Nessun applauso per un grande spettacolo

Al Teatro Elfo Puccini, la sorprendente, intensa e ormai storica rappresentazione di Gigi Dall’Aglio de L’istruttoria, il fulminante testo di Peter Weiss.

Torna in scena per il ventinovesimo anno consecutivo L’istruttoria, lo spettacolo di Peter Weiss diretto da Gigi Dall’Aglio per Fondazione Teatro Due. Dal 1984, infatti, viene riproposto ininterrottamente e dagli stessi attori. E da allora ha emozionato generazioni di pubblico – a oggi, gli spettatori sono stati circa 150.000.

Lo spettacolo si basa sul processo celebrato a Francoforte, tra il 1963 e il 1964, che giudicò molti tra i responsabili del Nazismo e dell’Olocausto e al quale partecipò lo stesso Weiss, che trascrisse gran parte degli atti.

L’obiettivo della pièce è chiaro: denunciare i crimini commessi nei campi di concentramento, preservarne la memoria e fare di tali fatti un monito per il futuro – c’è un momento, non a caso, in cui Paolo Bocelli sembra uscire dalla parte, parlare direttamente col pubblico e avvisare che una tragedia simile può ancora ripetersi e con maggiore crudeltà.

La visione dello spettacolo è tutt’altro che tradizionale: gli spettatori, infatti, entrano in sala passando dai camerini – dove si trovano di fronte agli interpreti mentre sono diffuse, da un altoparlante, le parole di Pasolini in merito alle crudeltà del Nazismo e all’esigenza di una presa di coscienza collettiva. D’un tratto, le specchiere – usate dagli attori per truccarsi – sembrano trasformarsi in uno strumento simbolico per guardarsi dentro. Poi, gli spettatori sono accompagnati in sala, dove assistono in piedi al Canto della banchina: gli attori, recitando a contatto diretto con il pubblico presente, rievocano il momento in cui la massa dei deportati era suddivisa tra coloro considerati atti al lavoro e quelli che sarebbero stati destinati immediatamente alle camere a gas. Solo mezz’ora dopo, gli spettatori si accomodano in poltrona per assistere ai successivi dieci canti che compongono lo spettacolo e che restituiscono un’immagine esauriente della vita nel lager – tra malattie, fame, lavoro massacrante, escamotage per sopravvivere, fucilazioni, esperimenti “medici”, camere a gas e forni. La pièce oscilla tra le fasi del processo e la rappresentazione di quanto avveniva nei campi di concentramento – ma lo fa con estremo rigore e mantenendo un equilibrio ammirabile. I titoli dei vari canti che compongono L’istruttoria sono scritti dagli attori con un gessetto bianco sul fondo scena nero – dove si aprono quattro porte e che costituisce l’elemento principale della scenografia, completata dal tavolo dell’accusa.

Lo spettacolo punta decisamente sull’elemento visivo – con un efficace utilizzo delle luci che creano forti effetti chiaroscurali e ombre evocatrici – e su quello musicale – con l’accompagnamento continuo e mai invadente delle note di un pianoforte suonato dal vivo.

Gli autentici punti forti della rappresentazione – che la rendono tuttora attuale ed emozionante – sono però gli sguardi penetranti degli interpreti, che bucano la quarta parete; i passaggi ben calibrati tra momenti frenetici ed altri di raccoglimento e riflessione, dove parole dal peso specifico evidente risaltano nel silenzio; la gestualità e la mimica intense quanto mai.

Si arriva così – tra rievocazione e atti d’accusa – a quello che è, a tutti gli effetti, un non-finale. Nessuno si assume colpe o responsabilità, volutamente non si rappresentata la conclusione del processo e non sono enunciate condanne – non ce n’è bisogno, la ridondanza sarebbe un errore.

All’uscita dalla sala l’accusatore distribuisce agli spettatori alcune margherite, simbolo di pace. Il finale spiazza il pubblico che, però, intuisce ancora una volta come, di fronte a tale scempio storico, non ci sia nulla da applaudire.

Lo spettacolo continua:
Teatro Elfo Puccini
corso Buenos Aires, 33 – Milano
fino a domenica 25 marzo
orari: feriali, ore 21.00 – festivi, ore 16.30
 
L’istruttoria
di Peter Weiss
traduzione Giorgio Zampa
regia Gigi Dall’Aglio
con Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Pino L’Abbadessa, Milena Metitieri e Tania Rocchetta
musiche Alessandro Nidi – esecuzione Davide Carmarino
costumi Nica Magnani
luci Claudio Coloretti
produzione Fondazione Teatro Due