Ritratti d’Autore

Parliamo di Frammenti con Matteo Davide, uno dei responsabili di Semintesta, associazione promotrice e ideatrice del festival multidisciplinare che ogni estate “illumina” le serate ai Castelli Romani. Esempio eccezionale di cultura “alta” che nasce dal “basso”.

Dagli artisti coinvolti alla presenza di associazioni del territorio impegnate a fare cultura dal basso. «Il chiaro intento di connettere il tessuto sociale con quello culturale» – come recita la vostra descrizione – è, al pari della multidisciplinarietà, un tratto qualificante di Frammenti. Potrebbe approfondire questi due concetti e le relative pratiche attraverso le quali riuscite a metterli in atto?
Matteo Davide:
«La cultura dal basso è l’unico tipo di cultura che noi di Semintesta riusciamo a concepire. Una cultura che non viene dettata, tantomeno scelta a tavolino, ma una cultura che nasce dal territorio. Cultura come espressione di un’esigenza, collettiva e individuale, che non può fare a meno di considerare il tessuto sociale nel quale si vive. E la multidisciplinarietà di Frammenti nasce proprio da questi presupposti. Frammenti e Semintesta sono fondamentalmente la stessa cosa. Semintesta è nata per fare Frammenti, e Frammenti è nato per dare vita all’associazione Semintesta. Cultura e sociale intese come necessità, come bene primario e bene comune da condividere e diffondere in tutto il territorio. Cultura appunto non come espressione di un pensiero, di una élite, ma come espressione, come specchio delle nostre pulsioni.

Mettere in atto una cultura dal basso avviene mediante l’aderenza con il territorio. Noi di Semintesta crediamo che sia fondamentale e indispensabile mantenere un legame con il territorio per poter attuare un coinvolgimento attivo delle associazioni, dei singoli cittadini, ma anche per poter attuare una programmazione artistica che tenga conto dell’area che ci circonda, studiandone tutte le caratteristiche.

Una delle problematiche che mi permetto di segnalare in questa attuazione è data dalla enorme crisi (economica ma soprattutto culturale) che il territorio dei Castelli Romani sta vivendo. Nella zona in cui viviamo infatti, sebbene vi sia un’enorme patrimonio di associazioni, di giovani e sebbene vi sia un crescente desiderio di arte, mancano gli strumenti necessari all’attuazione di una sana politica socio-culturale. Mancano i teatri (ce ne è solamente uno privato a Frascati, gestito da una parrocchia), mancano i centri culturali, i luoghi d’aggregazione, mancano gli spazi pubblici. In un paese come Frascati, spesso troppo impegnato a guardarsi allo specchio, le amministrazioni si mostrano insensibili alle politiche culturali e giovanili.»

Questo forte legame con la comunità esclude un’apertura nei confronti di esperienze artistiche europee e internazionali, magari non in lingua italiana?
M.D
.: «Il legame con il territorio non vuol dire esclusivamente un legame con l’area circostante. Ritengo che si debba partire da ciò che ci circonda per poter aprire una riflessione sicuramente più ampia, che vada ad analizzare le problematiche e le tematiche che riguardano tutti. Ogni anno Frammenti propone un tema, e si tratta sempre di un tema che affronta in maniera trasversale la contemporaneità e l’attualità. Non a caso il tema di questa tredicesima edizione Reverse prendeva spunto dai movimenti occupy e di indignazione che hanno caratterizzato le recenti proteste avvenute in tutto il mondo.
Indubbiamente vi è una difficoltà nel raggiungere esperienze artistiche internazionali o europee, ma è legata più che altro ad una assenza di fondi e finanziamenti pubblici e privati che non permettono investimenti a largo raggio. Vorrei ricordare che per questa 13esima edizione, Frammenti si è svolto senza alcun finanziamento pubblico ed è stato realizzato in maniera completamente autosufficiente. Aspetto questo che rende Frammenti un modello e un’eccezione.

Peraltro vi sono state già nel passato esperienze internazionali a Frammenti, su tutte il concerto di Emir Kusturica con la No Smoking Orchestra nel 2009.»

Come selezionate gli artisti? Esistono percorsi differenti per quelli più “blasonati” e per gli emergenti, per i quali Villa Sciarra rappresenta una importante vetrina in cui mettersi in “mostra” e alla “prova”, visto il crescente riscontro in termini di pubblico e di critica che state ottenendo?
M.D.
: «Ogni volta che ci incontriamo per pensare a Frammenti, pensiamo sempre prima alla tematica, a ciò che vogliamo dire, alle domande che vogliamo porci insieme al nostro pubblico. Per questo la scelta degli artisti viene fatta tenendo conto di questo importantissimo aspetto. Cerchiamo sempre di stendere una programmazione coerente, attenta alle sensibilità del momento, invitando tutti gli artisti ad essere sensibili e consapevoli alle nostre tematiche. Perché Frammenti non è un’arena rock, non è un festival mordi e fuggi dove assistere solamente al mega concerto. Frammenti è un festival, è uno spazio aperto che si vive dal tramonto fino a notte, è un contenitore di idee e di contaminazioni, è un luogo dove poter fare prima di tutto arte. Per quanto riguarda gli artisti diciamo più emergenti facciamo lo stesso tipo di percorso, approfondendo maggiormente alcune sfumature. Con loro infatti è possibile costruire insieme un percorso ben più articolato in base al tema dell’anno. Oltre alla visibilità promessa, noi cerchiamo di non farne meramente un discorso di vetrina immobile. Non riusciamo a dimenticare l’umanità del rapporto con gli artisti e cerchiamo, laddove possibile, di instaurare una dinamica che sappia andare oltre le giornate del festival.»

Parliamo di budget, argomento cruciale per il sistema culturale e artistico italiano: chi sono i vostri principali finanziatori? Come collaborano le istituzioni pubbliche alla buona riuscita di Frammenti?
M.D.:
«La 13esima edizione di Frammenti si è svolta senza alcun finanziamento pubblico e senza alcuna sponsorizzazione privata. Sebbene possa sembrare impossibile, effettivamente è così. Il festival si svolge grazie al sostegno e al patrocinio del Comune di Frascati che ci concede l’utilizzo dello spazio di Villa Sciarra e ci sostiene nel nostro percorso. Mentre negli scorsi anni Frammenti, tramite bandi pubblici, riusciva ad ottenere finanziamenti anche dalla Provincia di Roma e/o dalla Regione Lazio, questa ultima edizione è stata per noi una rivoluzione. Frammenti è un festival indipendente ed autosufficiente e quest’anno ha sperimentato un nuovo modello di realizzazione. Abbiamo, a fronte di questa ultima edizione, compreso che senza un sostegno da parte delle istituzioni pubbliche è praticamente impossibile realizzare una manifestazione culturale di interesse pubblico. E devo dire che nonostante l’assenza di finanziamenti, siamo riusciti a mantenere sostenibile il festival, con prezzi accessibili a tutti e con la politica del biglietto unico che ad un costo di 20€ dava la possibilità di assistere a tutte le 4 giornate del festival.
Purtroppo la crisi economica ha causato la chiusura di numerose manifestazioni culturali. Frammenti continua a resistere, ma se continuerà questa indifferenza da parte delle istituzioni, sarà difficile andare avanti.»

Provi a sognare: qual è l’artista che più di ogni altro vorrebbe?
M. D.:
«L’artista che vorrei? È l’artista che arriva a Frammenti ben cosciente di come funziona il nostro festival. Un artista che sa cosa vuol dire organizzare un festival per una associazione culturale. Un artista consapevole dei rischi, delle problematiche. Un artista attivo, attento alle politiche socio-culturali. Un artista che sa a chi sta stringendo la mano. Un artista che si sappia godere il festival. Un artista che pensa ad un evento esclusivamente ideato per Frammenti.
Un artista che sogna di venire egli stesso a Frammenti

La 13esima edizione si è appena conclusa: è troppo presto per chiederle un’anticipazione sulla prossima?
M.D.:
«Per la 14esima edizione abbiamo deciso di iniziare a lavorare a Frammenti sin da subito. E questo anche per le problematiche che poc’anzi ho elencato.
Anticipazioni sulla prossima? Io credo che la più sorprendente sarebbe proprio questa: ovvero che Frammenti si continuerà a fare nonostante tutto. E sicuramente sarà sempre più bella!»