Se questa è una donna

Dopo Le Beatrici Gisella Szaniszlò torna in scena con un monologo che racconta una vita vissuta a metà ed è l’esempio di come basti una sola attrice in scena e un buon testo per appassionare.

Tutto ha inizio da un odore. Un profumo inseguito che come un nastro riavvolto narra la storia di una vita. A tenere le redini di questo nastro è Irina, una bambina moldava. Attraverso i suoi occhi ingenui, liberi e curiosi chi l’ascolta entra nella sua vita, apre la porta di una povera famiglia dell’Est e ne vede subito i contorni, le abitudini, i colori. Irina è brava a raccontare, anche se con un italiano rudimentale che le fa mettere la preposizione “di” davanti a tutti i nomi. Irina non tralascia niente di quella che fino a dodici anni era la sua vita. La neve fuori dalla baracca, i sei fratelli e Eric, il suo preferito; il sogno di un Re che la porti via, i calzettoni cuciti a maglia dalla nonna che non smetteva mai di ripeterle «sei bella come prima stella di sera!». A dodici anni si diventa adulte in Moldavia e per una donna può significare schiavitù. Per il suo compleanno la nonna le prepara due sorprese: la zuppa di grano saraceno, quella che si fa solo nelle occasioni importanti; e un viaggio con un uomo che però non è il suo Re. Prendono una macchina ed è bello per lei che non ha mai sentito il vento forte da un finestrino, poi salgono su una nave di ferro, grande e troppo piena di carne umana. Il sogno di Irina s’interrompe quando inizia il suo dodicesimo anno di età. La bellezza, sin da bambina motivo di orgoglio, da adulta diventa una zavorra. Comincia così la seconda tappa della sua vita, fatta di violenza, annebbiamento, disconoscenza di sé. La narrazione si sviluppa attraverso tre fasi, chiare e limpide, che corrispondo alle tre tappe della vita della ragazza: la fanciullezza, l’età della fertilità e quella della consapevolezza. Queste tre fasi coincidono anche con tre momenti scenici ben definiti che ne richiamano perfettamente le specifiche atmosfere. Una scena povera, con pochi oggetti che acquistano ogni volta un significato. Un’attrice camaleontica, Gisella Szaniszlò, in grado di rappresentare la felicità, la disillusione e la consapevolezza con disinvoltura e intensità. Un testo da lei scritto ispiratole da un articolo di Concita de Gregorio e recitato con rispetto e sincerità. Un fatto di vita vissuta che deve essere conosciuto e divulgato anche attraverso il teatro.

Lo spettacolo continua:
Teatro Argot Studio
via Natale Del Grande, 27 – Roma
fino a domenica 18 novembre, ore 21.00
(durata 1 ora circa senza intervallo)

Compagnia dei Demoni
L’odore del mondo
liberamente ispirato a Dalia di Concita de Gregorio
di e con Gisella Szaniszlò
regia di Jacopo Maria Bicocchi