Un campo di nomadi per Shakespeare

Il regista Giancarlo Sepe, con un cast tutto televisivo, porta Shakespeare in un campo di nomadi in stile Baz Luhrmann.

Come la maggior parte dei testi shakespeariani, anche Molto rumore per nulla attinge alla novellistica italiana, nello specifico alla XXII novella del primo libro delle Novelle di Matteo Bandello (sebbene negli intrecci e nella caratterizzazione dei personaggi il Bardo si sia ispirato anche al Romanzo di Calliroe di Caritonte di Afrodisia, al Cortegiano di Baldassarre Castiglione, e persino al V canto dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto).
Ma mentre il Bandello offre una collocazione temporale e spaziale precisa (siamo nel periodo dei Vespri Siciliani e si parla esplicitamente di Pietro III d’Aragona), Shakespeare non dà specificazioni: Don Pedro D’Aragona giunge a Messina, di ritorno da una non ben identificata spedizione militare, ospite del suo amico Leonato, governatore della città. Lo affiancano validi compagni, tra cui si fanno notare il giovane Claudio e il polemico Benedetto, e il fratello Don Juan, in passato rinnegato ma poi perdonato dal principe.
Sia Claudio sia Benedetto diventano i protagonisti dei due intrecci amorosi, intorno ai quali ruota tutto il testo shakespeariano: Claudio si innamora di Ero, figlia di Leonato, e chiede di sposarla. Benedetto, nonostante la sua decisione di rifiutare qualunque tipo di relazione sentimentale, si troverà a perdere la testa per Beatrice, nipote del governatore messinese, anche lei inizialmente e apparentemente restìa all’amore.
In seguito a una serie di fraintendimenti e ai tentativi diabolici di Don Juan di distruggere l’armonia nella comunità di Leonato fino a calunniare la sua unica figlia, la pièce si conclude con un lieto fine e ben due matrimoni: quello tra Claudio ed Ero e quello tra Benedetto e Beatrice.
Giancarlo Sepe, con un cast tutto televisivo – in primis Francesca Inaudi e Daniele Liotti nei panni di Beatrice e Benedetto -, ambienta la vicenda in un campo di nomadi (come già Federico Tiezzi aveva ambientato in un campo rom il Romeo e Giulietta del suo Teatro Laboratorio della Toscana). I costumi zingareschi, le scenografie arroccate in stile Baz Luhrmann e alcune soluzioni coreografiche d’insieme (un paio di scambi danzanti tra i personaggi) sono molto ad effetto e offrono i presupposti per un adattamento moderno originale della pièce shakespeariana. Non si rivelano invece allo stesso livello la recitazione, ma soprattutto l’andamento linguistico discontinuo portato avanti dagli interpreti; appare infatti incomprensibile la scelta di usare e mischiare tra loro dialetti diversi assai marcati ed esibiti (con particolare predilezione per napoletano, romanesco e bolognese): forse l’intento era quello di suscitare un facile effetto comico, nel momento in cui irrompe la battuta improvvisa pronunciata in dialetto stretto, ma al contrario spesso i personaggi si rivelano un po’ troppo sfacciati e volgari.
Il risultato finale è un pastiche di troppi elementi affastellati e poco contigui tra loro, senza che vi sia una precisa e univoca direzione stilistica di fondo, cosicché lo spettatore viene distratto da luci, coreografie, abiti sbrilluccicanti, inflessioni linguistiche e dialetti diversi, ed è quindi impossibilitato ad apprezzare i momenti realmente ironici e divertenti che caratterizzano il testo shakespeariano: i battibecchi tra Benedetto e Beatrice, i veri protagonisti della pièce, tanto da aver ispirato, qualche secolo dopo il Bardo, il compositore francese Hector Berlioz per la sua opéra comique Béatrice et Bénédicte.

Lo spettacolo è andato in scena:
La Versiliana – Marina di Pietrasanta
venerdì 19 luglio, ore 21.30
(durata 1 ora e tre quarti circa)

L’Isola Trovata e Teatro Stabile di Verona presentano
Molto rumore per nulla

di William Shakespeare
regia Giancarlo Sepe
con Francesca Inaudi, Daniele Liotti
e con (in ordine alfabetico) Leandro Amato, Alessio Di Clemente, Valentina Gristina, Daniele Pilli, Claudia Tosoni, Pino Tufillaro, Camillo Ventola
scene e costumi Carlo De Marino
musiche Harmonia Team
in collaborazione con Davide Mastrogiovanni