La differenza tra un barbone che chiede l’elemosina in un parcheggio del supermercato e un qualsiasi cliente del bar è nel contenuto del suo bicchiere; se nel tuo bicchiere c’è una sambuca regolarmente pagata da te o da qualcun altro, allora ti ascoltano come un profeta. Se nel tuo bicchiere invece ci sono i soldi spicci dell’elemosina che stai chiedendo nel parcheggio del supermercato, sei schifato da tutti», spiega Celestini a Pietro/Gianluca Casadei che, muto in scena, interviene con la voce registrata di Alba Rohrwacher. Un Cristo cieco non equivale a un Dio assente, e come nelle parole di Gesù – beati gli ultimi perché saranno i primi – gli occhi non vedenti del personaggio cristologico interpretato da Celestini si posano sull’ex facchino nero, licenziato illecitamente e costretto a chiedere l’elemosina nel parcheggio del supermarket. Il barbone è il primo protagonista delle quattro storie che animano i racconti di Laika, ispirate a realtà sociali coeve che troppo spesso restano marginali «fino a quando non fanno notizia». Servendosi del facchino immigrato, Celestini denuncia lo sfruttamento e lillegalità nel settore della logistica, in notevole espansione a causa del moltiplicarsi dei siti online e della tracciabilità dei tempi di ordinazione e spedizione dei prodotti – a destinazione sempre più tempestivamente grazie alla robotizzazione degli operai, trattati come macchine da lavoro, sottopagati e privi di copertura assicurativa. Mediante una divertente performance che combina parola e suono, Celestini racconta la parentesi lavorativa di migliaia di facchini impiegati nella movimentazione dei pacchi; larmonica di Casadei ritma il racconto ricco di reiterazioni simulanti la ripetitività del lavoro operaio.
Peccato che il prolisso attore romano difetti nella durata temporale, mancanza che svilisce l’effetto comico e insieme drammatico del racconto. Meno ripetitive e meno originali sono le altre tre storie dei reietti, condomini dell’immaginifico protagonista cieco: una vecchia, una prostituta, e una donna dalla testa impicciata, personaggi periferici alla vicenda dello sfortunato barbone nero, i quali assumono tratti eroici (prostituta a parte) alla fine del racconto, insieme al protagonista non vedente. Tutti tesi a difendere l’immigrato da un’aggressione delle forze di polizia, giunte nella notte a sopprimere nel sangue il picchetto dei facchini sostenitori dell’ex compagno licenziato. Un prodigio, secondo la meretrice/Maddalena, spettatrice del martirio dei tre santi, la quale riporta la notizia al condominio, come sempre restio a intervenire ed esporsi per soccorrere chi ha bisogno.
Il tono irriverente e prosaico di Celestini offre uno sguardo sul mondo contemporaneo, attraversando i problemi razziali, lo sfruttamento del lavoro, la discriminazione di genere, e recrimina la disattenzione pubblica usando gli stilemi che l’hanno reso celebre. Dispiace un po’ dover constatare in un artista la mancanza di rinnovamento, e per quanto si deve ammettere l’indiscutibile veridicità del contenuto, è lecito chiedersi se sarà mai possibile assistere a uno spettacolo dell’artista, senza avere la sensazione di averlo già visto.

Lo spettacolo è andato in scena:
Cinema Nuovo

piazza della Stazione, 16 – Pisa

Laika
uno spettacolo di e con Ascanio Celestini
fisarmonica Gianluca Casadei
voce Alba Rohrwacher
suono Andrea Pesce
organizzazione Associazione Lucciola