Lenòr tra poesia e illuminismo

Sul palcoscenico del Teatro Tor Di Nona la storia di Eleonora Fonseca Pimmental, un monologo sulla saggezza e il coraggio dell’essere donna della compagnia ed associazione culturale pugliese Linea D’Onda in collaborazione con Diaghilev Srl.

Chi era Eleonora Fonsesca Pimentel?
Sicuramente una donna fuori dal suo tempo nella Napoli settecentesca. Poetessa, moglie, madre, rivoluzionaria. Forse prima di tutto donna, con tutta la sensibilità e la fragilità che contraddistinguono l’essere femminile. Ma sono le persone più sensibili a rivelarsi più forti e coraggiose. Forse è proprio questo il messaggio nascosto insito nello spettacolo in scena al Tor di Nona di Carlo Bruni, regista pugliese, un tempo direttore artistico del Teatro Opera Kismet e poi del Teatro comunale Garibaldi di Bisceglie.

Il monologo recitato da Nunzia Antonino fa davvero entrare nell’anima e nella testa di questa donna, che visse in un momento di passaggio e di cambiamento con l’insorgere della rivoluzione francese e del giacobinismo, movimento che appoggiò in pieno, morendo al suo servizio: «imparare a morire per non servire» come dice lei stessa a inizio spettacolo.

La vita di Eleonora , detta Lenòr, non fu sempre quella della donna rivoluzionaria, o meglio non fu solo una donna rivoluzionaria. Fin da ragazza ebbe una forte propensione per la lettura, la cultura ma soprattutto per la scrittura di sonetti. Tutte passioni che la portarono ad essere ammessa all’Accademia dell’ Arcadia, ad avvicinarsi al mondo intellettuale e filosofico e dunque a cambiare e ad avere una coscienza politica. Sempre di più capisce che è impossibile vivere una vita senza ideali, è impossibile credere in Dio, è impossibile non «avere sete di vita». Purtroppo Lenòr deve comunque sposare Pasquale, un uomo rozzo e infedele, per volere del padre. Questa è la sua vera disgrazia. Quest’uomo più grande di lei di circa venti anni annienta il suo desiderio di emancipazione e dissipa tutta la dote in prostitute, alcol e gioco.

Non le rimane che un figlio (che muore presto), una seconda gravidanza (non portata a termine per aborto spontaneo) e le corrispondenze con Metastasio, Voltaire, Goethe, Filangeri, Alberto Fortis. Ma sono le stesse lettere che vengono usate dal marito, in sede processuale, come testimonianza di relazioni extraconiugale. Siamo nel 1785, anno cruciale per la nostra rivoluzionaria, che finalmente lascia il marito e può vivere una vita tutta sua, a modo suo.

In una ricerca pertetua della libertà dei popoli per la sua Napoli che tanto amava, Lenòr si trova a combattere contro i mulini a vento, con poche persone al suo fianco che come lei credevano nella liberazione dal dispotismo illuminato. Eppure la sua passione per la libertà e il suo voler cambiare il mondo la portarono all’impiccagione il 20 agosto in Piazza Mercato.

Lo spettacolo è un flusso di coscienza, uno scorrere di ricordi, filosofia, storia italiana che ricorda molto la concezione del teatro individuata dagli Illuministi, quella di un teatro pedagogico che incarni gli ideali della allora nascente società borghese, di un teatro che ricerchi qualità nei contenuti drammatici, estratti dalla vita quotidiana. Ed effettivamente anche la recitazione di Nunzia Antonino sembra essere l’incarnazione del Paradosso sull’Attore di Diderot: un attrice sicuramente sensibile, ma mai del tutto schiava delle emozioni perché guidata dall’intelligenza e dalla capacità di opporre resistenza a esse per non essere completamente succube del personaggio, sapendo interpretare senza immedesimarsi del tutto in esso.

Un piedistallo al centro della scena con una sedia sulla quale la nostra protagonista per l’intera durata dello spettacolo confessa la sua vita. Ci si chiede il motivo di questa staticità: unico movimento quello delle mani, delle braccia e del busto dell’attrice che assumono posizioni plastiche, quasi a voler ricordare i suoi stati d’animo.
Forse lo spettacolo assumerebbe maggiore dinamicità facendo muovere di più Lenòr sul palco, ma lo spettacolo colpisce e ricorda quanto sia importante lottare e rimanere fedeli a se stessi e ai propri ideali, soprattutto se si è donne.
Chissà cosa avrebbe detto un Voltaire o un Diderot guardandolo….

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Tor Di Nona
dal 14 al 26 febbraio
da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.30

Lenòr
di Enza Piccolo, Nunzia Antonino, Carlo Bruni
regia Carlo Bruni
con Nunzia Antonino
in collaborazione con Diaghilev Srl