Se questa è meraviglia

La Scalinata Monumentale del Museo della Civiltà Romana all’Eur ospita le prime giornate di InEurOff, il festival di Teatro Urbano e Nuovo Circo curato dalla compagnia Ondadurto Teatro. In scena, A flower is not a flower, ovvero del corpo solido di Amalia Franco e Meraviglia! degli stessi organizzatori romani.

Ispirata al claim Connections & Passages, ossia alla migrazioni dei popoli e all’integrazione culturale, e incastonata in location di architettonica suggestione, dagli spazi classicheggianti dell’Eur a Piazza San Cosimato a Trastevere, la nona edizione di InEurOff  ha aperto le proprie porte presentando una rassegna centrata su tematiche urgenti, necessarie e declinate secondo la narrazione universalistica e (of course) anti-sovranista che Ondadurto Teatro ha palesato con la lettura (più o meno) drammatizzata di alcuni agghiaccianti report medici sulle condizioni di uomini e donne in fuga da miseria e guerra nei paesi d’origine e salvate dalle ONG nel Mediterraneo.

A flower is not a flower, ovvero del corpo solido di Amalia Franco è il secondo quadro di una più ampia e organica trilogia che, insieme al terzo, avevamo già avuto modo di apprezzare al Festival Differenti Sensazioni.

Nonostante una sfumatura di grigio abbia depotenziato l’allestimento di buona parte della sua sontuosa impronta emotiva, la sincronia con cui «i due corpi si compenetrano [e] prendono a vibrare all’unisono» ha confermato la capacità della performance di saper decostruire un fenomeno dalla valenza antropologica e archetipica – «la verità di un corpo che nascondendosi disvela la propria Identità e Differenza» – e di esplorare in profondità gli abissi della mente e dell’animo umano.

Infatti, la messa in scena romana non ha raggiunto i vertiginosi tassi di lirismo ammirati a Torino e, banalmente, a pagare dazio è stata la scelta, che non sappiamo sia da attribuire alla Franco o agli organizzatori, di collocare la sua restituzione oltre gli scalini, dunque in una posizione sovrastante il pubblico, così determinando un’errata valutazione prospettica degli astanti e l’impossibilità di una percezione ottimale del sincopato passo a due tra l’artista pugliese e la marionetta.

Ben altri problemi, invece, per Ondadurto Teatro, il cui Meraviglia! è sembrato adagiarsi con una certa superficialità sulle domande da cui lo stesso allestimento nasce: «Come sarebbe il mondo se gli adulti lo guardassero con lo stesso sguardo dei bambini? Cosa accadrebbe se la curiosità dell’innocenza ci sorprendesse ancora?» (corsivo dalle note di regia).

In una scena colma di scarti tipici della contemporaneità, una ragazza inizia a rovistare tra plastiche e rifiuti finché, trovato un segno di civiltà tecnologica (una radio), «si sveglia una mattina in un non-luogo […] viene accolta da un custode del tempo» (un curioso personaggio con una sorta di lampadario in testa) che «le farà conoscere, ripercorrere, esplorare le emozioni del tempo e il senso dei luoghi, la danza ciclica delle stagioni». Il richiamo all’attraversamento di Alice oltre lo specchio è tanto contorto quanto palese, nel momento in cui la ragazza inizia quasi a giocare a nascondino tra le pieghe di un Mondo fantastico nel quale la sua relazione con gli esseri fiabeschi e, a volte, temibili che lo abitano sarà, rispettivamente, di incontro e scontro. Il tutto in una dimensione coreutica volutamente e in apparenza disorganizzata, ma complessivamente poco fluida nelle geometrie e nella restituzione di una sensazione di spontaneità.

Lasciando che a scandire l’esplorazione ecologica sia la riscrittura minimalista di Max Richter de Le quattro stagioni di Vivaldi (il cui protagonismo è tale che viene da domandarsi che senso abbia definire originali le musiche dello spettacolo), la circolarità sonora sovrasta quella di una drammaturgia scenica povera di originalità, ancorata a cliché comunicativi (la riscoperta della meraviglia è il realtà la rincorsa a un passato nostalgicamente idealizzato) e contorniata da vistose ridondanze (in particolare, nelle coreografie d’insieme).

Per nulla compensata dal proprio target «per famiglie», Meraviglia! non convince, in primo luogo, sul piano squisitamente artistico. Perché il modo con cui intende promuovere la riscoperta di un Mondo a cui l’umanità dovrebbe tornare a volere bene si dipana attraverso, da un lato, un apparato multimediale non in grado di dialogare autenticamente con le imponenti colonne del Museo della Cilvità e, dall’altro, una sorprendente miscela di soluzioni didascaliche (la danza tra le macerie sulle note e le parole di Zingara, la continua ricerca del poetico attraverso gestualità stereotipate, sguardi persi o sognanti), simbolismi deboli (l’acqua, la giostra manuale) ed elementi di difficile decifrazione (le figure che la protagonista incontra nel proprio surreale viaggio).

Al netto della poca efficacia di tali tecnicismi, su Meraviglia! grava però l’unilateralità ottimistica dell’intenzione culturale da cui si struttura, ossia il moralismo e la retorica di chi ingenuamente sostiene sia l’ortodossa contrapposizione rousseauiana tra natura e cultura, sia un’antiquata concezione vitalistica così autodeterminandosi incapace far scorgere ciò che dovrebbe essere tragicamente (quindi poeticamente) irrisolto in chi oggi anela a una Terra migliore.

Pur partito dal condivisibile assunto secondo il quale andrebbe mostrato maggiore rispetto e cura di un corpo (naturale) formato da tante membra in equilibrio virtuoso, Meraviglia! va collocandosi sul pericoloso solco di chi avalla una visione potenzialmente reazionaria della storia e dell’opera umana e dimentica – per esempio – come il legame esistente tra cultura e natura sia tutt’altro che esclusivamente negativo e sicuramente da governare secondo tecniche e valori diversi dal semplice sfruttamento consumistico.

Un aspetto che compagnie mature e affermate come Ondadurto Teatro dovrebbero essere in grado di disvelare in maniera critica e senza anacronistici romanticismi, magari riscoprire in nome di una rivoluzionaria concordanza, di certo non negare o rifiutare tout court.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di InEurOff Performing Arts Festival
Museo della Civiltà Romana

Largo Agnelli, Scalinata Monumentale
9 Agosto 2019

ore 21:15
A flower is not a flower, ovvero del corpo solido
di e con Amalia Franco
marionette Amalia Franco
costumi Antonia Matichecchia

ore 21:45
Meraviglia!
regia Marco Paciotti
con Valerio Marinaro, Giorgia Marras, Sara Mennella, Lorenzo Pasquali e Dario Vandelli
musiche originali Stefano Saletti
costumi K.B. Project
produzione RomaEuropa Festival