Bellezza fragile

Colorificio KroenRaffinato elaboratore di tessiture musicali noir, Matt Elliott ha offerto un istante di assoluta bellezza al Colorificio Kroen di Verona, grazie ad un concerto tra fragilità e malinconia

Matt Elliott ci ha abituati a quella fragile bellezza che fa dei suoi concerti delle piccole perle, discrete, preziose. Non si capita per caso ad una serata con Matt ma è come ciò avvenisse davvero. E ecco che si incontra un vecchio amico che non si è mia conosciuto, un compagno di viaggio invisibile ed ignaro delle nostre vicissitudini. Prevedibili contraddizioni che si sciolgono nel mare apparentemente calmo della sua musica, pronto a complicarsi per divenire fortunale.

The Calm Before, uscito nel 2016 per la label Ici et d’ailleurs creata dallo stesso Matt, è il settimo album solista del fondatore di Third Eye Foundation, e l’intensità di questo lavoro sembra non spegnersi mai. A due anni dalla sua uscita, esso produce ancora romantiche serate che nulla hanno a che spartire con la vomitevole etichetta di “tour promozionale” che purtroppo si ha la tendenza ad affibbiare agli aventi che seguono una qualsivoglia pubblicazione. Matt è lontano anni-luce da tutto ciò. La sua timidezza, l’insicurezza che palesa nei brevi scambi con il pubblico, introducono quelle sue raffinate composizioni che si vorrebbe non finissero mai. Il lungo tour italiano che inaugura questo 2018 è dunque il risultato dell’impulso vitale (lungi dall’esaurirsi) del suo ultimo album e la serata che abbiamo vissuto al Colorificio Kroen di Verona ci ha ricordato molto da vicino quella lionese di qualche mese fa: calma nella nudità, caotica nella stratificazione.

La serata veronese si è aperta con Zugzwang, pezzo che sembra essere concepito seguendo due vie diverse e distinte: quella della lentezza della deriva marina e quella della velocità angosciante della corsa che stringe il fiato. Una canzone che diviene invocazione, preghiera, supplica. Infinita, insopportabile. Strato dopo strato, il pezzo diviene un accumulo di piste, suoni, armonie, suoni, fino a giungere al caos delirante terminale al culmine del quale, come uno schiaffo liberatorio, interviene una cesura che sottrae il terreno, pur instabile, sul quale ci eravamo ancorati. Sprofondiamo, quindi, in I Put a Spell on You, classico rock divenuto un perno essenziale delle serate elliottiane. Il silenzio estatico sembra contrastare con il precedente caosmos, ma ne è, al contrario, la sua naturale evoluzione, necessaria per non uscire da questo universo, impedendoci di tornare, tristemente, al continuum mondano. La voce di Matt sembra essere calda, avvolgente, rassicurante ma questo abito è un inganno che ci condanna a sprofondare con lei, lasciando ogni speranza fuori da quel maelström nel quale ci inabissiamo. Giungiamo così nelle profondità marine, depositandoci al suolo proprio come il K-141 Koursk, che divenne la trappola mortale per i 118 membri del suo equipaggio. Matt immagina i sogni e le invocazioni delle voci inarticolate dei condannati nella splendida The Kursk, lungo incubo che nasce come un sogno dagli accenti spagnoleggianti, assumendo, gradualmente una forma ondivaga, propria del moto marino, movimento che culla dolcemente l’uditorio. Poi, come un miraggio sonoro, giunge una voce che dipinge il portato fantasmatico dei morituri. Le piste sonore di depositano le une sulle altre, compattandosi in un accompagnamento fatalistico che si riavvolge su se stesso innalzando la tensione e costringendo la materia sonora ad entrare nella strettoia finale insopportabile.

Giunge poi il tempo de Il galeone, vecchia canzone anarchica di Belgrado Pedrini. Matt si schermisce asserendo che “ora imbarazzerò tutti quanti con una canzone in italiano”. Dispiace deludere le sue aspettative, ma la sua promessa è totalmente disattesa grazie ad un’esecuzione perfetta, di una delicatezza resistente che non si inclina a nessun tipo di potere. L’inverosimile delicatezza di The Calm Before apre la seconda parte interamente dedicata all’album eponimo. Seguono The Feast of St. Stephen e I Only Wanted to Give You Everything eseguite senza soluzione di continuità, aperte da un’ouverture suggerita e graffiante che si volge in un respiro lirico e quasi giocoso. I due brani lontani e distinti sembrano siano costretti ad un incidente in questo luogo sonoro, per poi sciogliersi nel But you don’t love me finale e ripetitivo che provoca escrescenze rumoristiche sanguinanti, tamponate solamente dal taglio significativo della coda che azzera effetti e memorie sonore. Ma, questo, per un’altra generazione teratomorfa e fatalistica.

Si giunge così alla liminare Wings & Crown, al cui delicatissimo intro di sapore iberico, succede una voce che possiede il senso del corale. “Troppo vecchio per uscire e per poi rientrare”, Matt decide di regalare un solo ma bellissimo bis, con la ormai classica chiusura di Bang Bang (My Baby Shot Me Down) spogliata di ogni velleità di rivalsa e immersa nell’angosciante e claustrofobica sovrapposizione elliottiana. Il taglio silente avvicina la canzone al proprio termine dove sibili, venti, voci, echi e sirene si accumulano per un’ultima, intensa, vitale, danza marina.


Il concerto si è svolto:

Colorificio Kroen
Via Antonio Pacinotti – Verona
lunedì 26 febbraio 2018

Il Colorificio Kroen ha presentato:
Matt Elliott

Set
Zugzwang
I Put a Spell on You
The Kursk
Il galeone
The Calm Before
The Feast of St. Stephen
I Only Wanted to Give You Everything
Wings & Crown

Encore
Bang Bang (My Baby Shot Me Down)

www.colorificiokroen.it
www.icidailleurs.com