La trasfigurazione degli intenti

La compagnia Teatro C.A.S.T. porta in scena uno degli ultimi lavori di Alejandro Jodorowsky, Le tre vecchie (Trois Vieilles), con una operazione di trasposizione teatrale che non riesce a pieno a restituirne la complessità drammaturgica.

Alejandro Jodorowsky, noto scrittore, regista, drammaturgo, cineasta cileno, scrive il testo Trois Vieilles per la compagnia belga Point Zero concependo un progetto di grande interesse, non solo dal punto di vista drammaturgico ma anche scenico, dove i personaggi in scena diventano marionette a dimensione umana che incarnano perfettamente il surrealismo che tanto ne caratterizza i lavori, richiamando alla memoria il grottesco e il mostruoso di alcuni dei dipinti di Goya.

La compagnia marchigiana Teatro C.A.S.T. compie un’opera di trasposizione che, in parte, trasfigura – e forse in un certo senso tradisce – le intenzioni del testo originale.
Per quel che concerne l’aspetto drammaturgico, viene fatto un salto temporale rispetto all’originale, per cui non si è nel presente ma in un momento successivo nel quale i fatti avvengono attraverso i ricordi delle anziane protagoniste. Grazia e Meliza – le contesse De Felice, oramai decadute – sono due anziane gemelle, capricciose, indisponenti, apparentemente superficiali e affette da un disturbo psichico che causa la rimozione dei ricordi del loro passato e la loro alterazione. L’ambientazione è quella asettica di una camera di ricovero di un reparto psichiatrico: accanto alle due anziane, la dottoressa, che le guida durante un complicato percorso di recupero della memoria, e una cameriera, la quale si deve prestare a qualsiasi tipo di richiesta delle due anziane per far sì che il meccanismo non si inceppi.
Nel carattere delle due protagoniste domina la componente grottesca, mista a una sorta di pietismo quasi imbarazzante che viene suscitato nello spettatore da un’interpretazione a volte troppo calcata. L’intenzione sembra essere quella di, in parte, scatenare una certa ilarità – in effetti in alcuni momenti non si può far altro che ridere – e, per altro verso, creare una reazione forte nello spettatore che, davanti alla rivelazione di un passato fatto di soprusi e abusi, apparenze e inganni, resta attonito seppur sopraffatto da un eccessivo pietismo. Una recitazione, nei momenti più incalzanti, eccessivamente strillata e portata all’esasperazione, la quale, purtroppo, distoglie l’attenzione dal pathos comunque insito nell’opera, generando un certo fastidio. Sensazione, quest’ultima, che pure sarebbe positiva se fosse generata dal perturbante del dramma, mentre – purtroppo – l’impressione generale è quella di avere in un certo senso mancato la volontà generale dell’opera, traslandola su un livello più melodrammatico che grottesco e sarcastico, nonostante vadano riconosciute, in particolare per il finale, soluzioni di regia capaci di riportare alle origini jodorowskyane.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini, 17/a – Roma
20 maggio, ore 21.30

Teatro C.A.S.T. presenta
Le tre vecchie
di Alejandro Jodorowsky
regia Alessandro Marinelli
con Rossana Candellori, Elisa Maestri, Romana Romandini, Silvia Maria Speri
scene, luci, effetti video Pietro Cardarelli
costumi Marilena Cinciprini
maschere Anna Sances
scenotecnica Tommaso Testi