Corpi di casos

Presentato, all’Ex Cavallerizza di Lucca, il Cartellone di SPAM! e il programma per i prossimi due anni di eventi e spettacoli contemporanei finalmente all’interno delle Mura.

Uno spettro si aggira per le nostre tranquille, rigorose città. E lo spettro si chiama SPAM!
Domandarsi cos’è SPAM! nella città delle grandi Mura potrebbe comportare il panico. SPAM! è molte cose, tutte sovversive. SPAM! è il poeta che grida dal bordello vicino quanto se ne rida del mondo; SPAM! è lo studente che rientra al paese dal Grand Tour accademico; SPAM! è la Cassandra che pretende spazio, è la supernova in insostenibile espansione. SPAM! è qua, nella città strizzata dai bastioni.

Last But Not Least, (ultima ma non da ultima), la rassegna di SPAM! è presentata al pubblico durante un incontro, svoltosi domenica 18 dicembre, in ritardo rispetto alla consuetudine a causa dei differimenti nell’erogazione dei fondi pubblici. Sede dell’evento, l’Ex Cavallerizza di piazzale Verdi, a Lucca, mastodontico spazio ristrutturato da poco.

È Roberto Castello (già Premio Ubu e tra i candidati anche quest’anno) a introdurci al mondo di SPAM! Approdato dai colli della Tenuta dello Scompiglio, dove ha recentemente presentato il suo Alfa – appunti sulla questione maschile – Castello è il portavoce di una ribellione tenera, che si propone di lenire col piacere la severità dell’arte contemporanea. A un pubblico troppo spesso maltrattato e schiavo dei propri asfissianti foulard, SPAM! consegna un mondo sintetizzato, ritmico, prettamente corporale. Passo di punta di questa realtà sotterranea, i concerti del live dance club che chiuderanno ogni appuntamento, concerti in cui vigerà il divieto di sedersi, innescando un ballo che è quasi una dittatura. Con un ossimoro, dittatura liberitaria.
Orientato sugli artisti emergenti e su quelli perduti, il programma è una corsa precipitosa verso una porta a vetri – che ci farà solo intravvedere quanto potrà accadere dall’anno prossimo, quando SPAM! entrerà a pieno diritto sia lungo le Mura che all’Ex Cavallerizza, per una serie di proposte di danza e prosa contemporanee.

E vediamolo, questo Cartellone, tutto da realizzarsi – si spera per l’ultima volta – a Porcari.

Con Requiem For Pinocchio, spettacolo di Leviedelfool, si è sparato il colpo di cannone d’avvio. Martedì 20 dicembre, Pinocchio è stata la maschera rassicurante di cui Perinelli, giovane mattatore, si è servito per stemperare la miseria della condizione umana. Monologo sulla disillusione, ciononostante filtrato dal punto di vista ancora innocente, sebbene provato, del burattino – che è un po’ la seconda faccia nascosta dei nostri connazionali.

Giovedì 22 sarà la volta di un ventaglio danzato, ma un ventaglio irto di pruni. Si parte alle 20.45 con Prometeo: il Dono. In questo secondo quadro di una serie di sei, Simona Bertozzi arretra ai primi bagliori del mondo, risalendo alla nascita di ogni apparato umano. Densa di moti irati e gesticolanti, l’opera avanza con la spinta di un sottofondo stante, il suono prima dei suoni, il rumore bianco su cui i danzatori imparano a divenire persone. Alla devastante corporeità della nascita si oppone la devastante corporeità della morte, con Album, di Stefano Questorio, che veste di un tragico balletto l’opera dei Suicide. In un sempre più raccapricciante addentrarsi nell’inferno punk rock, un affondamento che ha del conradiano, la figura del ballerino assume un carattere di automa morente, disumanizzato. Luci acide e penombre senza speranza completano il nostro strangolamento. A rianimarci, forse il live dance club delle 22.30.

Più confortante il 26 dicembre, dove Indaco – un colore per un danzatore, di Fabio Ciccalé, porta in scena un corpo bambino, la purezza sudata di un processo iniziato nel 2006 con Count Down, maturato con Estatica Attitudine e giunto adesso all’apice che precede l’annullamento. Patetico, grottesco, amabile, denso di tutto lo spettro emotivo che rende l’infante riconoscibile, Indaco è il saggio che sa di non sapere, è il vecchio che muore innocente. Per Roberto Castello, semplicemente un capolavoro. A seguire Carnet Erotico, in cui Francesca Zaccaria, artista figurativa e corporea in contemporanea, propone un sincretismo dei due linguaggi, creando quelle che lei stessa definisce “cartoline del piacere”. Tra voyeurismo sottile, scaturito dall’osservazione di un corpo senza intenzioni, “come se nessuno guardasse” e la perfetta, esatta disciplina fisica, Carnet Erotico offre all’osservatore l’equilibrio assoluto che si riscontra soltanto nelle più perfette raffigurazioni degli Arcani Maggiori.

Penultimo appuntamento è MiniMacbeth, in scena il 28 dicembre, di Dario Marconcini e Giovanna Daddi. Acclamato come il testamento in vita della coppia Marconcini-Daddi, MiniMacbeth è una riduzione firmata da Andrea Taddei, riduzione non solo temporale, ma anche spaziale, in cui Macbeth e Lady si aggrovigliano sull’area esigua di un tavolo da pranzo, attorno al quale il pubblico, raramente così vicino, è affastellato dal palcoscenico stesso, che diventa spalto. Con l’avvicendarsi di grottesco e tragico, con il suo carattere scheletrico, claustrofobico e la tenacia di due attori non più giovani: sarà questo uno dei fiori all’occhiello dell’intero programma. Se esiste una santità anche per le creature di Melpomene e Talia, MiniMacbeth ne emana già l’odore.

Con un mistero si chiude il Cartellone: quello di Quintetto, di Marco Chenevier, alla ribalta nell’ultimo giorno, venerdì 30 dicembre. In una realtà tristemente attuale, quella dei tagli alla cultura (e qui lo stesso ritardo della presentazione ne è prova lampante), l’arte ormai caratteristica esercitata dall’italiano è il sapersi arrangiare. E Quintetto ci parla di un balletto a cinque danzatori dei quali quattro non sono presenti. Spetterà al pubblico collaborare, creare uno spettacolo altrimenti assente. Con esiti, impossibili da prevedere.

Chiude la presentazione alla stampa e alla cittadinanza lucchese, un concerto di arti comunicanti, con la voce di Federica Gennai, il sax di Renzo Telloli e i corpi di Giselda Ranieri e Ilenia Romano. In un coacervo di moti, note e vocalizzi spontanei, la liberazione dei corpi e degli animi, che è un po’ la chiave di volta dell’intero Cartellone, aggredisce il pubblico sin da subito, gonfiando di luci e di atmosfere ancestrali l’intero spazio performatico. Si combatte il gap linguistico italiano partendo dalla culla stessa della parola, il vagito, l’urlo, l’isterica risata. Si migliora l’essere umano ripartendo dal principio.

Questo è SPAM! e, come ci è stato detto prima della performance improvvisata: “o sarà un disastro, o qualcosa di magnifico”. Certo è che non sarà dimenticato.

La rassegna 2016 va in scena:
SPAM!

via Don Minzoni, 34 – Porcari (LU)

martedì 20 dicembre, ore 20.45
Leviedelfool presentano:
Requiem for Pinocchiio
di e con Simone Perinelli
ore 22.30
Live Dance Club con gli Organic Groove

giovedì 22 dicembre, ore 20.45
Compagnia Simona Bertozzi / NEXUS presentano:
Prometeo: il dono
a seguire:
Stefano Questorio / ALDES presentano:
Album
ore 22.30
Live Dance Club con i Deep Beat (guest Andrea Guzzoletti, tromba ed electronics)

lunedì 26 dicembre, ore 20.45
Fabio Ciccalé presenta:
Indaco – un colore per un danzatore
a seguire:
Francesca Zaccaria presenta:
Carnet Erotico – studio
cartoline del piacere realizzate come brevi racconti per immagini
ore 22.30
Live Dance Club con gli Organic Groove (guest: Francesco Cangi, sax)

mercoledì 28 dicembre, ore 20.45
Dario Marconcini e Giovanna Daddi in:
MiniMacbeth
ore 22.30
Live Dance Club con i Deep Beat

venerdì 30 dicembre, ore 20.45
Marco Chenevier / TIDA – Théâtre Danse presentano:
Quintetto
(miglior spettacolo al Be Festival 2015 di Birmingham)
ore 22.30
Live Dance Club con Emma Morton Quartet