The Italian way of life

mittelfest-recensioneMicrocosmi è il grande protagonista della seconda giornata di Mittelfest 2013. Lo spettacolo itinerante, firmato da Giorgio Pressburger e tratto dall’omonimo testo di Claudio Magris, trasforma la città in un teatro a cielo aperto.

Ad aprire la seconda giornata della kermesse friulana è Strolic, una «collezione di poesie dedicate ai dodici mesi dell’anno», musiche originali scritte da Valter Sivilotti, eseguite dall’ensemble diretto da Luca Bonutti e cantate dal coro maschile Natissa di Aquileia e dalla solista Claudia Grimaz. Un’esecuzione tecnicamente pregevole e interessante, volta a risvegliare l’orgoglio di un popolo – quello friulano – confinante con il cuore dell’Europa un tempo imperiale (legame che emerge dalle melodie colte della Mitteleuropa) e, allo stesso tempo, legato alle proprie tradizioni ricche di storia e di fascino.

A seguire, l’evento più atteso di questa edizione di Mittelfest, Microcosmi, un progetto imponente, che «permea simbolicamente l’intero festival» (al punto da «dar[gli] il titolo») e rappresenta il maggiore investimento della rassegna (che, in collaborazione con a.ArtistiAssociati, ha prodotto lo spettacolo). Una complessa organizzazione, alla quale hanno partecipato attivamente anche diverse componenti della comunità del luogo, da quella istituzionale a quella cittadina (che ha prestato balconi e finestre), ma anche un esperimento ambizioso di drammatizzazione della città e di contaminazione tra cultura alta e vita quotidiana, che ha inondato le vie e le piazze di Cividale «come un maestoso fiume».

Un tentativo indubbiamente grandioso, con alcuni limiti per quanto riguarda la sua messa in piazza e la sua ideazione di fondo per uno sforzo creativo, gratificato da un ottimo riscontro di pubblico – sebbene non completamente riuscito.

Lo spettacolo ha riprodotto – nelle piazza di Cividale del Friuli – i nove capitoli che compongono l’originario racconto di Magris – premiato con lo Strega nel 1997 – dei territori di confine tra Italia e Mitteleuropa, puntando in gran parte sul potere evocativo e descrittivo della parola e della memoria del suo autore. Nell’impostazione registica di Giorgio Pressburger, infatti, si alternano numerosi protagonisti, con Giorgio Lupano nelle vesti di personaggio-pilota, dai cui ricordi affiora il senso di una individualità (quella di Magris e dei soggetti narrati) che, tra le pieghe di questa autobiografia, diviene microcosmo. Ovvero metaluogo dove le identità assumono valenza universale pur restando ancorate alla propria concretezza.

Una superba dimostrazione del potere della parola che, per tutta la lunga durata del viaggio-spettacolo, ha saputo non disperdere il patrimonio umano descritto dalle pagine di Magris e raccontare un mondo fitto di esperienze e di vita vissuta e da cui emergono nomi di sconosciuti, ma anche celebri come quelli di Saba, Borges o Mauro Corona – interprete di un inaspettato siparietto con Lupano. Merito anche dell’alto tasso di feeling tra i numerosi attori che hanno saputo far squadra persino nei momenti critici – come quelli dovuti all’audio e all’invadenza di taluni, di cui diremo più avanti. Ottima anche la scelta delle location in coerenza con le caratteristiche dei luoghi via via descritti (dal Caffé San Marco nell’affollata Piazza Duomo a Lagune nell’esterno del bucolico Convitto Paolo Diacono, dal Giardino nell’elegante Foro Giulio Cesare a La volta nel suggestivo Duomo).

A dir poco meraviglioso il clima che si respirava tra la folla, termine che, comunque, non rende giustiza all’atmosfera creata da una fiumana di persone, in cui si muoveva discreto e curioso lo stesso Magris. Folla che – per entusiasmo e complicità – ha saputo dare allo spettacolo il classico valore aggiunto, la dimensione di agorà nel senso etimologico di spazio vitale e cuore delle relazioni interpersonali di una città. Una allegra brigata, quella composta da pubblico e Compagnia, non rovinata dalla presenza di uno sparuto numero di spettatori fuori le righe, arroganti e molesti nel pretendere di stare a due passi dalla messa in scena, quando l’impianto scenico e la logistica della complessa rappresentazione a cielo aperto avrebbe necessitato della totale collaborazione di tutti.

Non sono, infatti – e veniamo agli aspetti meno riusciti della serata – mancate alcune criticità per quanto riguarda l’organizzazione tecnica dell’allestimento. Un apparato che, pur contando su un bugdet non irrilevante (ricordiamo che si tratta della maggiore produzione di questo Mittelfest), avrebbe probabilmente necessitato di ulteriori risorse. Pensiamo a quegli intoppi con i microfoni che, spezzando il ritmo dell’ascolto, hanno costituito una grave tara per una pièce di circa sette ore che proprio sulla cadenza giocava gran parte della propria efficacia. Oppure alle ristrettezze del supporto tecnico, che – proprio per permettere agli encomiabili addetti di prepararsi capitolo dopo capitolo – hanno determinato un percorso strutturato in maniera disorganica, con tempi di attesa dilatati e trasferimenti lunghi (e faticosi), nonostante la letizia delle musiche dirette da Cristiano Dell’Oste.

Dettagli, certo, non secondari, ma non strutturali e facilmente superabili. Di un’esperienza complessivamente deliziosa, a lasciare con l’amaro in bocca è stata l’ideazione stessa di questo spettacolo. Costruito da Pressburger in maniera tradizionale e secondo i canoni dell’amore italico per la narrazione, Microcosmi, puntando tutto sulla parola, mette decisamente in secondo piano l’aspetto simbolico e visivo, eccezion fatta – ovviamente – per gli splendidi ambienti cittadini. Cosa resta di uno spettacolo, la cui essenza site-specific rischia di non trovare sviluppi futuri? Una rappresentazione non facile da replicare per evidenti motivi: dal numero di attori e di comparse “locali”, indispensabile per una messa in scena credibile, e dalla necessità di un contesto adeguato in cui ambientarne la “durata” all’impianto tradizionalistico-narrativo difficile da “esportare”, soprattutto all’estero. Una pregevole performance che, temiamo, possa rimanere ancorata a una sorta di omaggio a una terra, la cui dimensione microcosmica, pur potendo aspirare al retaggio di modello ideale per le indubbie capacità affabulatorie del linguaggio di Magris e la sapiente scelta degli episodi più significativi operata da Pressburger, vede nella propria costituzione il rischio più del limite che della possibilità

Un limite, che, per il tesoro dell’emozione intensa, vissuta tra i vicoli di Cividale, ci piace pensare possa rappresentare per Pressburger, navigato lupo di mare del teatro, una sfida – tra le più interessanti della sua carriera – da rilanciare.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Mittelfest 2013:
itinerante per le vie di Cividale del Friuli
sabato 13 luglio, ore 19.30

Mittelfest presenta:
in Prima Assoluta (Italia – Percorso Première)

MICROCOSMI
adattamento di Giorgio Pressburger da “Microcosmi” di Claudio Magris
regia Giorgio Pressburger
scene e costumi Andrea Stanisci
disegno luci Francesco Rodaro
aiuto regia Chiara Cardinali
collaboratore organizzativo Emilio Vallorani
con Giorgio Lupano, Ariella Reggio, Antonio Salines, Paolo Fagiolo, Ester Galazzi, Adriano Giraldi, Maria Grazia Plos, Gianfranco Candia, Alessandro Mizzi, Marcela Serli, Maurizio Zacchigna
Coro del Friuli Venezia Giulia
Cristiano Dell’Oste, direttore
Ensemble strumentale Mittelfest
produzione Mittelfest 2013
in collaborazione con a.ArtistiAssociati
con la collaborazione di A.T.F. Associazione Teatrale Friulana , Scuola di danza Broadway Dance Udine (Co.Co.Co. Compagnia Corpi Contemporanei) – Udine, Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” – Udine
si ringraziano:
Convitto Nazionale “Paolo Diacono” di Cividale, Comune di Cividale del Friuli, Parrocchia di Santa Maria Assunta di Cividale del Friuli, il bar Centrale per i tavoli, dott. Francesco Pascolini di Torreano per la Jeep, L’I.S.I.S. Servizi “Bonaldo Stringher” di Udine per i giovani camerieri, Manuela Pinzini per la finestre, Pia Cattarossi per il balconi, Franco Fornasaro per il balcone, Gianpiero Cudicio per le finestre, famiglia Monai per la finestra, GRADO VOCA, l’Immobiliare La Loggia di Tiziano Viezzi per la collaborazione, David Sardi per la terrazza, la cittadinanza di Cividale per il disturbo arrecato, famiglia Battocletti