L’incubo di Sheherazade

Gli sforzi della figlia del Visir sono stati vani, il sultano Shahriyar continua imperterrito a esigere il suo tributo di sangue ne Le mille e una notte del Teatro del Carretto, che semplicemente vuole raccontare la storia della nostra vita.

L’ampio palcoscenico del Teatro Vascello di Roma sembra ancora più grande questa sera, verrebbe quasi voglia di salirci sopra e stringersi intorno alla ridotta scena illuminata da poche candele e accompagnata dai versi della cilena Violeta Parra, che ringrazia la vita per tutto quello che le ha dato. E proprio come intorno a un fuoco, il servo del sultano apre le danze e incomincia a raccontare la famosissima storia della giovane donna che volle porre fine alla violenza contro le sue sorelle. Il carillon mortale comincia il suo giro, la prima notte di nozze è sul punto di tingersi nuovamente di rosso quando, all’improvviso, la bestia si ferma, incuriosita dall’intrattenimento fornitole dalla bella moglie.

Ha così inizio lo spettacolo di Maria Grazia Cipriani che, ispirandosi al sacrificio della principessa persiana, vuole raccontare gli orrori della supremazia patriarcale nei secoli dei secoli… La sua Sheherazade ci parla di Arianna, sedotta e abbandonata, di Eco, morta per amore ma anche di Angelica, di Ofelia, di Dafne. Alle voci della tragedia mitologica si affiancano quelle della tragica quotidianità, dove le bambine di otto anni vengono stuprate e poi uccise dai propri padri, dove le donne vengono sfregiate con l’acido per non essere state dei bravi oggetti, dove l’uxoricidio non è più appannaggio dei grandi re di un tempo. La fenomenale Elsa Bossi cerca di far riconciliare l’animalesco Fabio Pappacena con l’universo femminile, coadiuvata da un versatilissimo Giacomo Vezzani, che riesce a incarnare con la sola nudità l’abietto Asterione, sventurato prigioniero del Labirinto di Cnosso.

E quando tutto sembra aver raggiunto un fine, lieto solo per contrarietà, l’armadio bianco, macchiato di sangue, spalanca le proprie ante, rivelando i suoi cimeli mortali. L’intrattenimento fornito dalla principessa non è servito a nulla, la violenza si è solamente distratta un attimo, affascinata dall’ignoto, da una sconosciuta, da una potenziale vittima. La speranza di Sheherazade di sanare il mondo dalla barbarie sfuma come le candele spente da una risata, trasformandosi in un incubo fatto di stragi, infibulazioni, stupri, femminicidi e prostituzioni forzate. Un’orgia macabra e attuale che paradossalmente scandalizza meno della violenza rappresentata e della parola detta su un palcoscenico. Cipriani lo sa, ed è per questo che ci racconta questa storia: per farci ascoltare, davvero, l’altro, al di fuori dell’assuefazione anestetica mediatica. Nella speranza che non sia una risata a seppellirci, ma un grazie.

«Gracias a la vida que me ha dado tanto. / Me ha dado la risa y me ha dado el llanto. / Así yo distingo dicha de quebranto, / los dos materiales que forman mi canto / y el canto de ustedes que es el mismo canto, /y el canto de todos, que es mi propio canto.»

Lo spettacolo continua
Teatro Vascello

via G. Carini 78 – Roma
dal 15 al 26 marzo 2016
dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Teatro del Carretto presenta
Le mille e una notte
drammaturgia e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
con Elsa Bossi, Fabio Pappacena e Giacomo Vezzani
suono Luca Contini
luci Fabio Giommarelli