A room of one’s own

teatro-sala-fontana-milanoIl Teatro Sala Fontana di Milano ha ospitato tre spettacoli inseriti nella rassegna Singolare Femminile: Mi chiamo Rachel Corrie,
Opinioni di una clownessa e L’ultima Madre.

Partendo da altrettante vicende umane si è indagato tra le “stanze” più segrete del cuore delle donne – laddove Virginia Woolf vagava solitaria.

È esattamente un lavoro di indagine quello che ha portato avanti Afra Crudo ne L’ultima Madre. Uno spettacolo forte, toccante e incisivo dove l’attrice-autrice ha rintracciato, tra gli archetipi della propria famiglia, la figura della nonna – come esempio e simbolo della condizione femminile di una determinata epoca.

Lo spettatore si trova quindi di fronte a un’anziana, che vive rinchiusa in un mondo opprimente – popolato di ricordi, di memorie sepolte, di stati di coscienza e di deliri, che si alternano in una trasformazione continua – mentre la Crudo vaga da una figura all’altra. Afra, infatti, personifica cinque diversi profili muliebri, volti a cogliere i momenti salienti della vita della nonna e delle modalità con le quali ella ha condotto la propria esistenza: la sposa, la cartomante, la posseduta, la prostituta e la vecchia. Ognuna, tra queste figure, è caratterizzata da una carica struggente, dovuta alla condizione d’infelicità in cui ha vissuta la nonna dell’interprete – la cui esistenza si è svolta in una Puglia contadina e retrograda, determinata da una mentalità chiusa e superstiziosa. Dall’intera performance emana, di conseguenza, un’atmosfera angosciosa e fallimentare. Tutte le donne interpretate sono state predestinate a vivere una condizione di sudditanza e oppressione, mancanza di gioia e incapacità di realizzare i propri sogni e speranze.

La sposa, in particolare, è rappresentata come una morta vivente che, con la veste candida, esce insanguinata da una bara. L’immagine, alquanto cruenta, è metafora del matrimonio fallimentare di una donna che, sposatasi giovanissima, ha vissuto l’esperienza coniugale come una carcerazione soffocante e violenta. La magia e la superstizione della cartomante sono i tratti che hanno dominato la sua esistenza, dopo la morte del marito – trasformando la donna in un essere bipolare, capace di estrema dolcezza e di imprevedibile aggressività. In linea con questa metamorfosi, la diffusione estrema del male in tutti gli aspetti della vita caratterizza il profilo della posseduta, rappresentata teatralmente sotto forma di un vecchio angelo, che tenta di affrontare e di lottare contro un qualcosa di più grande. Una battaglia che però si rivela perdente, lasciando il povero essere sopraffatto da un fiume d’angoscia.

All’interno di questa visione profondamente negativa si colloca l’intero vissuto quotidiano – persino l’amore è interpretato dalla donna come atto di prostituzione, sopraffazione o violenza. L’intero ventaglio di figure è composto da immagini di morte e di angoscia a rappresentare l’universo-mondo di una donna ormai anziana che non ha mai saputo cosa fossero la libertà di scelta, l’affermazione di sé, la serenità di un’esistenza voluta e vissuta.

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sala Fontana
via Boltraffio, 21 – Milano

L’ultima madre
di e con Afra Crudo
scene Associazione Terra del Fuoco
musiche Giampaolo Verga, Andrea Miranda e Afra Crudo
luci Nicola Righetti
produzione Terzo Paesaggio