Al Teatro Carcano va in scena Moscheta – commedia amara cinquecentesca, scritta da Angelo Beolco detto Ruzante.

Una commedia dalla forte nota malinconica: questa è, in sostanza, la rappresentazione di Moscheta, messa in scena dal Teatro Stabile di Genova al Carcano di Milano – per la regia di Marco Sciaccaluga.

Il provinciale Menato giunge a Padova per riconquistare Betìa, sua amante in passato e ora moglie del paesano Ruzante. Le sue avances risultano, però, vane e così ricorre all’inganno: invita Ruzante a mettere alla prova la donna travestendosi, corteggiandola con parole in linguaggio “moscheta” – la lingua cittadina dei furbi e degli imbroglioni – e offrendole soldi. Betìa accetta i denari, scatenando una serie di litigi, intrighi e tradimenti in cui gioca un ruolo importante anche Tonin, soldato bergamasco verso cui la donna prova una sincera attrazione.

L’elemento dello spettacolo del ‘500 che colpisce ancor oggi è la capacità di far sentire gli spettatori quale parte integrante della rappresentazione. I personaggi, infatti, sembrano mantenere vivo un vero e proprio confronto con il pubblico, spesso coinvolto nei pensieri degli stessi, se non addirittura chiamato in causa – come avviene quando Ruzante domanda alla platea dove sia andata Betìa, lamentandosi successivamente del silenzio e dell’omertà degli spettatori. Tale coinvolgimento, del resto, è evidente fin dal prologo – una sorta di monologo recitato coralmente da tutti e quattro gli interpreti, rivolti verso il pubblico e posizionati davanti ad alcuni grandi teli sui quali campeggiano le scritte “Ruzante” e “Moscheta”.

La bellissima scenografia ricostruisce il paesaggio di un borgo cittadino: un carro e una sorta di palafitta costituiscono le dimore del soldato e di Betìa, mentre alcune travi di legno ricreano una sorta di ponticello che sovrasta un rivolo d’acqua nel quale i personaggi si lavano e si immergono. I costumi contribuiscono anch’essi a rendere l’atmosfera povera e popolaresca in cui si svolge la vicenda e nella quale agiscono i personaggi, molto caratterizzati ma, allo stesso tempo, ricchi di sfaccettature: l’istintivo Tonin (Enzo Paci), il meschino e ingannatore Menato (Maurizio Lastrico), l’infedele Betìa (Barbara Moselli) e il semplice, rude ma genuino Ruzante (Tullio Solenghi). Davvero eccellenti le prove dell’intero cast – che punta su una recitazione che sfrutta bene la gestualità e il linguaggio corporale, ma che si rivela ugualmente in grado di tenere magistralmente la scena in solitaria e di divertire nelle scene corali. Ottima anche la resa del dialetto padovano (e in parte bergamasco per quanto concerne Tonin), anche se risulta non sempre di facile comprensione – nonostante l’adattamento dello specialista, il maestro Gianfranco De Bosio.

Poco sfruttato, invece, è l’elemento musicale – che si risolve soprattutto in un debole accompagnamento dei monologhi e che si fa notare quasi esclusivamente nei cambi di scena. In effetti, la musica potrebbe risultare addirittura superflua. L’ottima regia e la recitazione degli attori riescono, infatti, a rendere con efficacia l’ilarità delle situazioni comiche – più frequenti nella prima parte – così come la malinconica tristezza di Ruzante, la cui semplicità, genuinità e i buoni sentimenti conducono alla desolazione tipica dello sconfitto – verso il quale non si può che provare simpatia, vicinanza e pietà. Perché, in fin dei conti, Ruzante rappresenta il popolano e il semplice, sopraffatto dagli eventi e da quello stile “moscheta” che, condizionato dal meschino Menato, lui stesso cerca di mettere in pratica. Ecco allora una possibile lettura contemporanea del classico di Angelo Beolco: la rappresentazione della gente comune sopraffatta dal linguaggio della truffa e dal sistema della furbizia e dell’imbroglio. Oggi, come nel Cinquecento.

Non a caso si parla di “classici” per indicare opere eternamente valide.

Lo spettacolo continua:
Teatro Carcano
corso di Porta Romana, 63 – Milano
fino a domenica 28 ottobre
orari: feriali, ore 20.30 – domenica, ore 15.30 (lunedì riposo)

Teatro Stabile di Genova presenta:
Moscheta
di Angelo Beolco detto Ruzante
regia Marco Sciaccaluga
personaggi e interpreti: Ruzante Tullio Solenghi; Menato Maurizio Lastrico; Betìa Barbara Moselli; Tonin Enzo Paci
adattamento a cura di Gianfranco De Bosio
scena e costumi Guido Fiorato
musiche Andrea Nicolini
luci Sandro Sussi