mittelfest-recensioneFra un poeta mitteleuropeo, musiche gitane ed elettroniche, Mittelfest regala un momento di grande teatro.

La giornata inizia con Maggio boemo, la lettura interpretativa di Maggio di Karel Hynk Màcha, un poeta romantico morto giovanissimo nel primo Ottocento.
Il poema è una storia d’amore e di morte dai toni cupi illuminati da sprazzi lirici, dai colori ora lividi, ora sfumati in velature di acquarello. La metrica originale è il giambo boemo, restituito con intelligenza filologica in endecasillabi sciolti nella traduzione di Alessandra Mura. Gilberto Scaramuzzo li porge con passione, anche gestuale, in una sequenza cui fanno da contrappunto discreto i movimenti coreutici (nel programma, “passi di danza”) dell’atletico Mattia Mantellato e gli inserimenti musicali di Leóš Janáček e di altri autori boemi. Malgrado il sapore fortemente melodrammatico, datato del poema, la lettura ha un che di avvincente, e il pubblico la segue con attenzione e trasporto, fino ai meritati applausi.
Ben diverse le ossessive atmosfere evocate da Music for Wilder Man, di Teho Teardo. Una chitarra elettronica, il cui suono, imbarbarito, stravolto, strizzato, produce ritmi ossessivi, appena ingentiliti dal complice violoncello di Martina Bertoni. Lui imbraccia il suo strumento come un’arma impropria, lo rovescia, lo percuote. Corpulento, paffuto, il cranio lucido, danza una sorta di ballo dell’orso, mentre agisce su una pedaliera che distorce, amplifica, reitera i suoni, e riesce ad essere trascinante. Intanto, sullo schermo si succedono le conturbanti, minacciose foto di Charles Fréger, figure mostruose mezze uomo e mezze animale, che hanno ispirato l’ultimo album del musicista.
Con Una giovinezza eternamente giovane, Mittelfest regala un momento di grande teatro. Roberto Herlitzka appartiene a quella scuola di attori che lavorano sulla sottrazione, sul chiaroscuro, e riuscirebbero a far diventare teatro anche una circolare ministeriale. Ma qui la parola è quella di Pier Paolo Pasolini: a lui non piaceva essere considerato un profeta, ma semplicemente un intellettuale attento: eppure è stato dolorosamente profetico. Nello spettacolo, le sue sorprendenti, lucide premonizioni vengono esaltate, oltre che dal carismatico porgere dell’interprete, dalla intelligente, misurata regia di Antonio Calenda che, in una scenografia che evoca lo sterrato di Ostia, proietta brevi spezzoni d’antan e alcune strazianti scene dal Vangelo secondo Matteo (l’anziana madre del poeta nel ruolo della Madonna) sulle note della Passione bachiana. Il testo di Gianni Borgna è tratto da scritti pasoliniani, da appunti sull’opera incompiuta Petrolio, da un asciutto, eppure quasi epico elenco dei morti di Piazza Fontana; ma si spinge anche, senza soluzione di continuità, a fingere il racconto in prima persona delle ultime ore di Pasolini. Si è colti da un brivido nel rendersi conto di quanto inascoltate siano state le sue parole, fino ad una sommessa, ma agghiacciante maledizione: “Io scendo all’inferno, e so cose che non turbano la pace di altri. Ma state attenti: l’inferno sta salendo da voi”.
In piazza del duomo, sotto le stelle, il Gran gala gitano. I virtuosi del Roma Hungaricum State Ensemble, in gilet rosso fuoco, suonano senza un solo foglio di musica davanti, senza un direttore d’orchestra ma, ad ogni brano è il primo violino a dare che gli attacchi e i tempi. A tratti gli archi sembrano impegnarsi in un dialogo fra uccelli cinguettanti; i suonatori di cimbalom strabiliano con esibizioni ipercinetiche; ma poi rifletti che la popolarissima Czarda, con cui scaldano i cuori del pubblico, è stata scritta dal valente violinista napoletano Vittorio Monti, e che tutta l’operazione, ancorché gradevole e di forte impatto sul pubblico, si rivela più turistica che musicalmente filologica.
A notte alta, quando i rinomati locali storici di Cividale hanno ormai chiuso i battenti, c’è modo di rifugiarsi da Navel, l’associazione culturale che ha sede in Foro Giulio Cesare. Fra quegli scaffali, dove puoi scovare le opere di Gramsci o di Primo Levi, si ritrova qualche critico teatrale che non è riuscito ad addentare un panino fra uno spettacolo e l’altro, qualche scenotecnico, un pezzo di ufficio stampa. Alessandra, soave e bellissima, con la sua voglia di fragola sulle guance di bambina, come un prestigioso marchio artigianale, accoglie i nottambuli con un sorriso, una fetta di torta salata, un boccale di birra, un bicchiere di vino. E si tira tardi.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Mittelfest 2013
Cividale del Friuli – varie location
giovedì 18 luglio
ore 18.00: Chiesa Santa Maria dei Battuti
Maggio boemo
da Maggio del poeta boemo Karel Hynek Mácha
traduzione di Alessandra Mura
lettura e drammaturgia musicale a cura di Gilberto Scaramuzzo
passi di danza Mattia Mantellato
un progetto del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Udine
a cura di Annalisa Cosentino e Luigi Reitani
Associazione Variabile in collaborazione con Mittelfest
 
ore 19.00 Chiesa di San Francesco
Teho Teardo
Music for Wilder Man
Teho Teardo, chitarra baritona ed elettronica
Martina Bertoni, violoncello
 
ore 20.30: Teatro Ristori
Una giovinezza eternamente giovane
di Gianni Borgna
ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini
con Roberto Herlitzka
regia Antonio Calenda
scene Paolo Giovanazzi
luci Nino Napoletano
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Mittelfest

ore 22.00: Piazza Duomo
Gran gala gitano
I virtuosi del Roma Hungaricum State Ensemble
Zoltan Benjamin Baranyi (violino), Zoltan Danyi (violino), Elemer Duka (violoncello), Elemer Farkas (violino), Jozsef Hanko (violino), Tibor Horvath (viola) Janos Johan (violino), Laszlo Kardos (violino), Eva Lazar (violoncello), Károly Oláh (violino), Jozsef Okros (contrabbasso), Laszlo Okros (clarinetto), Jozsef Racz (clarinetto), Norbert Salasovics (violino), Jozsef Sarkozi (violino), Richard Vasko (contrabbasso), Bela Vidak (cimbalom), Tamas Voros (cimbalom)
Roma Hungaricum State Ensemble – Budapest
Ferenc Sarkozi, direttore artistico