La vita è una corsa

teatro-leonardo-milanoSul placo del Leonardo va in scena, fino a sabato 9 novembre, Maratona di New York. Lo spettacolo coinvolge gli attori in una sfida fisica oltre che interpretativa: è possibile recitare mentre si corre per cinquantacinque minuti?

Cristian Giammarini e Giorgio Lupano interpretano Steve e Mario, una coppia d’amici che s’incontra quasi ogni sera per allenarsi alla maratona di New York. Il primo, sicuro di sé e determinato, incita il suo compagno a stringere i denti e a resistere alla tentazione di fermarsi: ‹‹Indietro, non si torna››. Il secondo, ossessionato dalla paura delle malattie, inizialmente fatica a prendere il passo. A tratti, i due atleti sono vicini e il ritmo della loro corsa sembra essere sincronizzato. Altre volte, invece, sono distanti l’uno dall’altro e si ritrovano soli a fare i conti con i propri dubbi. In una notte stellata dove i loro respiri sembrano essere gli unici suoni della città, i due corridori s’interrogano sul senso delle loro esistenze.
La vita è una corsa”, scriveva il filosofo Thomas Hobbes e il testo di Edoardo Erba riesce a rappresentare questa metafora sulla scena teatrale. Quando si ha un obiettivo, si è disposti ad affrontare tutti gli sforzi necessari a raggiungerlo. I sogni possono spingerci a seguire una strada e ci danno la forza per continuare a percorrerla anche quando a sorreggerci non c’è alcuna certezza sul fatto che, un giorno, la meta potrà finalmente essere raggiunta.
Se è la fatica a prendere il sopravvento, allora il traguardo si fa sempre più lontano, chimerico e irraggiungibile. Quando invece il corpo si trasforma in una macchina insensibile al dolore, ci sente invincibili e si ha l’impressione che quella corsa possa durare per sempre. Per arrivare alla fine servono lucidità, freddezza, impegno e la disponibilità a continuare senza farsi troppe domande sul senso di ciò che si sta facendo.
Steve e Mario se lo chiedono spesso: ‹‹Noi perché corriamo?››. Nelle loro menti, torna spesso la leggenda di quell’araldo ateniese che corse da Maratona ad Atene senza mai fermarsi e poi morì di fatica dopo aver annunciato ai suoi concittadini la vittoria degli ateniesi sui Persiani. Filippide, con il suo atto eroico, diventa ai loro occhi il simbolo dell’insondabile assurdità che, spesso, accompagna le imprese umane.
Alle loro spalle, uno schermo trasmette delle immagini. Sono ricordi, ombre e impressioni che appaiono all’improvviso e poi scompaiono subito, come frammenti dotati di un’esistenza fuggevole. Sulla scena, avvolta nel buio, non compaiono altri elementi. Basta la straordinaria bravura dei due interpreti a ricreare l’atmosfera di quell’unica notte in cui tutto si svolge. Lo spettacolo dura meno di un’ora eppure questo breve tempo è sufficiente per suscitare negli spettatori una ricca alternanza di sensazioni: c’è la curiosità intorno alla resistenza fisica dei due attori, il sorriso per alcuni scambi di battute, l’immedesimazione con le debolezze dei due personaggi e l’angoscia per un finale che è tanto inquietante quanto ben costruito.

Lo spettacolo continua:
Teatro Leonardo
via Ampère 1 (angolo piazza Leonardo da Vinci), Milano
fino a sabato 9 aprile
da martedì a sabato 20.45, domenica 16.00
Maratona di New York
di Edoardo Erba
regia Cristian Giammarini e Giorgio Lupano
con Cristian Giammarini e Giorgio Lupano
durata: (55 minuti)