Ciò che conta veramente

All’interno della terza edizione del Torino Fringe Festival, la compagnia Il Cerchio di Gesso porta in scena una riflessione sul concetto di felicità e sulla sua realizzazione nel quotidiano.

La natura umana si è spesso impegnata nello scovare la definizione perfetta di felicità mescolando variabili differenti, giocando a mettere insieme elementi insoliti e talvolta casuali. L’aspetto materiale, le cose, in questa indagine hanno rivestito un ruolo centrale. Ora sotto forma di possesso, ora di denaro, ora di oggetto.

Non essendo possibile dare una definizione univoca e condivisa, la compagnia teatrale Il Cerchio di Gesso ha deciso di mostrarci la sua all’interno del Fringe Festival, nello spazio delle Officine Corsare di Torino.

Adottando un allestimento semplice, Le cose ci introducono nella Parigi degli anni Sessanta con una scena quasi nuda per descrivere uno spazio work in progress fatto solo delle illusione e delle grandi possibilità di chi lo vive, una storia d’amore nata tra due giovani con la semplicità e la leggerezza che solo la giovinezza e la convinzione di potercela fare insieme, in qualche modo, possono regalare.

Silvie e Jerome preparano la vita cantando e selezionando dalle vetrine di una Parigi imbellettata a festa le parole della loro musica. Solo il loro amore esiste, solo la volontà di stare insieme fantasticando sui futuri possibili: dalla possibilità di comprare un divano griffato al lusso di cenare fuori con una bistecca e del buon vino ogni giorno fino al desiderio di comprare un vestito nuovo per ogni occasione. E, soprattutto, la libertà di vivere in armonia solo con se stessi.

I confini del palcoscenico delimitati da buste della spesa lasciano intendere di una storia in cui i confini della felicità vengono definiti dalle cose e la stessa felicità diventa un bene materiale, acquistabile selezionandola dalla vetrina di un negozio in centro città.

Travestiti ora da bohémien, ora da borghesi, liberi di vivere il loro tempo, Silvie e Jerome si barcamenano tra i giorni alterni di chi ha scelto di rifiutare la costrizione di un lavoro fisso a vantaggio una sorte meno definita, ma libera da coercizioni esteriori.

Al pubblico, trasportato dalla dolcezza di una storia così fantasioso, rischia di sfuggire il motivo di tale rifiuto. La volontà di non cedere la propria libertà viene veicolata come giusta in assoluto da essere quasi scontata. Stupisce, dunque, che lo spettacolo riesca a proseguire senza rivelare motivazioni valide nelle scelte di Silvie e Jerome, solleticando gli animi dei più sognatori, ma, per lo stesso motivo, senza convincere fino in fondo.

Lo scacco matto sulla vita dei protagonisti viene giocato dal tempo, che introduce il demone del denaro e del bisogno nelle loro vite. La leggerezza viene lesa e consumata, finendo per far posto ai bisogni del quotidiano, imperativi e irrinunciabili, e mettendo a tacere ogni melodia di sottofondo.

Braccati dall’idea di un’impossibile felicità, proprio quando ormai tutto sembra perduto, i protagonisti scelgono allora di cambiarla, la musica, vendendo un pezzo della loro canzone preferita (la libertà) a favore di una vecchia strofa che conoscono bene, quella della felicità.

Il risultato è, però, una nuova melodia insipida e forse senza ritmo. Un finale che, lasciando coerentemente concludere lo spettacolo su una riflessione aperta sul proprio titolo, interroga gli spettatori su quali siano – davvero – le cose che contano.

Lo spettacolo continua
CUBO Officine Corsare
via Pallavicini 35, 10153, Torino
dal 7 al 10 maggio ore 22:30
dal 13 al 17 maggio ore 19:30

Le cose
regia di Girolamo Lucania
con Elisa Ariano, Vincenzo di Federico
allestimento di Lucia Giorgio
direzione tecnico Luca Carbone