Percussioni di ogni genere e grado

sapienza-roma-universitaMartedì 2 dicembre 2014 sul palco della IUC sei eccezionali musicisti provenienti da diverse parti del mondo propongono un concerto di musiche moderne-sperimentali per sole percussioni.

Bernard Lesage, Claude Ferrier, Keiko Nakamura, Tam Nguyen, Franςois Papirer, Olaf Tzschoppe sono i membri dell’attuale formazione de Les Percussions de Strasbourg.
Il palco della IUC è stracolmo di percussioni di tutti i generi: in prima fila le marimbe, poi i sixxen, in terza tamburi e timpani e sul lato destro del palco, un pianoforte, barattoli di latta e un apparecchio elettronico.

Si inizia con la prima esecuzione italiana di Transir di Michaël Lévinas, composizione del 2005 per sei marimbe «in memoriam» di Fausto Romitelli, del quale lo stesso Lévinas ricorda le lunghe telefonate sul tema della trance.
Il brano è costruito su un procedimento di «scale alterate». La guida del brano è affidata al musicista centrale che, in modo simpatico ed efficacissimo, attraverso dei saltelli indica al gruppo la ripresa del tema, il cambio tempo e le variazioni di dinamiche. L’effetto è perfetto nell’insieme degli attacchi, nell’impressionante agilità dimostrata sin da questo primo brano dai percussionisti, tanto che i loro battenti colorati sembrano palline di gomma che rimbalzano all’impazzata sulle piastre.

Dopo un inizio d’insieme, il brano si disperde e un turbinio di suoni risuona nella sala. Poi, un istante di silenzio, uno sguardo e gli strumenti tornano a rincorrersi in un crescendo e velocissimo con cui termina l’esecuzione, suonata sempre in fortissimo, con graduali percorsi di accelerando e decelerando.

Il risultato è un ordito caleidoscopio, vertiginoso e straniante, che culmina in un lungo décalage, dalla temporalità fluttuante, instabile, dove anche la rumorosa omoritmia si rompe, per la progressiva scarnificazione della tessitura musicale.
Cambio scena, i musicisti spostano la collocazione di alcuni strumenti sul palco e, finito il trasloco, ci si sposta sul lato destro del palcoscenico per il secondo brano in programma, il celebre Credo in Us di Cage.
La partitura chiama in causa quattro interpreti: uno al pianoforte (che deve anche intervenire sulla cordiera); due percussionisti che suonano gong, tom-tom, lattine, campanelli elettrici; e un quarto che aziona sulla radio e un giradischi (sul quale viene riprodotto un brano di musica classica).
Il lavoro, concepito come «un breve dramma per due personaggi» di danzatori che interpretano le varie vicende tra moglie e marito, ha una dimensione chiaramente parodistica, suggerita anche dal titolo: Us, United States, oppure un semplice pronome, sintesi di «you and me», come spiegò il compositore stesso.

Articolato in sezioni diverse, l’ascolto risulta molto particolare con l’alternanaza di suoni, rumori e a melodie più compiute (come il solo del pianista), squilli del telefono, scampanillii e il canto operistico proveniente dall’apparecchio elettronico gestito dall’unica percussionista donna dell’ensemble.

Scene strambe , quelle di un pianista che suona con la mano destra sulla tastiera e con la sinistra sulle corde o di un percussionista di latte, tutte appuntate su una partitura che i musicisti devono interpretare più che leggere.

Il pubblico estasiato e un po’ scioccato da questa performance, dopo un minuto di silenzio dalla fine dell’esecuzione, acclama i musicisti con un lungo applauso.

Terzo ed ultimo brano di questa prima parte del concerto è la prima italiana di Superstructure , di Oliver Schneller, con in scena tutti e sei i musicisti: due glockenspiele, due vibrafoni e due marimbe. L’interesse per la spazializzazione del suono si unisce all’impiego di strumenti di culture musicali lontane, al recupero di tecniche musicali antiche, come l’hoquetus, e a un particolare interesse per la geologia.

Al duetto iniziale dei vibrafoni, s’inserisco uno alla volta gli altri strumenti, per ultimi i più acuti glockenspiele. Il tempo non è univoco, come pure il ritmo, quello che si apprezza maggiormente è il colore dei suoni, mentre l’andamento complessivo del brano non è continuo, che termina sospeso.

Ad aprire la seconda parte del concerto è Pléïades di Iannis Xenakis, articolato in quattro movimenti, i cui titoli richiamano la materia degli strumenti utilizzati.
Nel primo movimento Mélanges, come lascia intendere il titolo, vengono suonati tutti gli strumenti con l’inizio sui sixxen e poi, a rotazione, avanti le claviers e dietro i tamburi.
Segue Méteaux, quasi interamente suonato sui sixxen . Inizio rullata sulle grandi piastre all’unisono tali da richiamare il boato delle campane di Nôtre-Dame de Paris. In entrambe i casi, si apprezza la straordinaria maestria della percussionista che riesce a portare il tempo con un braccio, mentre con l’altra mano continua a suonare.

Di fila senza perdere tempo si passa al terzo movimento, Claviers , per vibrafoni, marimbe, xilofoni e xylorimba. Costruito su varie scale ascendenti e discendenti, Claviers crea un interessante gioco visivo con i percussionisti in continuo movimento su e giù per le tastiere.

Quarto ed ultimo tempo, Peaux per bongo, tom-tom e tamburi. L’ensemble si sposta nella fila più arretrata, inizia in fortissimo e con un ritmo incalzante che ricorda le danze africane. Anche qui interessante il gioco delle dinamiche sonore, con silenzi repentini e crescendi fino al fortissimo, fino al finale d’effetto con il tutti sui timpani e la rullata alternata a colpi sui tom che richiama le atmosfere di una tempesta.

Concerto eccezionale, occasione imperdibile, il concerto de Les Percussions de Strasburg rappresenta un vero onore sia per la IUC che per il suo pubblico, che sentitamente ringrazia per l’opportunità offerta dall’Istituzione Universitaria dei Concerti all’Aula Magna dell’Università La Sapienza.

Il concerto è andato in scena:
IUC – Aula Magna Sapienza Università di Roma

piazzale Aldo Moro 5, Roma
martedì 2 dicembre 2014 ore 20.30

Minerva
di Les Percussions de Strasbourg
Michaël Lévinas – Transir
John Cage – Credo in Us
Oliver Schneller – Superstructure
Iannis Xenakis – Pléïades