Dettagli che fanno male

All’Auditorium Parco della Musica di Roma, è andato in scena Les nuits barbares, ou les premiers matins du Monde di Hervé Koubi, l’abbraccio mediterraneo di una coreografia a tratti strepitosa, purtroppo non esente da una piccola e profonda sfumatura di grigio.

Nato tra mille polemiche, non ancora del tutto sopite, l’Auditorium Parco della Musica si conferma essere il principale, se non l’unico, polmone di una Capitale che, attraverso l’attrazione dei più importanti artisti planetari, intende respirare aria internazionale e si permette di uscire dalla stagnazione e dalla regressione nel provincialismo cui spesso è costretta, risucchiata nell’inerzia dalle futili polemiche di quartiere.

Se, a titolo di esempio, rimane un mistero come possa aver ospitato i concerti di Valerio Scanu e di Giovanni Allevi, al quadro sopra descritto non fanno, invece, eccezione Les nuits barbares, ou les premiers matins du Monde di Hervé Koubi e il trittico Sarabande, Critical MassSteptext del Ballet de L’Opéra national de Lyon (di cui parleremo in un prossimo articolo), eventi presentati dall’Equilibrio Festival all’interno del «programma triennale europeo iniziato nel 2017 con la Germania, che si concluderà nel 2019 con l’edizione focalizzata sulla Scandinavia» e che, in questa, ha visto protagonista la Francia, «un paese fondamentale nello sviluppo storico e attuale della danza e del balletto». Il tema è, dunque, radicale nella sua solo apparente ovvietà, l’intento nobilissimo e per nulla semplice, ossia proporre una (possibile) interpretazione virtuosa della relazione dialettica che agita «una realtà che non deve rigettare le proprie fondamenta e figure mitiche, i maestri che hanno precorso i tempi e influenzato in modo significativo ciò che va in scena oggi» e può «accostarsi a un repertorio moderno che non deve svanire dalle scene e che costituisce, in larga misura, la spina dorsale dell’arte coreutica contemporanea».

Hervé Koubi, insignito nel 2015, su indicazione di Brigitte Lefèvre, del grado di Chevalier de l’Ordre des arts et des lettres, realizza con Les nuits barbares, ou les premiers matins du Monde una composizione in cui l’esplosività dei corpi e il totale controllo delle figure trovano un contrappunto coreografico clamoroso e, dunque, esemplare dal punto di vista della ricerca contemporanea.

Energia e potenza abitano la vuota scena. L’atmosfera è primordiale. Il corpo di ballo, composto da dodici statuari adoni, sembra pervaso da demoni ancestrali. Indossano jeans occidentali sopra i quali Guillaume Gabriel e Claudine G-Delattre pongono vesti a mo’ di dervisci rotanti, cingendone i capi con maschere Swarovski. Brandiscono lame e impugnano bastoni, ma la loro atavica virilità non è oscura aggressività. Il gruppo, infatti, si frammenta e deframmenta, attraversa ritmi sincopati che, sulle sonorità di Mozart, Fauré, Wagner e della tradizione algerina, colorano di omogeneità le creazioni musicali di Maxime Bodson. In questo contesto, l’assoluta padronanza di una base tecnica di alto livello sposa l’esaltazione atletica, mentre orizzonti stilistici lontanissimi tra loro, dalla break dance al tricking, dalla capoeira alla physical dance, realizzano una superba fusione coreografica in cui l’impressione tribale non scompone mai la percezione di un danza collettiva e corale, capace di tornare sempre a ricomporsi ed essere ensemble.

La teatralità emotiva dei danzatori e il pathos con cui Hervé Koubi tende a trasfigurare «la sconfinata e suggestiva storia del bacino mediterraneo», convinto quanto «sia indispensabile credere in una cultura universale e condivisa, ibridata ma unitaria» e «rivelare le basi di una geografia che ci accomuna tutti, da un capo all’altro del mondo, troppo spesso senza che nemmeno ce ne rendiamo conto», mostra allora una chiave di assoluto e romantico ottimismo.

La restituzione estetica e visiva è sontuosa con l’incanto dei corpi che esalta quello della danza, la bellezza della danza quella dei corpi. Le linee coreografiche giungono, infatti, a composizioni suggestive e spettacolari, a tableaux vivants dalla plastica e morbida spiritualità, in cui proprio la fisicità costituisce il trait d’union tra tecnica classica, moderna ed etnica.

Perplime, però, un dettaglio, forse marginale e stucchevole da notare, ma abbastanza palese, ossia l’espulsione del femminile dal mito di un’umanità felice perché unita «nell’alterità e nel meticciato». Un’assenza ingombrante e, purtroppo, ingiustificabile per una coreografica la cui ambizione prioritaria volgeva proprio a mostrare quanto gli esseri umani siano accomunati dal loro essere tanto viventi (il corpo), quanto culturali (l’arte).

La coreografia è andata in scena all’interno di Equilibrio Festival 2018
Auditorium Parco della Musica
Viale Pietro de Coubertin 30 00196 Roma

Sala Petrassi
21 febbraio, ore 21:00
Les nuits barbares, ou les premiers matins du Monde
coreografo Hervé Koubi
assistente coreografo Fayçal Hamlat
con Adil Bousbara, Mohammed Elhilali, Abdelghani Ferradji, Zakaria Ghezal, Bendehiba Maamar, Giovanni Martinat, Riad Mendjel, Najib Meherhera, Mourad Messaoud, Houssni Mijem, Ismail Oubbajaddi, Issa Sanou, El houssaini Zahid
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré, Richard Wagner e musiche tradizionali algerine
creazioni musicali Maxime Bodson
arrangiamenti Guillaume Gabriel
luci Lionel Buzonie
costumi, maschere e oggetti di scena Guillaume Gabriel, Claudine G-Delattre
lame Esteban Cedres
maschere realizzate con il supporto di Swarovski
produzione Cie Hervé Koubi