mittelfest-recensioneLa prosa brillante di Passoni e Wertmüller e il progetto coreutico di Pier Paolo Pasolini protagonisti di Mittelfest 2013, la kermesse di Cividale del Friuli che proseguirà fino a sabato 20 luglio.

Inseriti all’interno del percorso Inquieti miti, “viaggi tra personaggi e idee che hanno segnato due secoli”, i due spettacoli – rispettivamente di Giuseppe Passoni e Lina Wertmüller – mostrano non casualmente una caratteristica comune: la leggerezza. Un fil rouge interpretabile secondo due opposte prospettive: la prima, forse intellettualistica, di decostruzione dei “tipi umani” che stanno “dentro” le storie raccontate; la seconda di “semplice” valutazione fenomenologica del rappresentato, che – volta a non metterne in discussione i presupposti di base, quanto ad apprezzarne la “superficie” ironica e scanzonata – risulta probabilmente più conforme alle “ambizioni” della messa in scena e – di conseguenza – secondo noi preferibile.

In Io dico che domani Italia vince, Passoni utilizza il calcio e il ricordo di quella “formidabile” esperienza che fu Spagna ’82 come elemento simbolicamente decisivo per spiegare e capire il modo d’essere nostrano, nonché per cercare di proporre un modello positivo per uscire dall’attuale situazione di crisi e “trasmettere allo sfiduciato spettatore del nostro tempo la carica e l’energia […] di quei giorni [e] dar[gli] lo slancio per inseguire i [suoi] sogni […]. Un messaggio in senso contrario: non mollare mai”. Una storia, che, raccontata con ritmo e partecipazione dallo stesso Passoni nei panni di Navarro/Mario Sconcerti (autore de Il racconto dell’Italia, dal quale è tratta la rappresentazione) può dunque essere letta in forma di “frivola” allegoria, piuttosto che di triste stereotipo dell’italiano sempre «pronto a dimenticare» se l’occasione lo richiede. Un rischio, quello dello stereotipo negativo, che Passoni supera agilmente e con arguzia, facendo affidamento al carico emotivo del testo originario e su una vera e propria “confessione” di “mediocrità”: «Possiamo anche dimenticare tutto, anzi il merito è anche mio che devo aver portato fortuna con il mio modo di fare». Un modo fatalistico e deresponsabilizzante che viene personificato dalla figura del giornalista (interpretato da Riccardo Mattei), prima saccente e tuttologo contestatore delle scelte di Bearzot – “cocciutamente coerente” volle presentare al Mondiale una rosa in piena crisi di identità e di risultati – ma prontissimo a saltare sul carro dei vincitori. A titolo di merito, va poi sottolineato come questo recital, piacevole e lineare rispetto ai canoni del genere, utilizzi – attraverso il personaggio di Raffaella Adania – alcuni interessanti artifici scenici, riuscendo così ad alzare il livello narrativo (la splendida voce di lei che declama testi poetici di Verlaine, Neruda, Byron e Alceo) e visivo (una veste bianca, nera o rossa, a seconda del carattere che, in un determinato momento, piuttosto che in un altro, dominava l’atmosfera in casa “azzurri”).

A seguire, al Teatro Ristori, Un’allegra Fin De Siècle, “prima” in veste di attrice teatrale di una grande regista cinematografica come Lina Wertmüller, che – ricordiamo – è stata la prima donna a essere candidata all’Oscar per la miglior regia (con Pasqualino Settebellezze del 1977). In questo caso, non possiamo far altro che plaudire l’ennesimo tentativo di mettersi in gioco di una straordinaria rappresentante della cultura italiana, nonostante l’excursus attraverso i periodi drammatici più salienti del Novecento – descritti in un ideale ringkomposition “bignamica”: dall’attentato di Gavrilo Princip, che determinò la Prima guerra mondiale, a quello alle Twin Towers del 2001 – soffra tremendamente la mancanza di variazione drammaturgica e di specifiche doti interpretative della sua protagonista (la stessa Lina), oltre a scontare problemi tecnici, che hanno impedito una corretta esecuzione canora alla pur brava Nicoletta Della Corte.

Potente e sorprendente, infine, la performance al Chiostro San Francesco, Vivo e Coscienza, tratta dall’unico testo che Pasolini scrisse appositamente con l’idea di destinarlo alla danza – portato sul palco del Mittelfest da Luca Veggetti, Paolo Aralla e Paolo Latini, con gli allievi – coordinati da Marinella Guatterini – del corso Teatrodanza di Milano Teatro Scuola Paolo Grassi. Vivo e Coscienza è l’abbozzo di un progetto in quattro quadri che, nelle intenzioni dell’autore emiliano (che in questa edizione del Mittelfest “gode” di unpercorso dedicato) , avrebbe dovuto contare sull’apporto musicale del direttore d’orchestra Bruno Maderna ed essere destinato al coreografo francese Maurice Béjart; progetto che, tuttavia, non vide mai la luce. Basato sull’idea di un incontro – tanto anelato quanto impossibile da realizzare – tra un personaggio maschile (Vivo) e uno femminile (Coscienza) e ricerca dialetticamente espressa dagli sforzi con cui quest’ultima tenta di baciare il suo alter ego, il balletto – lontano da forme ardite di sperimentazione – simboleggia il “dissidio tra corpo e lingua”, tra “passione e ideologia”, “l’elogio della danza in Nietzsche, che inneggiò alla libertà tragica e alla smemoratezza del corpo contro la prigionia ideologica”. Allo stato attuale, alcune trovate risultano particolarmente riuscite, come l’utilizzo della voce vibrante e spasmodica di Francesco Leonetti – poeta e amico di Pasolini – e di strumenti sonori capaci di catturare la “captazione del movimento”: alcuni tavoli microfonati, che gli stessi ballerini “suonano” attraverso il proprio movimento e per contatto, dando così l’impressione di un grande ensemble polifonico. Anche i momenti didascalici risultano efficaci. Ne ricordiamo alcuni – per l’esattezza, uno per episodio: nel primo, Vivo non ha parole per esprimersi e per questo comunica con i propri simili attraverso una convulsa e vitale simil-capoeira, mentre Coscienza e le proprie “partner” eseguono dei movimenti “isolatamente” l’una dalle altre; nel secondo, il tentativo di Coscienza di baciare Vivo (che pure appare tentato, ma non voglioso) si concretizza visivamente in una tangenza infinita che richiama il concetto matematico di asintoto, prima del “salvataggio” finale da parte di una amica di lui; nel terzo, Coscienza raffigura “la borghesia dominante” ai tempi del fascismo e, per questo, si trova omologata in un “passo a cinque”, sui tavoli, tra le proprie simili; infine, nell’ultimo, troviamo la Coscienza “democratica della Resistenza” impegnata nella scrittura “costituzionale” dei tavoli utilizzati come scenografia, ovvero nella restituzione dell’esito della guerra partigiana. Diamante – per forza o per fortuna – ancora grezzo e con alcune opacità da affinare, nella sua potenzialità formale ancora inepressa e che ci auguriamo possa essere oggetto di ricerca coreutica, Vivo e Coscienza si attesta, dunque, su un buon livello emotivo e visivo, sembrando – in virtù del vorticoso caos messo in scena da danzatori, tanto giovani quanto “belli” – sulla strada per “per partorire una stella danzante”.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Mittelfest 2013:
Chiesa Santa Maria dei Battuti
domenica 14 luglio — ore 18.00
Io dico che domani Italia vince
Italia — Percorso Inquieti miti
tratto da Il Racconto dell’Italia di Mario Sconcerti
progetto e regia Giuseppe Passoni
voci recitanti Giuseppe Passoni, Raffaella Adani, Riccardo Mattei
voce registrata Bruno Pizzul
produzione Associazione Variabile

Teatro Ristori
domenica 14 luglio — ore 20.30
Un’allegra Fin De Siècle
Italia — Percorso Inquieti miti
testo e regia Lina Job Wertmüller
musiche e canzoni Italo “Lilli” Greco e Lucio Gregoretti
in scena Lina Job Wertmüller
Andrea Bianchi, pianoforte
Nicoletta Della Corte, voce
produzione Promo Music
in collaborazione con Teatro Comunale di Cagli

Chiostro San Francesco
domenica 14 luglio — ore 22.30
Vivo e Coscienza
Prima Assoluta
Italia — Percorso Pasolini vivo
da Vivo e Coscienza di Pier Paolo Pasolini (1963)
coreografia, regia e dispositivo scenico Luca Veggetti
musica e progetto sonoro Paolo Aralla
luci Paolo Latini
voce Francesco Leonetti
con Vito Carretta, Silvia Dezulian, Laura Ghelli, Angela Papagni, Marco Pericoli, Alice Raffaelli, Giulia Rossi, Jonathan Tabacchiera, Gabriele Valerio
del Corso di Teatrodanza di Milano Teatro Scuola Paolo Grassi coordinato da Marinella Guatterini
coproduzione Milano Teatro Scuola Paolo Grassi e Mittelfest 2013