Musica sofisticata, ma non per pochi

Il Convento dei SS. Apostoli regala un’altra splendida domenica di grande musica; stavolta in scena la musica minimalista.

La storia della musica contemporanea, a partire dalle avanguardie del Novecento, riflette la tendenza che accomuna in fondo tutte le varie modalità espressive; di fatto, i mutamenti repentini e le dinamiche a essa relativa sono simili a quanto accaduto nella storia delle arti visive e in letteratura. Ovviamente, però, le vicende che riguardano la musica hanno delle proprie specificità che andrebbero approfondite e studiate per comprendere alcuni fenomeni degli ultimi decenni.

Così come in pittura si è abdicato completamente, nei primi del secolo, al paradigma naturalista, liberando le forme dal dovere di rappresentare qualcosa, in musica il rifiuto della tonalità e la tecnica dodecafonica operarono una svolta decisiva nei confronti di sonorità secolari: armonia, melodia, processi compositivi furono completamente trasformati per mano degli autori della Scuola di Vienna, primo fra tutti Arnold Schönberg.

Così come accadde in pittura, però, in musica – questa linea che ha origine proprio in Schönberg – intraprese, attraverso la figura di Webern, un radicalismo di tali proporzioni da far virare i compositori verso ambienti sconosciuti, estremi, fino ad arrivare all’inascoltabilità della proposta elitaria della musica seriale e concreta europea. La musica sembrava aver smarrito qualsiasi dimensione estetica per la pura sperimentazione, perdendo qualsiasi contatto col pubblico; anche in ciò simile all’arte contemporanea, sembrò a un certo punto che si facesse a gara a chi fosse più prossimo al rumore rispetto alla musica, in una dimensione di autoappagamento perversa e ipocrita; e sempre simile alle vicende dell’arte contemporanea, a un certo punto il baricentro della sperimentazione artistica si spostò dall’Europa a New York. Una generazione di nuovi compositori, infatti, negli anni Sessanta dette vita a un’inedita stagione di creazione musicale, definita Minimalismo, che senza rinunciare alla sperimentazione ritmica e compositiva non ripudiò in toto  l’attrattiva e il coinvolgimento patico del pubblico. Non a caso, questi artisti spesso hanno sovrapposto il loro destino a quello della musica popular e in particolar modo della musica rock, riuscendo così a infrangere il mito della dicotomia tra cultura alta e cultura bassa.

Per queste ragioni, l’omaggio che la Camera Musicale Romana ha fatto alla musica minimalista in occasione del concerto Minimalismo, mon amour non può non essere salutato con piacere; giunta alla quinta fortunatissima stagione concertistica, Musica ai SS. Apostoli ha proposto a una sala gremita di pubblico uno straordinario concerto di grande appeal, ma anche di una certa esclusività. Sì, perché se è vero che la maggior parte dei compositori minimalisti, attraverso la musica rock o meno, sono tornati con forza alla melodia classica, scrivendo spesso per il cinema o proponendo motivi che sono diventati delle costanti per la pubblicità o per la televisione in genere, ma proprio per questa ragione si sono trovati boicottati dai canali ufficiali della scena musicale alta, bistrattati e messi ai margini perché ritenuti fenomeni commerciali di poco conto.

Pierluigi Puglisi e Arturo Stalteri eseguono quasi due ore di brani in maniera magistrale, anche in coppia, non solo nell’esecuzione di brani orecchiabili e melodiosi, come Close Cover e Struggle for Pleasure di Wim Merterns; la loro bravura e il loro talento lo dimostrano soprattutto alle prese coi brani più strettamente “minimalisti”, come le serie ipnotiche e ripetitive di Philip Glass, oppure nei brani più ambient di Brian Eno (anche lui protagonista di quell’incontro così audace tra popular music e musica colta). Entrambi hanno proposto, nel corso del concerto, brani di loro realizzazione; soprattutto Stalteri che dimostra un’indubbia capacità di scrittura proprio sul modello di questa ondata di rinascita melodica sorta sulle basi del minimalismo. Un evento questo concerto meritevole di aver dimostrato come la grande musica non debba necessariamente, nel XX secolo, essere detestabile, e proprio per questo si è trattato di uno dei pochi concerti dove il piacere si è coniugato allo spirito contemporaneo.

Il concerto ha avuto luogo presso:
Convento Ss. XII Apostoli

Sala dell’Immacolata
via del Vaccaro, 9 – Angolo p.za Ss. Apostoli – Roma
domenica 22 febbraio ore 18:30

Minimalismo, mon amour
musiche di B. Eno, P. Glass, W. Mertens, P. Puglisi, A. Stalteri
Pierluigi Puglisi – pianoforte
Arturo Stalteri – pianoforte