Norman conquista la scena, conquista il pubblico, ma è troppo normale per conquistare Milano.

Secondo episodio della trilogia Le conquiste di Norman. Ci si sposta dalla sala da pranzo al salotto per assistere alle vicende di una famiglia inglese perbenista messa sottosopra dall’estroso cognato – Norman. Su ritmi comici perfetti, si snoda un fine settimana apparentemente felice in campagna, dove Norman rappresenta la trasgressione. Con una personalità a metà tra un bambino giocherellone e un narciso piacione, saprà far capitolare ai suoi piedi tutte le donne della famiglia riuscendo paradossalmente a rinsanarne i singoli rapporti e matrimoni. Infatti Norman – più che il seduttore – rappresenta il lasciarsi andare, il vivere di istinto che manca a tutti i componenti della famiglia e che, preso in piccole dosi, serve a ricaricarsi per poter vivere entro le regole della propria normalità. Rapporti che vivono su di un equilibrio precario sono scossi da una sferzata di energia e  un tocco di follia.

A fine spettacolo si è portati a pensare che, probabilmente, ognuno di noi avrebbe bisogno di incontrare ogni tanto un “Norman” che lo aiuti a tirar fuori il proprio lato fanciullesco, ed è per questo che il protagonista – qui nelle vesti del seduttore – rappresenta in realtà tutto ciò che nella vita fa accantonare la razionalità per vivere d’impulso. Norman può essere una passione, un hobby, un sogno da inseguire, un ricordo. E ancora una serata con gli amici, una risata a crepapelle, un tramonto, un pianto liberatorio. Tutto ciò che rompe gli schemi. L’ironia dei personaggi, costruiti su prototipi ben definiti, rende ogni figura amabile nella sua semplicità. Il ritmo della commedia è costante e due ore di spettacolo scorrono piacevolmente.

Una nota di merito a uno straordinario Giovanni Prosperi che veste i panni di Tom. Sicuramente aiutato dalla drammaturgia del personaggio stesso, ha comunque saputo interpretare il ruolo di un ingenuo ragazzo perbene che, nella società odierna, non avrebbe spazio – strappando continue risate al pubblico.

La riflessione personale nasce invece guardando la cartolina dello spettacolo “Dopo il tutto esaurito a Londra e New York”, così recita il titolo. Tutto esaurito. Ormai a Milano il sold out vale solo per i grandi concerti a San Siro o per i musical commercial-popolari. La sala del Menotti non era piena – ed essendo tornata anche nei giorni seguenti per vedere gli altri episodi, ho potuto verificare la scarsa affluenza. Perché in Italia una commedia così esilarante, educatamente ironica e messa in scena da attori tutti diplomati nelle migliori scuole di recitazione, riesce a riempire a malapena mezza sala? Copiamo gli States in tutto, eppure siamo lontanissimi da Broadway e Off Broadway. La Kitchen Company è una compagnia giovane – sia perché nata da poco, sia perché composta da interpreti giovani – ma se non si diffonde la cultura e, in questo caso, quella teatrale, di queste performance continueranno a godere solo coloro che, per natura o per fortuna, nel teatro si sono imbattuti quasi per caso. Visto che con l’anno nuovo si usa esprimere un desiderio, il mio è che il teatro torni a essere un bene di tutti e per tutti e, in una città come Milano, vorrei vedere le sale sempre piene, anche se in cartellone non ci sono nomi di richiamo o i “beniamini” della tv!

Lo spettacolo continua:
Teatro Tieffe Menotti

via Menotti, 11  – Milano
Fino a domenica 16 gennaio

Le conquiste di Norman
di Alan Ayckbourn
regia Eleonora D’Urso
con Elisabetta Becattini, Fabrizio Careddu, Daria D’Aloia, Eleonora
d’Urso, Giovanni Prosperi, Marco Zanutto