Il sultano e la casalinga

teatro-rifredi-firenzeSerra Yilmaz, Valentina Chico e Riccardo Naldini tornano al Teatro di Rifredi per L’Ultimo Harem, l’attesissimo spettacolo di Angelo Savelli, liberamente ispirato ai racconti de Le mille e una notte, a quelli di Nazli Eray e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi.

Centocinquantuno repliche nella sola Firenze, oltre ventimila spettatori, dieci anni di spettacoli tutti, o quasi, sold out.

Il Teatro di Rifredi di Firenze ancora una volta si trasforma in un suggestivo harem e trasporta gli spettatori in un mondo magico, in un’epoca senza tempo, in uno spazio senza confini, se non quelli della fantasia e dell’immaginazione.

Due storie (o una?), due epoche. Turchia. Mondo. Siamo nel 1909, all’interno dell’harem del palazzo di Yildiz, dove una seducente, bellissima e ribelle circassa (Valentina Chico) si prepara all’ipotetico arrivo del sultano. Con lei, l’anziana guardiana (Serra Yilmaz) e il capo degli eunuchi imperiali (Riccaldo Naldini). La giovane donna si cosparge di profumo, si veste e ammaliata ascolta i racconti dell’anziana. Dopotutto, una donna deve saper intrattenere un uomo con le parole prima che con il corpo. Storie che accendono il desiderio, storie che conquistano, storie della tradizione che prendono vita e diventano realtà sul palco.

Buio. Una serie di immagini vengono proiettate su un grande telo alle spalle degli attori. Antico e moderno si fondono in un susseguirsi di disegni e foto della Turchia di oggi e di allora, piena di fascino e contraddizioni. Circa un secolo più tardi, una casalinga è indaffarata negli affari domestici. Si lamenta del marito, che a sua volta si lamenta di lei, e chiacchiera con la sua frizzante e malinconica amica bionda e vestita di rosa. Un sogno e un minuscolo buco nel muro creato con una forchetta rotta la condurranno in un’altra casa, in un’altra storia. O forse sempre la stessa. Troverà l’amore, ma anche la reclusione. Una reclusione inconsapevole, un nuovo harem fatto di gioia ovattata e fotografie. La storia si ripete, diversa eppure sempre uguale. Efficaci e acute battute, ripetute identiche sia nella prima che nella seconda parte dello spettacolo ce lo ricordano. Ecco dunque che l’harem si trasforma: non si tratta di un palazzo invalicabile, ma, come afferma Savelli, di «un luogo dello spirito, un’attitudine vischiosa e pericolosa in cui cadere prigionieri, sia ieri che oggi, sia in Oriente che in Occidente, sia uomini che donne».

Bravissimi i tre attori, per esigenze di copione capaci di diventare personaggi diversi e credibili allo stesso modo. Valentina Chico calca il palco con sicurezza e malia tratteggiando caratteri chiari e definiti. Riccardo Naldini, che merita una menzione particolare, cattura l’attenzione dello spettatore anche con un solo movimento degli occhi. Ogni sua parola è chiara, scolpita nella mente di chi lo ascolta. Egli è contemporaneamente malvagio, innamorato, ingenuo, scontroso e malizioso. Serra Yilmaz, infine, conquista chi la osserva con una naturalezza disarmante. La musa di Ozpetek, tanto minuta quanto grande, non recita, vive. Capelli celesti e cortissimi, occhi vispi, pochissimo trucco, un semplice abito nero di ciniglia le bastano per confermarsi regina dello spettacolo.

Notevole l’ideazione scenica di Mirco Rocchi. Agli spettatori viene chiesto di lasciare il soprabito e, dopo una fila incuriosita e stranamente eccitata, vengono condotti sul palco attraverso i camerini. Qui ci si ritrova immersi in una fitta nebbia profumata. Lentamente le forme si delineano e le sagome diventano persone e oggetti reali. Al centro della scena vi è un letto/palco fatto di mosaici colorati, sopra il quale è distesa la circassa mezza addormentata ed è seduta l’anziana guardia immersa nella lettura. Il pubblico viene fatto accomodare su delle gradinate coperte di cuscini e stoffe che avvolgono la scena per tre quarti, permettendo un’ottima visuale a tutti. Il chiacchiericcio piano piano diventa silenzio, la musica si abbassa e inizia la magia.

L’Ultimo Harem è uno spettacolo che incanta e nel quale antico e moderno, Occidente e Oriente, si sposano in un connubio perfetto. Due storie, all’apparenza così lontane, diventano un unico racconto capace di stregare e far riflettere: L’Ultimo Harem non è quello di Yildiz. Non è nemmeno l’Ultimo.

Dai primi dieci anni di repliche è nato un libro, L’Ultimo Harem, che porta la firma di Angelo Savelli, edito da Titivillus e presentato al pubblico sabato 15 marzo. Belle le fotografie di Paolo Lamuraglia e interessanti i commenti dell’autore e di Lemi Bilgin, Direttore Generale dei Teatri di Stato di Turchia. Da segnalare anche gli scritti di Roberto Cafaggini, Valentina Chico, Francesco De Biasi, Giulia Innocenti, Giancarlo Mordini, Riccaldo Naldini, Mirco Rocchi e Serra Yilmaz.

 

Lo spettacolo continua:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
fino a domenica 30 marzo
da martedì a sabato ore 21:00, domenica ore 16:30
L’Ultimo Harem
uno spettacolo di Angelo Savello
liberamente ispirato ai racconti de “Le mille e una notte”
e di Nazli Eray e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi
con Serra Yilmaz, Valentina Chico, Riccardo Naldini
scene e costumi Mirco Rocchi
luci Roberto Cafaggini