La morte ingiusta e la vita estrema

La storia dell’edizione romana del Fringe Festival inizia orma a avere una certa longevità e continuità. Giunto alla sua ottava edizione, spesso con difficoltà , è grazie soprattutto alla perseveranza degli organizzatori che il Roma Fringe Festival è diventato un appuntamento essenziale per la scena teatrale della nostra capitale; uno spazio vitale che offre grande visibilità alle compagnie giovani e agli artisti emergenti all’interno di una competizione in cui mettono in gioco il proprio talento in vista dell’eventuale accesso alla rete dei Fringe mondiali.

Nato negli anni quaranta in Scozia, diffusosi nel corso dei decenni invadendo teatri, piazze e centri di cultura di numerose città, il Fringe è probabilmente il festival di arti sceniche e spettacoli dal vivo più importante del mondo. Iil carattere “itinerante” che ha assunto qui a Roma è uno degli elementi più accattivanti, dal momento che nel corso degli anni il Rome Fringe Festival ha toccato luoghi diversi, da Villa Ada a Villa Mercede e Castel Sant’Angelo, fino all’edizione in corso che si svolge all’interno degli spazi della Pelanda. A cambiare sono stati anche i periodi, dalla stagione estiva a quella invernale, e perciò dall’outdoor all’indoor dell’edizione di questo inizio 2020.

Un appuntamento centrale per comprendere la direzione della sperimentazione drammaturgica, che spesso fa leva quasi esclusivamente sulla passione degli interpreti e degli autori, è la riduzione all’essenziale degli elementi scenografici e il carattere fondamentale alla performance attoriale in un quadro scenico che declina in chiave minimalista il senso dell’interpretazione. Anche perché, spesso il Fringe (in generale e nello specifico a Roma) riserva un occhio particolare ai temi di valore sociale come dimostrano i due spettacoli andati in scena venerdì sera, e che saranno riproposti nel corso del festival che proseguirà fino a venerdì 17 gennaio e avrà la serata conclusiva della finale venerdì 24 gennaio al Teatro Vascello.

L’Italia è una repubblica affondata sul lavoro. “3,5” è dedicato a una delle sciagure più terribili del nostro paese, quei 3,5 morti quotidiani sul posto di lavoro a cui fa riferimento il titolo. Il tema della morti bianche, tristemente costante nelle cronache dei nostri giorni, viene raccontato da Betta Chianchini con lucidità e severità, attraverso la lente del racconto intimista di una donna che perde il proprio figlio operaio. La regia di Alan Bianchi è perfetta per lo spirito del Fringe: pochi elementi che intensificano il senso drammatico, come la bara di legno che diventa un baule per giocattoli o un tavolo da ricevimento. La narrazione parte dal funerale del giovane e ricostruisce a ritroso le vicende della donna, da quando era in dolce attesa ai festeggiamenti per il contratto firmato dal figlio diciannovenne: il testo è abile a creare un cortocircuito tra i momenti di giovialità e serenità del passato, i quali assumono un valore ancora più straziante e tragico dinanzi alla fine terribile del giovane.

Altrettanto potente e struggente è Io sono chi, spettacolo di e con Alessia Arena, risultato di un lavoro svolto in una casa di cura a contatto con degli anziani, coi loro racconti e le loro storie. Qui gli elementi scenici sono sedie e poltrone, simulacri di figure al termine della loro vita, che nascondono l’infinito mistero dell’attesa del momento del passaggio: di ciascuno di noi restano le parole e le storie, quando i corpi a poco a poco abbandonano la loro funzionalità. E tuttavia, è proprio il corpo a offrire l’ultimo baluardo di una identità che si disperde nel tempo, e che garantisce una presenza estrema  su questo mondo.

Da un lato perciò la morte brutale, feroce, inammissibile del lavoro disposto a sacrificare il diritto alla salute del lavoratore, dall’altro un omaggio sentito e profondamente empatico per chi è giunto alla fine del proprio percorso e gli restano le parole e il corpo per testimoniare un’ultima volta ancora di essere stato parte di questo mondo.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno del Roma Fringe Festival
La Pelanda
piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
venerdì 10 gennaio ore 21 e 22

L’Italia è una Repubblica affondata sul lavoro.”3,5″
di Betta Cianchini
regia Betta Cianchini
con Betta Cianchini, Marina Pennafina, Chiara Beccamanzi
costumi Tata

Io sono chi
di Alessia Arena
regia Matteo Marsan
con Alessia Arena