I ragazzi non piangono

Al cinema Hilary Swank ha vinto un Oscar vestendo i panni di ragazzo nello struggente Boys don’t cry. Nel sotterraneo, piccolo e raccolto, del Treatroinscatola di Roma, Sabrina Venezia, per un pugno di spettatori ogni sera, indossa i pantaloni larghi di Max Gericke e racconta una storia altra, la sua storia.

Quante grandi eroine del teatro e della letteratura sono costrette a travestirsi da uomini per sfuggire ai pericoli, salvare l’onore, conquistare l’amato o solo far ascoltare la propria voce al sesso forte? Rosalinda, Viola, Beatrice, Prassagora, Porzia, Bradamante, Clorinda sono solo alcune fra le più famose.

La donna che veste panni maschili è sensuale e forte, spudorata e casta: unisce perfettamente avventura e amore, due elementi che destano sempre grande interesse nello spettatore-lettore e sono d’ispirazione a molte storie. Con la sua mascolinità apparente è più virile degli uomini stessi, più bella, coraggiosa e saggia, e molto spesso le donne, all’oscuro del travestimento, si innamorano di lei. Quando poi riprende gli abiti femminili – e il suo ruolo all’interno della società – gli uomini la considerano con più rispetto e la elevano a loro pari.
Ella, vedova di Max Gericke, non ha nulla in comune con le antenate “amazzoni” e la sua vicenda si distacca in modo lacerante da questo passato leggendario.

I suoi grandi occhi neri sono ardenti come tizzoni, non per la furia della battaglia, ma per la stanchezza di ore trascorse a lavorare in fabbrica; per nascondere il seno il suo petto è schiacciato non da una lucente armatura o da un farsetto, ma da una canottiera sporca; i suoi corti capelli grigi sono scompigliati non dal vento di una corsa a cavallo, ma dal continuo torturarseli nella sua estrema solitudine; l’assenza del fallo non è compensata dalla spada, ma dall’osso di uno stinco di maiale.

Anche lei, però, è più virile degli altri uomini: beve di più, bestemmia di più, lavora di più. E fa innamorare le donne. Ma Ella non tornerà più ai suoi abiti femminili, alla gonna aderente e al cappello con la velina, se non per un attimo, prima di scomparire dal mondo, quando si rinchiude in un piccolo monolocale di Berlino Est. Da lì – uno spazio dove tutta la sua storia incredibile e dolorosa è implosa – Ella si racconta a un pubblico raccolto, coinvolgendolo a un livello viscerale, trasmettendogli concretamente il suo costante “mal di stomaco”, legato sia all’alcolismo che a una gravidanza isterica.

La straordinaria interprete di questo monologo di Manfred Karge – autore, regista e attore tedesco – è Sabrina Venezia, attrice di teatro e di cinema, che con questo spettacolo ha riscosso un grande successo di pubblico e critica nel 2008 al Teatro Vascello di Roma. Riproporlo oggi, in un periodo in cui le donne sono al centro della cronaca, gli conferisce sicuramente un valore particolare.

Sabrina Venezia si abbandona all’abbrutimento, costringe il corpo a pose volgari, deforma il viso in espressioni grottesche, dalla bocca escono sputi, rutti, insulti e parole biascicate con voce rauca. La fragilità, la dolcezza e la civetteria femminili – che appaiono in rari momenti – sono immediatamente ringoiati in un sorso di birra.

Lo spettacolo continua:
Teatroinscatola
Lungotevere degli Artigiani 12/14 – Roma
fino a domenica 3 aprile
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Associazione Culturale kaos presenta:
Max Gericke
di Manfred Karge
regia Sabrina Venezia
elaborazione drammaturgica Sabrina Venezia
cura scenica e costumi Chiara Paramatti