Cos’ha da dire questa Madame Bovary al presente?

Andrea Baracco porta a Milano la sua Madame Bovary, che aveva debuttato l’anno scorso all’Eliseo di Roma e ora sbarca al teatro Franco Parenti, dall’11 al 22 gennaio, con un cast in parte rinnovato.

Quale chiave si è voluto dare a un personaggio che ha 160 anni ed è entrato nel pantheon dell’immaginario occidentale come un Amleto o un Faust, travalicando le stesse pagine di Flaubert, volgendosi in emblema – più che in allegoria –, o in simbolo e che in quanto tale apre e interroga, a volte indica?
La riscrittura di Letizia Russo circoscrive Emma in un mondo che è condanna alla mediocrità, l’interpretazione erotizzante di Lucia Lavia inchioda una volontà di potenza donchisciottesca a un grottesco molto più frustrante di quello del cavaliere spagnolo.
Per entrambi, per la signora Bovary e per il cavaliere, sono i troppi romanzi letti il motore immobile di tutto: sono i romanzi a dar felicità nella noia quotidiana, a regalare avventure e mondi mai visti e sensazioni e sentimenti di un’intensità mai sfiorata; sono i romanzi a scatenare la frustrazione di corpi rinchiusi nella monotonia dei giorni e nella lentezza dei minuti e vogliosi di una Vita con la V maiuscola, che non sia un trascinarsi svogliato e quotidiano in un sentiero già tracciato, spesso obbligato, ma un avanzare da protagonista sul palco dell’esistenza, avere un senso, lasciare un segno, poter essere intensamente; sono i romanzi ad aizzare il desiderio, a render disprezzabile «la realtà che è lì davanti, ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti» (come scrive Guccini, che ha cantato entrambi i personaggi).
Per Emma, questo desiderare goffo e privo di strumenti, conduce all’errore di chiudere, anziché aprire, ogni porta attraverso cui si trova a passare, fino a ritrovarsi in una prigione senza più via d’uscita, rappresentata perfettamente dalla scenografia di Marta Crisolini Malatesta: un’impalcatura con pannelli scorrevoli che ricorda una gabbia e diventa una gabbia. Ma Emma è una donna d’età vittoriana, la cui frustrata volontà di potenza è data dalla sua stessa condizione di donna e resa senza scampo dalla vita di provincia. Andrea Baracco sceglie una rappresentazione in costume e dunque di quelle condizioni storiche non vuole dimenticarsi.
Per cercare Emma nella cultura contemporanea, si può pensare al personaggio di Lila, Raffaella Cerullo, in Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante. Galeotti lì non sono tanto i romanzi quanto i libri di scuola, la volontà di sapere e, attraverso il sapere, divenire libera. E anche lì a sbarrare la strada ci sono le nozze raggiunte con entusiasmo e un marito detestato un istante dopo la cerimonia: l’ignorante, grezzo e in fondo buono, Stefano Carracci. E ritroviamo persino la lotta del corpo della donna contro la gravidanza, poi un bambino in grembo definito ossimoricamente come un vuoto dentro. Il primo annullamento di Emma è nel matrimonio. Elena Ferrante scrive: «… aveva cominciato a vedere in quella formula un complemento di moto a luogo, come se Cerullo in Carracci fosse una specie di Cerullo va in Carracci, vi precipita, ne è assorbita, vi si dissolve». Così Emma pare precipitare in Charles (Woody Neri), incatenandosi nel cognome del marito, nella vita del marito, nelle mancate ambizioni del marito – e quando tenta di imporre a lui la propria ubris spalanca una nuova porta verso il disastro.
Questi due personaggi femminili, che 160 o 50 anni fa hanno intravisto tra le righe di pagine stampate la possibilità di una vita altra e si ritrovano schiacciate dal matrimonio, in due epoche, tra l’altro, di cambiamenti storici, lotte di classe e di genere, oggi sono lontani.
La saga dell’Amica geniale, per quanto contemporanea, situa Lila nella periferia napoletana dei primi anni ’60 e la storia di Lila ci parla anche attraverso altri temi e direzioni. Madame Bovary, raccontata oggi, in costume, a teatro, non riesce a dare uno sguardo nuovo sul presente. Non in questo allestimento, almeno.
Senza dubbio gli attori sono eccellenti, non solo i protagonisti ma anche Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Elisa Di Eusanio, Xhulio Petushi; e la presenza di Roberta Zanardo, che dà vita e movimento alla bambola-Berthe, è elegante e soave .
L’impressione resta però quella di uno spettacolo ben riuscito ma non incisivo. È Madame Bovary, che Baracco interpreta accentuando alcuni aspetti piuttosto che altri, ma è una Madame Bovary che non è stata resa, dalla messa in scena, parlante al presente.

Lo spettacolo continua
Teatro Franco Parenti

Via Pier Lombardo 14, 20135 Milano
dall’11 al 22 gennaio 2017

Khora Teatro presenta
Madame Bovary
di Gustave Flaubert
riscrittura di Letizia Russo
regia di Andrea Baracco
con Lucia Lavia, Woody Neri, Gabriele Portoghese, Mauro Conte, Laurence Mazzoni, Roberta Zanardo, Elisa Di Eusanio, Xhulio Petushi
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta