Niente re per la regina

Il Teatro Argot sceglie di seguire il suo “Stato di Grazia” e propone un teatro di qualità, in piedi per passione: ne è un esempio L’odore del mondo della bravissima Gisella Szaniszlò.

Di storie ce ne sono tante da riempire il mondo, fatte di aneddoti che mischiano qualcosa di bello e qualcosa di brutto. Al Teatro Argot Studio di Roma, fino al 18 novembre, Irina racconta la sua, di storia, e vale la pena scegliere un posto in platea, di aprire gli occhi e di prestarle ascolto. È un monologo che sembra distante dai nostri pranzi di lasagne la domenica, perché Irina è una donna moldava, di un piccolo centro scannato di povertà. Nella catapecchia dove vive, ha scoperto che l’odore del mondo è il profumo di zuppa di farina di grano scuro, la stessa che la nonna ha cucinato apposta per lei il giorno del suo dodicesimo compleanno. Una festa memorabile. Il solo pasto consumato insieme ai sei fratelli più piccoli, alla madre, che lavorando di notte trascorre le giornate dormendo, e alla nonna matrona. A dodici anni si diventa donne e ci si può sposare, ma non sempre il destino è buono con te, specialmente se provieni da un ambiente disperato. Così l’unico pranzo di festa è stato anche l’ultimo. Adulta all’improvviso, Irina si è consumata in una stanza lontano da casa, al di là del mare, con i giorni che passavano uno di seguito all’altro e portavano mani e piedi e gemiti, mai persone intere, e l’odore, non più di zuppa, ma di sudore e affanno. Quelle persone a pezzi hanno fatto a pezzi Irina, le hanno strappato l’esistenza a cominciare dai sogni, lei che era regina, la prediletta della nonna, una regina felice che cucina la minestra per il suo re, nella loro casa, bella come un palazzo.
Un’ora di monologo in un italiano sgangherato, ridondante di preposizioni, ma che resta limpidamente chiaro anche quando smette di essere specifico e sceglie di non dire più, di non riferire il torbido. La protagonista non esce mai di scena, eppure cambia di fronte al pubblico, la bimba goffa e allegra scompare per fare posto a un corpo ferito. Idealmente, esistono tre trasformazioni o capitoli ma, in sostanza, lo spettacolo prosegue a ritmo serrato, in un blocco. Le luci contribuiscono in modo decisivo a creare l’atmosfera, così come i gesti e le modulazioni vocali dell’unica interprete. Mi pare di sentire i commenti a mezza bocca, con la mano che disegna cerchi in aria: sai che novità, dicono, abbiamo già sentito storie del genere. Sono gli estimatori dell’effetto sorpresa, quelli che si chiedono ogni volta se James Bond ce la farà a restare vivo. Cercano un modo per allontanare la realtà, scansarla come briciole sul tavolo, non pensando che restano attaccate alla mano. Quella di Irina sarà pure la storia più antica del mondo, eppure è reale, ci appartiene. L’odore del mondo nel 2009 ha vinto la III edizione del Premio Fuori Luogo – Volver Café a Napoli. Misurato, essenziale, emozionante, il testo scritto dalla sbalorditiva attrice, Gisella Szaniszlò, è tratto da un articolo del 2008, scritto da Concita De Gregorio, apparso su D di La Repubblica. Fuga da Est inizia più o meno così: «Quello che vi chiedo è di ascoltare la mia storia perché potrebbe essere la vostra. Non voglio compassione né pietà né aiuto: non mi servono, non servono a nessuno. Non serve niente dopo, serve prima».

Lo spettacolo continua:
Teatro Argot Studio
via Natale Del Grande, 27 – Roma
fino a domenica 18 novembre, ore 21.00
(durata 1 ora circa senza intervallo)

Compagnia dei Demoni
L’odore del mondo
liberamente ispirato a Dalia di Concita de Gregorio
di e con Gisella Szaniszlò
regia di Jacopo Maria Bicocchi