Istinto e intensità

La Batsheva Dance Company presenta in esclusiva nazionale al Teatro Comunale di Ferrara il suo Last work e la rinomata Compagnia israeliana ancora una volta raccoglie un grande successo di pubblico.

Riconosciuta dal pubblico e dalla critica come una delle più importanti compagnie di danza contemporanea al mondo, la Batsheva Dance Company è dal 2018 sotto la direzione artistica di Gili Navot. Ohad Naharin, precedente direttore artistico per quasi trent’anni, continua attualmente la sua attività con la compagnia come coreografo residente ed è il creatore del GAGA. Questo metodo è un innovativo linguaggio di movimento focalizzato sulla ricerca dell’istintualità e creatività del movimento, partendo dall’ascolto del corpo più che dalla costruzione tecnica del gesto al fine di oltrepassare i limiti del familiare per trovare nuove gestualità.
Anche in Last work –ultimo lavoro solo nel nome, già seguito dalla nuova creazione Venezuela – Naharin affonda le radici dell’opera nel metodo GAGA, traendone una pièce intensa ed enigmatica.
Il sipario si apre su una donna vestita di blu che corre – fuggendo, da cosa o verso cosa?- e che continuerà a correre per tutta la durata dello spettacolo, lo sguardo fisso sulla sua meta, indifferente a ciò che avviene attorno a lei. I danzatori poco a poco riempiono la scena spoglia, catturano fin da subito con ora precari ora incredibili equilibri, statici e dinamici. Coreografie precise, pulite e definite compenetrano movimenti istintuali e di primordiale potenza.
L’azione è complessa, spesso si svolge in piani paralleli, cambiano gli scenari sul palco: i danzatori alternano costumi colorati, a bianchi ed essenziali indumenti, a tonache scure e vagamente inquietanti; ora i volti sono coperti a rappresentare – forse – asettici manichini, ora compaiono al limitare della scena figure enigmatiche, che maneggiano oggetti disparati, bandiere bianche, mitra e rotoli di scotch.
L’ensemble dei diciotto ballerini si scioglie nelle distinte individualità e quindi si riunisce, in coreografie di brutale bellezza nelle quali si percepisce appieno la forza del gruppo. L’attimo intenso in cui tutti gli occhi dei ballerini si volgono nella medesima direzione e gli occhi dello spettatore si uniscono a loro, partecipi di quello sguardo unico, rivolto lontano. L’avvolgersi dei corpi l’uno sull’altro in un frenetico brulicare e quindi l’avvilupparsi del gruppo attorno ad un unico corpo, che viene cinto, sostenuto e coperto da mille mani. La furiosa corsa di un girotondo, in cui memorie bambine lasciano il posto alla rabbia, all’impulso, alla velocità. In questi momenti la danza raggiunge il culmine della sua espressività e della sua corale e devastante energia.
La musica accompagna questa complessità ed eterogeneità dell’azione, scorrono ora i suoni di musiche dal sapore lontano, ora note isolate quasi senza melodia e, ancora, assordanti brani tecno. Se dapprima il palco sembra riempirsi di una confusione perfettamente ordinata, anche questo ordine si scompone infine in frenesia ed istinto, le movenze si amplificano in una climax di energia esplosiva.
La scena si chiude con architetture di nastro adesivo, create da un concitato designer, che finiscono per avvolgere i danzatori, non forse per imprigionarli ma piuttosto per unirli, connetterli inevitabilmente l’uno all’altro.
Rimane impressa questa immagine, la più forte di una pièce di immediata potenza e eloquenza vibrante. Non possiamo non unirci al (meritatissimo) scrosciare dell’applauso del pubblico e attendere impazienti il prossimo lavoro della Compagnia e del coreografo israeliani.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Comunale Claudio Abbado
Corso Martiri della Libertà, 5 – Ferrara
domenica 25 novembre 2018, ore 18

Batsheva Dance Company
Last work
coreografia Ohad Naharin
musica originale Grischa Lichtenberger
disegno luci Avi Yona Bueno (Bambi)
traccia audio e editing Maxim Warratt
stage design Zohar Shoef
costumi Eri Nakamura
produzione Batsheva Dance Company
coproduzione Festival Montpellier Danse 2015 e Hellerau- European Center for the Arts, Dresden
con il sostegno di Batsheva New Works Fund e Dalia and Eli Hurwitz Foundation
con il contributo speciale di The American Friends of Batsheva