L’amore ai tempi del precariato

Al Teatro della Cometa va in scena Le mattine dieci alle quattro, scritto e diretto da Luca De Bei, spettacolo vincitore del Golden Graal 2010 per la regia.

Ancora una volta il teatro dimostra non solo la sua vitalità creativa e l’interesse sempre crescente del pubblico, ma anche la capacità unica di dar voce alla vita, al quotidiano, alla cruda realtà di un’esistenza pervasa di precarietà – intesa non in senso strettamente economico, ma sentimentale, umorale, psicologico – di una generazione cresciuta “ai margini”, inabile ad incidere e determinare il proprio destino, non sapendo mai quale strada scegliere.

Con una regia essenziale ed asciutta e una scenografia stilizzata che ricorda – oltre al degrado solitario delle borgate romane, molto lontane dalla suburra caotica del sottoproletariato pasoliniano – fredde installazioni d’arte contemporanea, Luca De Bei racconta l’incontro causale, alla stessa fermata dell’autobus, all’alba, di due ragazzi, l’italiano William e il rumeno Stephan, manovali in un cantiere edile, e Cira, giovane addetta di un’impresa di pulizie.

Dopo i primi confronti, segnati da un’indifferenza scontrosa e ironica, tra i ragazzi subentra una certa confidenza, soprattutto tra William e Cira, che riconosce nel giovane manovale il suo primo amore dell’infanzia, il bambino con cui giocava nel cortile sotto casa e che sognava di sposare.

Inizia così un gioco di sguardi e d’intese, non sempre rivelate, attraverso cui i due sentono di avere in comune più di quanto pensino, ritrovandosi sempre più una nell’altro. Una storia “d’amore” precario come le loro giovani vite, passate tra infanzie difficili, con le stesse solitudini e gli stessi sogni, in borgate poco accoglienti e fruibili per i bambini, respirando quegli umori d’incertezza e disorientamento che li accompagnerà nella loro crescita.

Nel loro presente, fatto di lavori saltuari, sveglie all’alba, turni massacranti, speranze, fughe patetiche dalla crudele e spietata realtà quotidiana – William, in discoteca con gli amici, prende cocaina per restare sveglio e sopportare i turni massacranti del cantiere, si ritrovano paradossalmente intatti e autentici nelle stesse passioni infantili che li avevano avvicinati da bambini. Tutto sembra inalterato, ma in realtà tutto è cambiato inesorabilmente e non potrà mai essere come prima.

Il loro ritrovarsi puntuale, tutte le mattine alle quattro meno dieci, permette loro di ricostruire un’elementare relazione umana, anch’essa – ai tempi del precariato generale –  precaria, sottile, evanescente – forse proprio per questo ancor più vera e sincera – come una tela di un ragno, un’immagine nitida che però al primo albeggiare svanisce per non tornare.

In questa atmosfera rarefatta e nebbiosa, in cui i sentimenti e le passioni si confondono acquisendo espressioni diverse da quelle usuali, magari più profonde e decise nella loro radicalizzazione, William e Cira si ritrovano insieme come “amanti puri”, a combattere per sopravvivere in una giungla cinica ed assassina, che nulla sconta a chi non sa né può difendersi dalla sua brutalità. L’amore qui non deve essere inteso come fuga romantica dalla morte incombente, ma come paziente e magica ridefinizione, a contatto con le dure difficoltà del vivere, di una reciprocità verace, autentica, qualitativa attraverso cui realizzarsi, ritornare finalmente esseri umani.

Grazie alla straordinaria presenza scenica dei tre giovani attori, capaci di tenere il palco per quasi due ore senza artifici né giochi di prestigio registici, di luci e sonorità ambientali, e grazie all’avvolgente intreccio narrativo che si fonda su una sceneggiatura ruvida ma in grado di far appassionare lo spettatore, di farlo “partecipare” attivamente al fluire dinamico degli eventi, Le mattine dieci alle quattro parla a tutti noi, alla nostra vita frenetica e “inconcludente”, inabile a darci risposte e prospettive, condannandoci a un hic et hunc esiziale senza utopie né ideologie su cui edificare il nostro essere-al-mondo, fatta eccezione per l’amore indefinito e indefinibile, essenziale e “primitivo” che unisce due volontà, due corpi, due anime che non si rassegnano, che inconsciamente sono vive, nonostante tutto, e vogliono continuare ad esserlo.

Lo spettacolo continua:
Teatro della Cometa
Via del Teatro di Marcello, 4 – Roma
fino a domenica 29 Maggio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00 (lunedì riposo)

Le mattine dieci alle quattro
di Luca De Bei
regia Luca De Bei
con Federica Bern, Riccardo Bocci, Alessandro Casula
scene Francesco Ghisu
costumi Sandra Cardini
luci Alessandro Schiavoni
collaborazione alla regia Alessandra Paoletti
assistente alla regia Sandra Conti
fonica Davood Kheradmand
assistente ai costumi Francesca di Giuliano
assistente alle scene Mattia Migliorati
realizzazione scene EsseA Sistemy
foto Pietro Pesce
ufficio stampa Margherita Fusi e Maya Amenduni