Pien di misfatti è il calle della potenza

Al Teatro dell’Opera di Lione, un’edizione ambientata nel presente del Macbeth di Giuseppe Verdi riesce a rompere i confini del tempo, parlandoci – oggi come allora – di potere, tirannia e rivoluzione.

Il Macbeth di Giuseppe Verdi, tratto dall’omonimo capolavoro di William Shakespeare, venne rappresentato la prima volta a Firenze nel 1847; tenuta fuori dai cartelloni dei grandi teatri per almeno un secolo, l’opera riemerse negli anni ’50 del secolo scorso soprattutto per merito delle interpretazioni storiche di Maria Callas, nei panni della diabolica, ma al contempo fragile e profondamente femminile, Lady Macbeth.

L’opera, scritta da Francesco Maria Piave e Andrea Maffei, e della quale lo stesso Verdi era entusiasta definendola un «capolavoro assoluto della storia dell’umanità», si attiene fortemente allo sviluppo del dramma dal quale è tratto, anche se con decise caratterizzazioni che sono invece tipiche della poetica verdiana: innanzitutto, una Lady Macbeth psicologicamente più problematica, che non esaurisce il suo profilo nella prospettiva freudiana di “lato oscuro” di Macbeth (tanto che lo psicoanalista austriaco vedeva nella coppia dei protagonisti shakespeariani due facce di una sola medaglia, ovvero uno sdoppiamento della medesima personalità). Ma poi, soprattutto, Verdi introdusse nel quarto atto uno spirito rivoluzionario e patriottico pressoché assente nel dramma, che risente del clima risorgimentale italiano. Il riferimento a questo elemento non è casuale, perché si tratta in questa sede di recensire lo spettacolo attualmente in scena al Teatro dell’Opera di Lione, dimostrazione dell’amore della Francia per l’opera italiana, che infatti occupa una parte non piccola del cartellone di quest’anno. Fino al 27 ottobre, un Macbeth rivoluzionario e sicuramente fuori dai canoni delle classiche rappresentazioni è in scena per la regia di Ivo van Hove, e la direzione musicale di Kazusgi Ono. Se il Macbeth è la storia eterna, senza tempo né luogo, dell’ambizione, della follia del potere, dell’ispirazione al controllo, allora non dobbiamo sorprenderci che von Hove abbia deciso di ambientarla in una New York contemporanea, negli uffici di una impresa multinazionale ai tempi della crisi finanziaria.

Il popolo che alla fine si ribella al tiranno diventa la comunità di Occupy Wall Street, mentre la lotta intestina per la successione si sposta tra le mura della dirigenza dell’alta finanza e dei consigli di amministrazione. L’operazione risulta ardita, e potrebbe lasciare perplessi i puristi della lirica; ma in fin dei conti il tutto regge benissimo, offrendo uno spettacolo coerente e avvincente. Il Macbeth rappresentato a Parigi nel 1865 vedeva l’aggiunta di alcune arie, ma soprattutto di alcuni elementi legati alla tradizione melodrammatica di oltralpe, primo tra tutti la presenza della danza e del ballo, cosa che in questa occasione si è magistralmente evitato attenendosi alla versione originaria.

Le proiezioni video sulle gigantesche pareti dello splendido edificio moderno dell’opera lionese, e la curatissima scenografia sono i fattori determinanti, senza nulla togliere ai protagonisti principali, il baritono Evez Abdulla nei panni di Macbeth, e il soprano Iano Tamar nelle vesti della moglie.

Macbeth est une réflexion sur le pouvoir: il veut être roi, et Lady Macbeth veut être reine; Verdi, avec son chef-d’œuvre, sans doute a voulu souligner cette dimension du drame de Shakespeare, pour parler de son “Patrie opprimée”, l’Italie du XIX siècle. Au Théâtre de l’Opéra de Lyon, Ivo van Hove propose une version renouvelée de l’opéra, située dans la crise financière actuelle et les soulèvements populaires, et le résultat est un spectacle de grand impact, où la lyrique nous parle d’aujourd’hui.

Lo spettacolo continua:
L’Opéra Théâtre de Lyon
1, Place de la Comédie – Lione (Francia)
fino a sabato 27 ottobre, ore 20.00

Opéra de Lyon presenta
Macbeth
di Giuseppe Verdi
libretto Francesco Maria Piave, Andrea Maffei
tratto dal Macbeth di William Shakespeare
regia Ivo van Hove
direzione musicale Kazushi Ono
con Evez Abdulla, Riccardo Zanellato, Iano Tamar