Ironia e fatalità di un anno scolastico in salsa agrodolce

La scuola multietnica dei giorni nostri viene presentata ne L’ora di ricevimento (Banlieue), nuovo spettacolo teatrale scritto da Stefano Massini per la regia di Michele Placido.

L’attore Fabrizio Bentivoglio è un insegnante in conflitto nello scegliere tra il dovere di raccontare i grandi autori del passato e il chiudere la sua carriera scolastica.
A creare la situazione in L’ora di ricevimento è la banlieue di Tolosa, una realtà quotidiana con personaggi dalle storie semplici, dove, il professor Ardeche, prossimo a congedarsi, insegna lettere da molti anni, una scuola di periferia in cui si intrecciano e convivono culture e religioni molto diverse fra loro. Ragazzi che egli stesso definisce: «assortiti come una scatola di cioccolatini».
È l’inizio di un nuovo anno scolastico e la grande esperienza maturata dal professore gli suggerirà che, nonostante i nuovi alunni, saranno pochi i cambiamenti: sarà, con una certa prosopopea, più che l’attitudine personale degli allievi, il banco in cui essi andranno a sedere a influenzarne la carriera scolastica. Dirà Ardeche: «tutte diverse le mie classi e tutte uguali. Nel tempo ho scordato i nomi, i visi, le voci. Ciò che resta sono i miei soprannomi». Ogni alunno ha un proprio posto e la posizione del banco ìrispetto alla cattedra viene contraddistinta dal professore con un soprannome assieme a una specifica connotazione psicologica o comportamentale. Fuggipresto è colui che siede vicino alla porta dell’aula, Primobanco quello più vicino alla cattedra. Il trucco dell’uso dei soprannomi rendi reali nelle menti degli spettatori dei personaggi che in realtà non salgono mai sul palco in quanto a essere presenti in carne e ossa saranno solo i genitori degli alunni.

Il momento dell’ora di ricevimento delle famiglie, preceduto da un lungo monologo che fa da prefazione allo stesso, è l’espediente che muove la trama della storia su più piani interpretativi, mentre a modificare il pathos interpretativo di Bentivoglio e a plasmare la sensazione di un brusco cambiamento sarà lo stravolgimento cui, dall’avvento in scena degli altri interpreti, saranno sottoposti i buoni propositi e le spiegazioni del professore.

La necessità di adattare il personaggio del professore alle esigenze e ai modi popolari delle famiglie e la differente valenza nella commedia fra l’attore protagonista e gli altri interpreti (Francesco Bolo Rossini, nel ruolo del docente di matematica, sembra reggere questo confronto fra le parti, seppure, a tratti, appaiano fuorvianti per la comprensione certi giochi scenici) risultano soluzioni di particolare interesse per come, nella varietà dei risultati espressivi, riescono a tramutare l’ora di ricevimento in una valvola di sfogo dei propri problemi personali e sociali e a creare i connotati inconfondibili di una metafora d’epoca. L’effetto è ficcante e tutto trova compimento nell’organizzazione della gita scolastica dove il cercare di venire incontro alle più diverse esigenze di alunni e famiglie di etnie e religioni differenti, soprattutto riguardo al cibo, porterà non pochi problemi al professore, che pensava di aver messo tutti d’accordo con una semplice insalata.
I buoni propositi del professor Ardeche («il mio compito sarebbe non perderne nessuno per strada, non ci riesco mai»), che vorrebbe impartire ai ragazzi dettami e bellezza dai grandi umanisti dei passato, si scontrano con i problemi quotidiani. I fatti, catapultano lo spettatore verso una realtà spietata in cui Ardeche è costretto, nel monologo finale, a riconoscere la propria sconfitta all’alba di un nuovo anno scolastico.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Morlacchi
Piazza Morlacchi 13, Perugia
da mercoledì 1 a domenica 5 novembre

L’ora di ricevimento (Banlieue)
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D’Alberto – voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
una produzione Teatro Stabile dell’Umbria