È così che Brecht rivive

1391650_426320414135457_1097447669_nBuona la prima, la seconda e anche la quindicesima. Dopo altrettanti sold out al Sidecar web, luogo dove tutto è nato, L’opera da tre soldi è pronta a rivivere e coinvolgere in nuove date in occasione del Festival Linea Zero.

Dalla penna di Brecht al palcoscenico romano, proprio come Brecht avrebbe voluto essere rappresentato. Presuntuosa affermazione? Assolutamente no, se si considera il lavoro minuzioso, attento e così vicino all’opera che l’autore tedesco ci ha lasciato. La giusta combinazione fra l’interpretazione del testo, il contesto scenico, musicale, mimico e d’intonazione, la ripresa di quel lato sgargiante e diseredato della Londra vittoriana, l’accecante recitazione, i costumi retrò e stravaganti, le canzoni e la suggestiva fisarmonica. Tutto viene esasperato per far permeare meglio ogni messaggio, il lato caricaturale è accentuato per imprimersi nella mente dello spettatore e la struttura del teatro di Massimiliano Caprara si presta perfettamente a tale rifacimento. Ci si ritrova nell’atrio accogliente in attesa che qualcuno apra un qualche ingresso in platea; di certo non ci si aspetta che dal nulla, mescolati alla folla, prima uno, poi due e a seguire più personaggi inizino a intonare un motivetto. Gli stessi attori che accolgono all’ingresso offrendo da bere in un’atmosfera giocosa e goliardica, conducono poi nella sala più sotterranea dove prenderà le mosse l’intreccio rocambolesco. La compagnia si lancia in un’esibizione eccellente: un carrozzone colorato, una vera e propria ciurma sgargiante ed eccentrica, dalla mimica e dalle capacità tonali affascinanti.

Al via quindi la storia di Mackie Messer, bandito londinese che viene rappresentato come un esplicito fenomeno borghese. Mackie Messer o Macheath, che dir si voglia, sposa Polly Peachum, figlia del ben più disgraziato Gionata Peachum, uomo che controlla i mendicanti di mezza Londra, profittatore di soldi che cerca affari nelle maniere più meschine, ma sempre con la Bibbia in mano. Tutti qui hanno una buona dose di colpa, nessuno escluso. Per Peatchum la figlia Polly è un po’ come il Libro Sacro, una risorsa, e non approvando questa unione con il criminale verrà aiutato dalla moglie Celia a incastrare Mecky. Consegnarlo alla giustizia vuol dire consegnarlo alla figura di Brown, essere corrotto nonché amico dello stesso Messer. Figura dalla doppia personalità, l’uomo che è nel privato differisce da quello che appare quando veste i panni di funzionario della legge. Vi sono anche altri personaggi di rilievo in scena, ovvero Mattia della Zecca, socio scanzonato di Messer, Jenny, prostituta amante di Messer e poi non più sua complice, e ancora Lucy, figlia di Brown, che sostiene anch’ella di aver sposato il criminale e che di fatto lo aiuta nella fuga. Mackie scappa, poi viene arrestato nuovamente, giunge infine l’ora in cui dev’essere giustiziato, ma, con gran sorpresa finale, viene parodisticamente liberato grazie a un inaspettato editto della regina che sospende ogni tipo di esecuzione per quella giornata. Un lieto fine che è in realtà una messa in ridicolo, uno svelamento della contraddittorietà umana e delle ipocrisie del potere, il tutto rappresentato in uno spirito da cabaret. Gli attori, sistemati in mezzo al pubblico, interagiscono con esso, lo provocano, lo divertono e lo coinvolgono rendendolo parte attiva (lo stesso Brecht sosteneva la necessità di un dialogo tra il pubblico e l’attore). D’altronde, se Brecht fu scrittore d’arte, ma anche d’impegno politico, non poteva desiderare una vuota presenza, un assenteismo fra i partecipanti. Tutti coinvolti, come nella realtà, nelle dinamiche sociali, nel sentire i problemi, nei disagi, così anche a teatro, laddove però Brecht invita a riflettere ricorrendo a una formula leggera, divertente. La serietà nella risata, e quest’ultima che lascia spazio alla riflessione. Prendersi meno sul serio e prendersi più sul serio; questo il meccanismo che dovrebbe regolare il teatro così come la trasposizione nel reale. Brecht riesce nell’arte di far ridere anche trattando tematiche tutt’altro che effimere e scanzonate. L’opera da tre soldi è l’esplicita ammissione che non c’è nessun potere che non collabori con la criminalità, ma che anzi, queste rappresentano due facce della stessa medaglia. E lo ricorda a tutti, senza moraleggianti discorsi intellettuali. «Il problema della rappresentazione di Brecht», ricorderà Caprara, «sta nel fatto che essendo lui autore schierato, troppo spesso è stato assorbito da quella Sinistra che ha investito in un teatro prettamente intellettuale, spesso poltronistico e non realmente attivo, capace di smuovere. Ecco che la vera innovazione sta nel non apportare alcuna innovazione, il grande lavoro è stato fare Brecht come Brecht andava fatto, cioè riprendendo il suo discorso e metterlo in scena, poiché è già lui stesso portatore di innovazione. Cosa c’è da aggiungere a una frase d’effetto come: Ma che cos’è la rapina a una banca in confronto alla sua fondazione?» Brecht, autore impegnato e schierato contro il “sistema” che di fatto ridicolizza, prendendolo con serietà, che provoca, destando scintille di riflessione e coscienza, che si indigna. Nelle sue opere, che vogliono essere comiche in questo paradossale messaggio drammaturgico, vediamo diseredati e manigoldi parlare come principi. Fondamentale divenne poi per Brecht l’affiancamento musicale, componente ilare, d’ispirazione e di ragionamento. Iniziò quindi a collaborare con un musicista legato agli ambienti del cabaret e ciò consolidò in lui la consapevolezza che era necessario far cogliere al pubblico un messaggio più importante, filtrandolo attraverso le maglie di questo genere così straordinariamente vicino agli spettatori: «Il pubblico beve, consuma delle cose, è messo in condizione di agio e lì assiste alla rappresentazione tramite la quale passano dei messaggi che altrimenti sarebbero pesanti e didascalici». Un teatro politico revisionato alla maniera di Brecht, l’autore tedesco che affermava: «Nell’uomo c’è molto, noi diciamo: dunque si potrà far molto dell’uomo». Non perdetevi il grande spettacolo: venghino signore e signori!

Lo spettacolo è andato in scena
Sidecarweb – Sale multimediali d’arti performative
Piazzale degli Eroi 9, Roma
dal 15 gennaio al 5 febbraio

L’opera da tre soldi
di Bertold Brecht
regia Massimiliano Caprara
con Michele Botrugno, Veronica Milaneschi, Massimiliano Caprara, Mariangela Imbrenda, Michele Bevilacqua, Claudia D’Amico, Francesca Romana Scartozzi, Gabriele Sisci
musiche Carmine Ioanna
scene Chiara Paramatti

Lo spettacolo andrà in scena
Rampa Prenestina

Via Aquilonia 52, Roma
il 22 e il 23 febbraio ore 20.00

Teatro Tor di Nona
Via degli Acquasparta 16, Roma
dal 20 aprile al 3 maggio