Risorse naturali elevate ad arte

Al PAC in mostra un’importante collettiva di artisti accomunati dal legame con la Grande Madre Russia e l’attenzione all’ambiente.

Per l’inaugurazione ufficiale dell’Anno della Cultura e della Lingua Italiana in Russia e della Cultura e della Lingua Russa in Italia al PAC di Milano è approdata quella che è stata definita da critici e stampa una delle più grandi esposizioni collettive di arte contemporanea russa dell’ultimo ventennio. Materia prima. Russkoe Bednoe “l’arte povera” in Russia, ideata da Sergey Gordeev – membro del Consiglio Federale Russo per l’amministrazione di Perm – e curata da Marat Gelman, è stata inserita anche nel calendario di iniziative de La Bella Estate di Milano; dopo questa tappa nel capoluogo lombardo, la terza dopo Mosca e Parigi, la mostra in autunno sarà al PS1 del MoMA di New York.

Le creazioni dei 23 artisti in mostra sono estrogenee tra loro: si va dalle grandi installazioni alle sculture sino alla video arte, dalla pittura alla fotografia. Il comun denominatore non è tanto l’adesione ad uno stesso movimento artistico quanto dall’utilizzo di risorse naturali della terra d’origine piuttosto che dal riciclo di oggetti e materiali ormai dismessi: il legno e l’argilla, gli imballi o gli oggetti di recupero. Un’arte povera, come ricorda il sottotitolo, dove l’aggettivo sta ad indicare il valore delle materie prime più che un’affinità al movimento nato in Italia negli anni ’60. Un esempio esaustivo di questo approccio che possiamo tranquillamente definire ambientalista è Il piede di gigante di Valery Koshlyakov, realizzato in polistirolo e cartone ricavati da vecchi imballi, posto all’ingresso del percorso espositivo interno quasi ad emblema della linea guida. Di quest’artista forse affascinano di più le esili sculture metalliche che si snodano in altezza – a tratti ricordano l’opera di Vladimir Tatlin – o le due enormi tempere su cartone rappresentanti vedute urbane di un foro e di un arco trionfale; anche Sergey Shekhovcov richiama la cultura classica con la sua Colonna, ormai in stato fatiscente e circondata da piccioni, in gommapiuma.

Elaborata la rappresentazione del Tempo forgiato di Leonid Sokov dove ai lati della linea temporale, dalla sabbia, spuntano le miniature di monumenti celeberrimi disposti cronologicamente dall’era del ferro a quella dell’acciaio, da Stonehenge al cetriolo di Norman Foster che caratterizza il panorama londinese, passando per le piramidi, la muraglia cinese, l’architettura di epoca comunale e rinascimentale italiana, citando Gaudì e la scuola americana con i primi grattacieli.

Le sale del piano terra sono state dedicate a monografie: la prima ospita la serie Finestre e fabbriche – tempera graffiata su vetro – di Aleksandr Brodsky e due delle sue sculture in argilla, tra cui la drammatica Il penultimo giorno di Pompei utilizzato per la promozione della mostra. Nella seconda ci sono gli scheletri di animali marini e terrestri realizzati da Olga & Aleksandr Florenskye in legno e oggetti trovati dal rigattiere; nella terza sala trovano spazio oggetti realizzati da Vladimir Kozin a partire da vecchi pneumatici e quelli della serie Pane dove il legno è lavorato da Anatoly Osmolovsky sino ad imitare l’aspetto di un pezzo dell’alimento suddetto. L’ultima è dedicata alle videoinstallazioni e qui possiamo trovarci a spiare dall’alto i Piccoli uomini che Sinie Nosy ha ficcato in scatoloni o il Tritacinema di Sergey Teterin.

Vanno segnalati per la resa scenografica del materiale utilizzato, la serie I clandestini dell’anima di Vladimir Anzelm composta da piccoli oggetti simbolici – teschio, croce, revolver … – in carbone e resina e la Stanza d’ambra del Gruppo Mylo in cui sottili lamine di sapone sono state usate per filtrare la luce.

La mostra è affascinante per la spettacolarità e originalità della maggior parte delle installazioni; belle le fotografie di Nikolay Polissky dedicate ad installazioni lignee, ma l’interesse per gli appassionati del genere è indubbiamente catalizzato dall’omaggio ad Aleksandr Sljusarev, autore deceduto lo scorso anno, e qui riproposto con scatti dedicati all’estate ed all’autunno. Sljusarev raggiunse l’apice della fama negli anni ’60 e ha influenzato le generazioni attuali con la sua teoria e messo della fotografia analitica o metafisica, nella quale oggetti usuali, prosaici, svelano sensi e significati profondi, mentre la semplicità apparente è il risultato della sua vastissima conoscenza della cultura visiva.

Olga e Aleksandr Florenskye, Rinoceronte della serie Scheletri diversi

Vladimir Kozin, Teschio della serie I clandestini dell’anima, 2007

La mostra continua:
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea
via Palestro 14 – Milano
Fino a domenica 11 settembre 2011
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30
Giovedì dalle 9.30 alle 22.30
Accesso consentito fino ad un’ora prima della chiusura
Ingresso libero

Materia prima. Russkoe Bednoe – “l’arte povera” in Russia
a cura di Marat Gelman
artisti in mostra Vladimir Anzelm, Petr Belyi, Aleksandr Brodsky, Sinie Nosy, Olga & Aleksandr Florenskye, Dmitry Gutov, Anna Zhelud, Zhanna Kadyrova, Vladimir Kozin, Irina Korina, Aleksandr Kosolapov, Valery Koshlyakov, Gruppo Mylo, Anatoly Osmolovsky, Nikolay Polissky, Resycle, Yury Shabelnikov, Sergey Shekhovcov, Leonid Sokov, Michail Pavlyukevich & Olga Subbotina, Sergey Teterin, Sergey Volkov
omaggio al fotografo Aleksandr Sljusarev
libro-catalogo a cura di Perm Museum of Contemporary Art – PERMM