In mezzo scorre la vita

All’Area Pergolesi l’Italia dei primi del Novecento rivive nello spettacolo L’ultimo ballo del Biondìn, nuovo appuntamento della rassegna Vogliamo Vivere! Punto di Fusione.

Una scenografia semplice: delle sedie, un po’ di vestiti sullo sfondo, un tavolo che all’occorrenza diventa porta e letto di morte. Ogni oggetto si trasforma seguendo la narrazione e diventando così fienile, pista da ballo, argine di risaia. Ad animare la scena una piccola grande attrice, Chiara Petruzzelli, che all’occorrenza si fa brigante, mondina, carabiniere, giovane innamorata. Sono i personaggi, reali o immaginari, che raccontano attraverso ricordi, aneddoti e testimonianze la vita del celebre brigante chiamato Biondìn.

Francesco Demichelis – soprannominato il Biondìn per il colore dei capelli – quando fu ucciso aveva solo 34 anni. Era il 7 giugno del 1905. Per oltre dieci anni aveva vissuto da randagio nelle campagne piemontesi della provincia di Novara tra risaie, vallate e cascine. In una di queste trovò la morte. Ma a più di un secolo dalla sua scomparsa, c’è chi non lo ha dimenticato. Forse perché raccontando la sua storia si può descrivere e capire la vita della società piemontese dei primi anni del Novecento. Le locande dove si passava il tempo a ubriacarsi. Le prigioni non così inviolabili. Le cascine – dimore di artigiani, bottegai, padroni – centro nevralgico della vita nelle campagne. Le risaie dove, per alcuni mesi all’anno, le mondine passavano le loro giornate con i piedi nell’acqua, la schiena curva, il cappello di paglia sulla testa per proteggersi dal sole – come immortalato in Riso amaro. Tutto il giorno a estirpare le erbacce, a litigare con gli insetti e i pesci che morsicavano le gambe, a intonare canti e a risparmiare soldi per poter andare in balera la domenica sera.

È proprio in ognuna di queste scene che il Biondìn amava insediarsi: presenza fuggevole ma mai superficiale. Così come arrivava scompariva e i carabinieri erano sempre in ritardo su di lui. La gente lo amava e lo proteggeva: simbolo di libertà – forse illusorio – e fuga dal quotidiano, dal duro lavoro, da quel sopravvivere così diverso dal vivere. Tra riso, balli e canti la vita della gente comune scorreva ripetitiva e, a volte, dura ma piacevole quando veniva disturbata dalla incursioni di un brigante.

E tra atmosfere d’inizio Novecento, immagini di mondine proiettate sui muri e la straordinaria musica della fisarmonica di Marianna Storelli, scorre piacevole anche una serata a teatro.

La rassegna Vogliamo vivere! Punto di fusione continua:
Area Pergolesi
via G.B. Pergolesi, 8 – Milano
 
Spettacolo:
L’ultimo ballo del Biondìn
regia Deda Cristina Colonna
con Chiara Petruzzelli
fisarmonica Marianna Storelli
fino a domenica 4 marzo, ore 21.00
 
La rassegna continua a marzo:
da giovedì 22 a domenica 25
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