Ritratti d’autore

Maria Ansaldi – regista e direttrice artistica della compagnia Teatranti Instabili e del Festival Falcone e Borsellino, entrambi fondati insieme a Francesca Ansaldi, Maria Pia Greco, Giuseppe Costanzo e Francesco Perito – ci racconta il percorso pedagogico e sociale di un’esperienza artistica particolarmente attenta alla crescita del territorio e alla formazione dell’individuo.

Iniziamo con il farvi conoscere ai nostri lettori. Dal Festival Falcone e Borsellino, che nonostante la crisi pandemica è giunto quest’anno alla sua terza edizione, alla compagnia junior, la vostra attività si sofferma con particolare attenzione sul territorio siciliano e sulle nuove generazioni: chi sono i Teatranti Instabili, qual è la vostra idea di teatro, quale pensate che sia il luogo cui l’arte deve appartenere e la funzione che essa deve svolgere nella società dei nostri tempi?
Maria Ansaldi: «I Teatranti Instabili sono una compagnia amatoriale nata nel 2013 da un gruppo di conoscenti appassionati di teatro. Il teatro per noi è uno strumento formativo e culturale attraverso cui educare al bello. L’arte è rappresentazione del divino che è in ogni essere umano e si può esprimere in ogni luogo e in ogni momento».

Potreste approfondire le modalità di lavoro con ragazzi e ragazze di giovane e giovanissima età, come quelli andati in scena in occasione dell’Antigone al Castello di Carini lo scorso 30 agosto? Come avviene il loro ingresso in compagnia, qual è il loro livello di autonomia e partecipazione al lavoro e quali sono le opportunità che offrite affinché possano proseguire a livello lavorativo (ammesso che quest’ultimo sia un vostro obiettivo)?
MA: «L’approccio è di tipo educativo e si rifà alla pedagogia di Rousseau. Ogni bambino riceve ascolto e si cerca di indagare su quelli che possono essere i limiti e i punti di forza.
Nel nostro laboratorio i grandi vengono responsabilizzati a prendersi cura dei piccoli e questi ultimi spronati a emulare i grandi attraverso un dialogo che permette loro la crescita utilizzando delle modalità più vicine alle proprie capacità, formando cosi una meravigliosa squadra che lavora per l’obiettivo comune. Il loro ingresso in compagnia avviene attraverso la partecipazione ai laboratori teatrali e i ragazzi e le ragazze che partecipano raggiungono poi un elevato grado di autonomia. Infatti, loro stessi realizzano dal copione agli oggetti di scena, passando per le scenografie, coreografie, per la scelta delle colonne sonore e la caratterizzazione dei personaggi. Tutti e tutte vengono coinvolti negli spettacoli dei senior o di altre compagnie che attingono al nostro vivaio».

Rivolgendoci direttamente alla protagonista di Antigone, quali sono le riflessioni e le emozioni prima nel prepararsi e poi nel salire sul palco per interpretare un personaggio immensamente complesso e affascinante come quello rappresentato dalla piccola figlia di Edipo? Pensi che il teatro possa per te segnare un futuro percorso di studi e/o di lavoro?
Giulia Grimaldi: «Il momento prima di salire sul palco è per me la parte più bella di tutto lo spettacolo perché l’ansia che accomuna me e i miei compagni prima di entrare in scena fa sì che ci aiutiamo e sosteniamo a vicenda ed è una sensazione bellissima perché viene fuori il nostro “essere gruppo” . Un volta salita sul palcoscenico, però, mi concentro solo sul mio personaggio e l’ansia e la paura che avevo prima vanno via. Riguardo al mio personaggio, è stato abbastanza difficile da interpretare, infatti ho dovuto lavorare molto per renderlo mio essendo un po’ in contrasto con la mia personalità. Antigone è coraggiosa e passionale, una vera e propria guerriera, mentre io sono più timida e insicura e vorrei avvicinarmi di più al suo modo di fare. Per quanto riguarda il mio futuro teatrale, assolutamente sì, spero di continuare a coltivare questa mia passione e di trasformarla in qualcosa di più che una passione».

Dal vostro punto di vista, quali sono le problematiche e le aspettative specifiche del teatro amatoriale? Facendo tara di chi si muove all’interno del semplice dilettantismo, perché e come la specifica esperienza artistica del teatro amatoriale potrebbe/dovrebbe avere maggiore spazio e maggiore opportunità nel far emergere un linguaggio e una ricchezza espressiva che hanno enorme diffusione nel nostro paese?
MA: «Le problematiche a cui il teatro amatoriale deve far fronte sono parecchie, prima fra tutte i mancati finanziamenti alle associazioni che come noi si spendono per il territorio e per la promozione del teatro. Il teatro amatoriale andrebbe sostenuto attraverso finanziamenti ad hoc per progetti a sostegno dello sviluppo e della cultura perché educa il pubblico alla partecipazione teatrale e alla diffusione culturale».

Rispetto al professionismo, quali sono le vostre richieste in termini di organizzazione e gestione delle risorse pubbliche a favore del comparto teatrale amatoriale?
MA: «Se le istituzioni assegnassero una percentuale dei fondi destinati alle compagnie di professionisti a sostegno delle compagnie amatoriali attive si incrementerebbe notevolmente il livello qualitativo e quantitativo sia degli spettacoli sia dei laboratori tenuti, che purtroppo a oggi vedono la luce solo grazie all’autotassazione dei membri che ne fanno parte».

In quali progetti futuri potremo tornare a incontrare le compagnie Teatranti Instabili?
MA: «I Teatranti Instabili Senior e Junior saranno nuovamente in scena insieme nella drammatizzazione del primo novembre a Capaci in occasione del Corteo delle anime sante».

foto di Ornella Mazzola