L’estetica sacra e luminosa di Schubert e Bruckner

ensemble7esensUn’atmosfera unica e sacrale ha percorso le navate della cripta della Basilica di Notre-Dame de Fourvière di Lione. Jean-Philippe Dubor ha diretto l’orchestra e i cori dell’Ensemble 7e sens, con due composizioni sacre di Schubert e di Bruckner.

Dopo i Chœurs de Verdi e i Carmina Burana de Carl Orff, l’Ensemble 7e sens continua nel suo percorso di riscoperta della musica romantica proponendo due opere giovanili di due grandi compositori austriaci: la Messa in sol maggiore di Franz Schubert e il Requiem di Anton Bruckner.
Nella meravigliosa cornice della cripta della Basilica di Notre-Dame de Fourvière, Jean-Philippe Dubor ha diretto, ma sarebbe più corretto dire ha fatto emergere, canti e musiche che si sono innalzati al cielo, accompagnati dalle volte del soffitto, in un movimento costantemente ascendente privo d’ogni incertezza.
Composta a soli diciotto anni, la Messa in sol maggiore D.167 di Franz Schubert presenta già in nuce i caratteri che andranno a fondare il grande repertorio del compositore austriaco. Una scrittura quasi totalmente vocale che diviene impeccabile nella forma espressiva. La Messa in sol è una delle quattro messe degli anni giovanili (1814-1816), tutte concepite per un’esecuzione liturgica. Schubert, che morirà giovanissimo, a soli 31 anni, nel 1828, avrà il tempo di comporre altre tre Messe (la Messa in la bemolle maggiore D.678, la Messa in mi bemolle maggiore D.950 e la Deutsche Messe D.872). L’opera proposta dall’Ensemble 7e sens rispetta i canoni di questo tipo di composizione, la sua struttura in sei parti fondamentali, e la sua attenzione per l’aspetto vocale si palesa fin dal primo movimento, quello del Kyrie. Se il Credo è straordinariamente intenso, il Benedictus si fonda sulle voci dei solisti che giocano tra di loro, prima di approdare all’ultima parte, quella dell’Agnus Dei. Questo movimento, che termina la Messa, impone un’atmosfera molto più solenne delle parti precedenti, acuita dalla magnifica voce del soprano (Odile Dovin-Morel). Se il côté pastorale aveva rappresentato l’estetica degli altri movimenti, nell’Agnus Dei Schubert innalza l’eccellenza e questo finale lo fa approdare, giustamente, tra i grandi compositori di Messe, non solo dell’epoca romantica.

La seconda parte del concerto viene dedicata alla riproduzione integrale del Requiem di Bruckner, il genio della musica sacra romantica. Musicista maledetto, ancora troppo poco conosciuto e suonato in Francia, Bruckner non ha raccolto, per gran parte della sua vita, grandi soddisfazioni, ma gli ultimi anni della sua esistenza hanno segnato, insieme alla storia personale, anche quella di tutta la storia della musica classica. Proprio nella parte terminale della propria esistenza, Bruckner riuscirà a raccogliere i frutti del suo lavoro, oltre a un grande riconoscimento pubblico.
Il Requiem, la cui scrittura venne iniziata quando il musicista aveva ventiquattro anni, in memoria di Franz Sailer, un amico del padre, è un’opera complessa che ha subito rivisitazioni e integrazioni che si susseguono fino alle 1894, data che precede di soli due anni quella della sua morte. L’Introito inaugura la composizione e accompagna l’astante, e le spoglie del defunto, in un’atmosfera estremamente solenne. Il secondo movimento, quello del Dies Irae, possiede un piglio decisivo e spiccato che il direttore Dubor sottolinea con grande decisione. L’ira di Dio non risparmia alcun piano tonale e la sua forza decisionale preme attraverso la parola proferita. L’Introito ritorna nel nono movimento, quasi a voler concludere la composizione (anche se la vera conclusione verrà lasciata alla Communio). In questa parte la composizione bruckneriana giunge alla meraviglia estetica: il coro solitario e limpido è in grado di sollevarci da terra, e le voci si materializzano in nimbi celestiali e angelici che accompagnano verso l’alto. Si tratta di pochi secondi, un paio di minuti che purificano ogni anima e permettono al cielo di aprirsi per accogliere il defunto. Il bis sarà giustamente dedicato a questa luce celestiale. La musica di Bruckner è una musica che eleva, che impressiona. Fortemente trascendentale, questa musica viaggia verso l’infinito, separando ogni essere finito dal proprio milieu. Là dove Schubert gioca con gli elementi naturali, Bruckner si proietta fin da subito, dagli albori della propria carriera, in una volontà trascendentale, mistica. L’ascoltatore di Bruckner non appartiene più a questo mondo: egli è già in viaggio verso una trascendenza, vicina a quella che subiscono le spoglie mortali del defunto a cui il Requiem si indirizza e per il quale intercede con il divino. L’Ensemble 7e sens propone un Bruckner intenso e sacrale. Se questa composizione possiede già in sé qualcosa di straordinario, Jean-Philippe Dubor acuisce il gradiente estetico e il risultato sfiora la perfezione.
Questo concerto resterà impresso in modo forte e duraturo tanto nella componente uditiva, quanto in quella visiva del numerosissimo pubblico presente.

Dans la crypte de la Basilique de Notre-Dame de Fourvière, Jean-Philippe Dubor a dirigé l’Ensemble 7e sens, en créant un mouvement d’ascension musicale et divine. La Messe en sol de Schubert et le Requiem de Bruckner sont apparus comme la possibilité d’une ouverture céleste. Une puissante tension entre humain et divin créée par la musique et par la voix.

Lo spettacolo è andato in scena:
Basilique de Notre-Dame de Fourvière
8, Place de Fourvière – Lione
giovedì 18 aprile, ore 20.00

L’Ensemble 7e sens presenta
Messe en sol de Schubert, Requiem de Bruckner
direttore d’orchestra Jean-Philippe Dubor
soprano Odile Dovin-Morel
mezzosoprano Marie-Lys Langlois
tenore Patrick Garayt
baritono basso Philippe Fourcade