Ritratti d’Autore

Massimo Cinque racconta a Persinsala come è nata l’idea di Gran Cafè Italia, in scena dal 16 al 18 al Festival del Teatro Patologico a Roma.

Jacopo Cinque, Cristiano Demurtas, Alessio Esposito, Carol Lauro, Laura Pannia, Lida Ricci e Bruna Sdao sono i protagonisti di Gran Cafè Italia, uno spettacolo ambientato nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, quando gli americani sono arrivati partecipando alla liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista, portando tante novità (dal chewing gum alla coca cola e il boogie woogie).
Trent’anni di varietà raccontati attraverso la memoria del direttore di scena che tra i resti di quello che era stato un famoso cafè chantant ripercorre gli spettacoli che ha diretto e la testa si affolla di ricordi, artisti ormai dimenticati, chanteuse bellissime ormai perdute nell’oblio.
L’anziano direttore si chiede se sia giusto trasformare un teatro, che ha regalato infinite emozioni e ha visto amori, tradimenti e gelosie fra dive, in una banca.

Noi di Persinsala abbiamo posto al regista e autore dello spettacolo, Massimo Cinque, alcune domande per entrare nel vivo di questa pièce tra pochissimi giorni in scena al teatro Patologico di Roma.

Lei oltre a dirigere Gran Cafè Italia, ne è anche l’autore, come è nata l’idea di questo spettacolo?
Massimo Cinque: «Nasce da lontano, dalla mia passione per il teatro “leggero” e la sua storia, 
dall’essermi nutrito Di Totò, Aldo Fabrizi, Walter Chiari, Franchi e Ingrassia,
Nino Taranto, Peppino De Filippo, Eduardo, Manfredi, Sordi, Mastroianni, 
Monicelli, Scola, Risi… Una volta entrato in quel “mondo” mi è venuta
la curiosità di comprendere cosa ci fosse prima di loro, quali erano i loro
”padri”. Sono andato, così, a studiare Petrolini, Maldacea, Viviani, Marinetti,
 Giuliani, De Angelis, Pasquariello, Fregoli, Maria Campi, La Bella Otero, Lina
Cavalieri, amandoli, ricordandoli e citandoli in Gran Cafè Italia».

Gran Cafè Italia è ambientato nel 1945, sono trascorsi più di settant’anni da allora, ma ancora oggi diversi luoghi culturali come i teatri vengono abbattuti per essere trasformati in banche o altro. Che soluzioni si potrebbero adottare per arrestare questo fenomeno?
MC: «Far capire che lo spettacolo dal vivo è l’unica alternativa ai tablet, agli
smartphone, ai pc, alla tv… Encomiabili e straordinari mezzi di comunicazione
che hanno un originale peccato: non sono “vivi” come è il teatro con attori che
si possono “toccare”, applaudire e, perché no, anche deridere».

La nostalgia sembra essere il filo rosso che guida di Gran Cafè Italia,
in cui, attraverso il ricordo, il direttore di scena rivive gli spettacoli da lui stesso diretti. Quanto quel direttore è simile a lei, che dirige e ha
diretto importanti trasmissioni televisive e quali sono gli incontri e le persone che porta nel cuore?
MC: «Non c’è nulla di autobiografico se non il piacere di avere avuto la possibilità di conoscere molti di quei grandi, Pietro Garinei su tutti e poi Bramieri, Manfredi, Proietti, Fabrizi, Dapporto e tutti gli altri con i quali ho avuto la
fortuna di lavorare come Ranieri, Arbore, Baudo, Venier, Solenghi, Lopez,
Marchesini, De Sica, Magalli, Insegno, Mirabella, Garrani».

In un ipotetico cafè chantant da mettere in piedi ora, quali artisti chiamerebbe per renderlo unico e perché?
MC: «Proietti 2 cucchiai, Arbore 2 cucchiai, Ranieri una gran forchettata, una
scodella di Trio, un pizzico di Fiorello e Venier, Cattelan quanto
basta, Pippo Baudo grand maître, perché sono i migliori artisti!».

Quali consigli ha dato agli attori per calarsi nei panni di persone che hanno vissuto il periodo post bellico, essendo tutti molto giovani?
MC: «L’unico possibile: divertirsi come si divertivano loro per divertire il pubblico. Giocare a fare teatro e non prendersi mai sul serio perché questo è il mestiere più bello del mondo».

Lo spettacolo andrà in scena:
Teatro Patologico

via Cassia, 472 – Roma
dal 16 al 18 giugno 2016 ore 21.00

Gruppo della Creta presenta
Gran Cafè Italia
di Massimo Cinque
regia Massimo Cinque
con Jacopo Cinque, Cristiano Demurtas, Alessio Esposito, Carol Lauro, Laura Pannia, Lida Ricci, Bruna Sdao
musicisti Amedeo Monda, Enea Chisci
aiuto regia Maurizio Ranieri
coreografia Caterina Ferlito
scene Bruna Sdao
costumi Giulia Barcaroli