Dove lui non è

È andato in scena in questi giorni al Teatro di Villa Torlonia il reading dedicato alla figura dello stilista Yves Saint-Laurent, basato sulle lettere che Pierre Bergé – il suo compagno di una vita – gli scrisse dopo la scomparsa. Main partner dell’evento è Laura Bosetti Tonatto, uno dei nasi italiani più conosciuti al mondo, che per l’occasione ha creato Majorelle, il profumo ispirato al giardino della loro villa di Marrakech.

«La moda è imitazione di un modello sociale dato e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorrono… Nondimeno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambiamento, al distinguersi» (G. Simmel, La moda).

Queste parole del filosofo tedesco, scritte all’inizio del Novecento, colgono nel segno e rivelano come la moda, pur essendo effimera al pari degli abiti e dei gusti che lancia, sia invece una cosa seria. E non solo perché parte organica del sistema dell’industria culturale o riflesso delle tendenze sociologiche in atto, ma anche per la sua funzione di anticipazione sociale.

«L’immaginario della moda concilia la dimensione collettiva e la profondità simbolica» (F. Monneyron, Sociologia della moda): essa non si limita a rappresentare l’assetto della società, ma lo prefigura. Il vestito, ricorda Condorcet, è il «segno che separa l’uomo dall’animale», giacché non solo ne protegge il corpo, altrimenti esposto alle intemperanze della natura, ma anche lo orna, ne stabilisce appartenenza a cerchie sociali determinate, rafforzandole e differenziandole, ne detta i comportamenti: «l’andatura, il tempo, il ritmo dei gesti è indubbiamente determinato dal vestito in modo essenziale» (G. Simmel, La moda).

Il rapido susseguirsi di abitudini e stili di vita, l’accelerazione caotica del consumismo capitalistico, la contaminazione di modelli identitari molteplici sono a un tempo la causa e l’effetto della moda, che incarna pienamente l’«intensificazione della Nervenleben (vita nervosa)» della modernità. «Quanto più rapidamente cambia la moda, tanto più gli oggetti devono diventare economici, e quanto più gli oggetti diventano economici, tanto più invitano i consumatori e costringono i produttori ad un rapido cambiamento della moda» (G. Simmel, La moda): ecco svelato il motore delle cosiddette società calde, caratterizzate dall’accentuazione del dinamismo, dalla continua ricerca di novità, e quindi da un’elevata temperatura storica.

In questo quadro, Yves Saint-Laurent, morto nel 2008, costituisce una figura di assoluto rilievo: da sarto visionario qual era, egli ha dominato il mondo della moda della seconda metà del Novecento, mentre Coco Chanel ne capitanò la prima metà, incarnando il mito del lusso e dell’unicità artigianale dell’haute couture. A lui si deve – alla fine degli anni ’60 – l’invenzione della produzione in serie, per quanto di pregio, e del prêt-à-porter, che hanno reso popolari le creazioni dell’alta moda parigina e preannunciato le esigenze di democrazia e di libertà proprie dello spirito del tempo.

A lui si deve, inoltre, l’invenzione del tailleur-pantalone e smoking da donna, e con essi di un nuovo modo di concepire l’identità di genere, improntata al rovesciamento del tradizionale dimorfismo sessuale, su cui si era basata la moda dei secoli passati. La mascolinizzazione dell’abbigliamento femminile – e, per converso, la femminilizzazione di quello maschile – non aspirano all’androginia, ma anticipano – anche in questo caso – i processi di rimodulazione dei ruoli sessuali nelle società occidentali e attestano l’assimilazione di alcuni valori femminili da parte dell’universo maschile, altrimenti rimossi.

Lo spettacolo cui abbiamo assistito si configura come una sinestesia, ben orchestrata dal regista Roberto Piana, in cui parole, musica, immagini e profumi formano un tutt’uno avvolgente ed emozionante. Protagonista del reading è Pino Ammendola, autore e attore teatrale, cinematografico e televisivo di lungo corso, che dà voce alle missive e agli stati d’animo di Pierre Bergé, compagno di una vita di Yves, ricreando luoghi e suggestioni anche grazie all’accompagnamento musicale di Giovanni Monti al piano.

Le lettere, idealmente rivolte da Pierre al suo amore perduto, ne mettono in luce la brillantezza, i vezzi e le fragilità: ne emerge la figura di un uomo tormentato e pieno di talento, egocentrico e imprevedibile, capace di grandi slanci ma anche di animosa introversione, alla cui assenza è difficile abituarsi. Quelle di Pierre per Yves sono parole piene di nostalgia, che si infrangono contro l’irreversibile compattezza della morte e che ricordano alcune note scritte da Barthes, in seguito alla perdita della madre, altrettanto impotenti nell’elaborare il lutto: «colpito dalla natura astratta dell’assenza; e tuttavia è bruciante, lacerante. Il che mi fa capire meglio l’astrazione: è assenza e dolore, dolore dell’assenza – forse dunque amore?» (Diario di lutto).

La conclusione dello spettacolo è affidata all’attrice e cantante Maria Letizia Gorga che – cinta da uno scintillante smoking nero – intrattiene il pubblico con La chanson des vieux amants (putroppo in italiano) di Jacques Brel.

La splendida sala del Teatro di Villa Torlonia è inondata dal profumo Majorelle, creato per l’occasione da Laura Bosetti Tonatto e ispirato agli omonimi giardini di Marrakech. Lo stilista francese aveva, infatti, disposto che le sue ceneri fossero sparse nel roseto di Villa Oasis, dove lui e il suo compagno erano soliti soggiornare per trovare requie dal logorio della vita parigina. Sembra di riuscire a percepire l’odore della Villa e del roseto, di vederne lo stile moresco con i suoi colori sgargianti, di annusare le piante di agrumi assolate. Un’ineffabile festosità esotica ci invade e ci conduce laddove Yves non è più: «Guidato dal tuo odore verso climi d’incanto / vedo un porto con alberi e con vele / per la forza dei flutti ancor tremanti / e intanto un profumo di verdi tamerici / gira nell’aria e colma il mio respiro / e al canto degli equipaggi si mischia nel mio cuore» (Ch. Baudelaire, Profumo esotico, I fiori del male).

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Torlonia
Via Lazzaro Spallanzani 1A, Roma
fino al 26 gennaio 2020, ore 21.00

Lettere a Yves
tratto da Pierre Bergé, Lettere a Yves Saint-Laurent, traduzione italiana di Daniela Marin, Archinto, Milano 2012.
regia di Roberto Piana
con Pino Ammendola
musiche originali scritte ed eseguite da Giovanni Monti
con la partecipazione speciale di Maria Letizia Gorga