Ordine e disordine

Affascinante e conturbante Metamorfosi di Roberto Latini, apparso per la prima volta nell’estate 2015 a Inequilibrio, cresciuto in evoluzioni diversificate – con il solo Latini, in spettacoli corali e in versioni per uno spettatore alla volta.

Di questo progetto multiforme, al Teatro Era di Pontedera sono andati in scena un insieme di episodi che traggono dal poema di Ovidio la loro linfa vitale per divenire altro, scaglie di parole del testo originale, programmate in corpi presi in prestito al circo, al mondo dei rave, alla fiaba.
Come materiale incandescente che fissa la mitologia antica in una colata di immagini nitide, le interpretazioni potevano essere innumerevoli. Il regista, attore e drammaturgo ha scelto una strada frastagliata (a metà tra l’arena dei clown e momenti teatrali sofisticati di narrazione) e un tocco di mano che sfiora la polvere e la solleva per farne un turbinio.
Le scene, separate fra loro, come coralli in bacheche differenziate, si intersecano, sì, l’una nell’altra, ma paiono talvolta scollate, talaltra senza accenti gravi o acuti.
Forse un luogo racchiuso, uno spazio più concentrato, avrebbe moltiplicato il senso dello spettacolo nello spettacolo, con Latini capomastro di pagliacci che mutano abiti e apparenze, dal Caos iniziale (primo episodio), dove da un valzer di germi e batteri hanno origine i quattro elementi e le sette età dell’uomo, fino all’amore incompiuto di Orfeo e Euridice (ultimo episodio).
Ilaria Drago cattura la scena in uno dei momenti più alti dell’opera, dove la sua voce, amplificata, cresciuta in riverberi come onde, poi concentrata nel canto, esplora più strade e da celestiale si fa infernale, dando vita al mito delle Sirene, per schiumare in un testo che non sembra più di Ovidio, fatto di gocce azzurre e taglienti su cosa è amore, cosa è guerra, cosa è sofferenza. Le fanno eco l’intonazione magnetica e profonda di Latini, che al microfono si fa attraversare dalla leggenda di Corvo, per fare spazio poi alle movenze elettriche di Savino Paparella – un Minotauro più grottesco, che mostruoso.
Metamorfosi è un materiale lontano ma in divenire, qui reso algido, sulla natura terrena e cosmica, sulle divinità – che altro non sono se non uomini e donne con i nostri stessi difetti, vizi, cattiverie e virtù, abitanti del pianeta terra/circo; materiale che avremmo voluto servito più bollente, più fumante.
Ottime le musiche di Gianluca Misiti.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Era

via Indipendenza, Pontedera (PI)
3 febbraio h. 15-22.00
4 febbraio h. 10-18/21.00

Metamorfosi
di forme mutate in corpi nuovi

episodi Narciso, Caos, Sirene, Aracne, Minotauro, Corvo, Sonno, Ecuba, Sibilla Cumana, Argonauti, Orfeo e Euridice
da Ovidio
traduzione Piero Bernardini Marzolla
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
costumi Marion D’Amburgo
con Ilaria Drago, Roberto Latini, Savino Paparella, Alessandra Cristiani, Francesco Penancchia, Alessandro Porcu, Paola Zaramella
direzione tecnica Max Mugnai
organizzazione Nicole Arbelli
adattamento e regia Roberto Latini
foto di Futura Tittaferrante
produzione Fortebraccio Teatro, Festival Orizzonti, Fondazione Orizzonti d’Arte
con il sostegno di Armunia Fesstival, Costa degli Etruschi