Kilowatt Festival si inebria di poesia

La prima giornata a Sansepolcro è dedicata al Teatro delle Albe. Un omaggio dei cittadini del Borgo a Ermanna Montanari e il regalo di Ermanna a quegli stessi cittadini, Maryam, la sua ultima interpretazione.

Le Miniature Campianesi è un libro di ricordi scritto da Ermanna Montanari con la delicata bellezza che il passato acquista quando filtrato dal tempo, con la levità di una vita trascorsa realizzando i sogni di bambina.
La mano leggera tratteggia un’infanzia, un’educazione sentimentale alla vita, i voli pindarici della fantasia, mescolati, sulla tavolozza, alle piccole esperienze e alle grandi conquiste. Ma, nel contempo, stende ampie campate sul mondo rurale degli anni Sessanta, le esistenze di un’Emilia Romagna più vicina a quella dei fratelli Cervi che al boom economico che stava velocemente cambiando, ma anche omologando e snaturando, l’Italia (come avrebbe denunciato instancabilmente Pasolini).
C’è il viaggio verso Parigi – quasi fosse la luna, in tempi in cui ci si muoveva ancora con il carro o i trattori e i traslochi si facevano solo a San Martino e avevano il sapore dell’avventura. C’è lo squartamento del maiale, come ne L’albero degli zoccoli. Ci sono i burattini e la bella calligrafia, il refettorio dell’asilo e la mungitura delle mucche, la nascita tra le grida di dolore e il colpo di fucile – sordo, lancinante, irrevocabile.
Di quadro in quadro, Ermanna ricostruisce un microcosmo di esperienze, un mondo scomparso eppure presente nel ricordo e immanente nelle letture dei cittadini di Sansepolcro che si passano il testimone, leggendo passi, rivivendo con la propria voce e il proprio corpo fatto di carne e sangue, qui e ora, le memorie di un’altra da sé – e, nel contempo, anche proprie perché la Storia con la S maiuscola è sempre intessuta delle altre, quelle con la s minuscola, che ci accomunano, rendendoci compartecipi. Ed è un cordone ombelicale impossibile da recidere quello che unisce Ermanna Montanari, i cittadini di Sansepolcro, noi spettatori, i passanti di questa assolata giornata di luglio.

In serata, va in scena Maryam, nello spazio raccolto di Santa Chiara. L’affluenza del pubblico è grande, così come l’interesse per questo lavoro che scruta l’altro lato del cielo: Maria non in quanto personaggio evangelico ma proprio del Corano, venerato anche nel mondo islamico. Lo spunto è originale in quanto ponte tra credi e, soprattutto, fonte di speranza per comuni destini di dolore.
E sono questi destini gli autentici protagonisti dei tre monologhi recitati da Ermanna Montanari con una profonda e dolente partecipazione. Tre storie di ordinario orrore nell’attuale Medio Oriente, dove le spose bambine sono la regola in un mondo dominato dal maschio; dove un ragazzino può trasformarsi in kamikaze per aiutare economicamente la propria famiglia; dove un dodicenne può morire in mare mentre fugge verso l’Europa insieme al padre. A dare voce a queste storie non sono però i protagonisti, bensì dei testimoni – persone loro vicine che pregano per la vendetta o, rassegnatamente, per sapere dove sia quel bambino perso nei flutti del Mare Nostrum.
Un canto accorato che Ermanna modula quasi sottovoce, un lavoro in sottraendo che erompe nella maledizione e nell’ira mentre, quando la musica prende il sopravvento, si ha il tempo per riassaporare la ferocia della mancanza di umanità a cui ci stiamo abituando, giorno dopo giorno, chiusi nelle nostre torri d’avorio cementate su razzie di materie prime, sfruttamento di risorse, depauperamento di intere popolazioni che si vorrebbe non venissero nemmeno a bussarci alla porta in cerca di lavoro.
E cosa può Maryam? Il silenzio di dio è un frastuono di fronte alla rassegnazione che imporrebbe la madre che non poté nulla per il suo stesso figlio, che può solo offrire il proprio dolore, statica e legnosa come una statuetta da presepe o quelle madonnine di plastica riempite di acqua benedetta, che regalavano i parenti di ritorno da Lourdes.
Però, qui sorge il dubbio. Questa implosione frustrante che proviamo come spettatori dopo aver ascoltato quelle storie può essere compensata solamente con un amore che è accorata rassegnazione e condivisione del patimento? Dove si è persa la Teologia della Liberazione? Dove si è abbandonata la visione di un impegno che porti a cambiare questo mondo, rivoltandolo fino a farlo diventare un paradiso in terra? Perché, forse, di tutte le frasi attribuite a Cristo (figura reale o meno che sia), quella che si può certamente sottoscrivere è che: “il regno dei cieli è in mezzo” a noi. E nostro compito non può essere rassegnarci a uno status quo di guerre, sfruttamento, violenze e soprusi.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Kilowatt Festival 2017:
Sansepolcro – varie location

venerdì 14 luglio:
Torre di Berta, ore 18.00
I cittadini di Sansepolcro per Ermanna Montanari
Lettura pubblica Miniature Campianesi
(incontro)

Santa Chiara, ore 20.30
Teatro delle Albe / Ermanna Montanari presentano:
Maryam
testo Luca Doninelli
in scena Ermanna Montanari
musica Luigi Ceccarelli
ideazione, spazio, costumi e regia Marco Martinelli ed Ermanna Montanari
(teatro)