Rivalità eterna

out-off-teatro-milano1All’Out Off fino all’8 marzo Mozart e Salieri: la nuova intensa regia di Alberto Oliva che, tra citazioni di alto profilo e spunti originali, indaga il rapporto tra i due grandi rappresentanti della musica di fine Settecento, sottolineando non solo lo scontro generazionale di due diverse concezioni musicali, ma soprattutto l’abisso che separa il genio baciato dagli dei e l’onesto artigiano che, pur con tutta la dedizione del mondo, non raggiungerà mai i livelli di chi ha un talento connaturato.

Nel 1830 Aleksandr Puskin, confinato nella tenuta paterna a causa di una devastante epidemia di colera, scrisse in breve tempo ben quattro lavori teatrali, cui diede la denominazione di “piccole tragedie“, ognuna delle quali ispirata a passioni umane, a vizi che conducono inesorabilmente alla morte: avarizia, lussuria, empietà, invidia. Quando si dice che dalla sofferenza nasce l’arte più sopraffina: indagando il sentimento dell’invidia, Puskin diede vita al celebre atto unico Mozart e Salieri che tanto affascinò e ispirò Milos Forman per la sua pellicola Amadeus.

Anche Alberto Oliva non è rimasto immune al fascino di Mozart, e al film del regista ceco deve sicuramente molte citazioni e spunti interessanti, come nel caso della scena in cui il grande artista austriaco cerca di spiegare a Salieri la composizione del Lacrimosa all’interno del Requiem, e quest’ultimo è in totale difficoltà nel seguire il genio esondante del giovane compositore. Ma lo spettacolo non è, ovviamente, un copia e incolla della pellicola in versione teatrale: tante sono le suggestioni originali che affascinano e che coinvolgono lo spettatore, a partire dalla trovata scenografica di riempire tutto il palco con degli spartiti verticali con i quali i due attori in scena interagiscono, rendendo visibile l’irrefrenabile genio creativo di Mozart mentre compone e pensa alle sue melodie. Oliva, che da sempre offre al pubblico le sue ottime competenze musicali attraverso raffinate citazioni, in questo caso ha voluto dare uno stimolo in più alle sue conoscenze evitando di inserire nella colonna sonora “solo” la musica originale di Mozart e si è avvalso perciò delle interessanti intuizioni di un poliedrico artista come Ivan Bert, che ha firmato la colonna sonora originale dello spettacolo (WhAM for Symbolic Orchestra, che prima della replica del 7 marzo verrà eseguita in versione integrale) distorcendo alcuni passaggi del Flauto Magico e del Requiem o riproducendo suoni “musicali” attraverso l’uso di oggetti di carpenteria per riecheggiare la palese matrice massonica di alcune opere scritte da Mozart (nello specifico, lo stesso Flauto Magico).

Quello della massoneria però, è solo uno dei tanti filoni tematici approfonditi dalla regia di Oliva: la sua passione per la letteratura russa, che da anni lo porta a rappresentare o reinterpretare grandi testi di Dostoevskij, non poteva rimanere silente in questo spettacolo che è debitore non solo a Puskin ma anche a tanta filosofia dostoevskijana: la gelosia di Salieri (interpretato da un intenso Mino Manni ormai da anni legato a Oliva tramite l’associazione culturale I Demoni, e qui in veste di co-drammaturgo) riecheggia il passaggio del grande inquisitore de I fratelli Karamazov, quando il maturo compositore di corte si tormenta chiedendosi perché un genio come Mozart sia stato mandato sulla terra a rovinargli una carriera fino a quel momento brillante. E ancora: l’interpretazione di Mozart che il bravissimo Davide Lorenzo Palla ci regala (attore già molto apprezzato ne Il Giocatore), ricorda la figura del fool tanto amato nella letteratura dell’est – e che ritroviamo anche ne L’idiota di Dostoevskij -, in quanto è un Mozart di cui vengono sottolineati la generosità artistica, l’estro quasi pazzoide e incontrollabile, la devozione pura e totale alla musica che sgorgava dalle sue mani in modo naturale, piuttosto che le sfumature provocatorie e infantili che emergevano così bene nel film di Forman. Ma soprattutto il fool è colui che, nella sua purezza, possiede e diffonde una conoscenza superiore e che per questo viene sacrificato, pagando i peccati di tutti: la morte finale per mano di Salieri del Mozart di Oliva sembra dirci questo, sottolineando la strenua lotta e l’abisso che separerà sempre chi è stato baciato dagli dei con una genialità e un talento indomabile e chi, come Salieri, pur con tutto lo studio e la devozione possibile non potrà mai raggiungere vette artistiche così alte.

I due interpreti in scena sanno perfettamente rappresentare tutte queste stratificazioni della drammaturgia, alternando il pathos più dirompente, l’indomita energia di un Mozart all’opera con, dall’altro lato, la lentezza e la sommessa ritualità di certi passaggi delicati – come quelli che rimandano ai contatti di Mozart con la massoneria o gli ultimi momenti del tragico epilogo. Ma l’aspetto affascinante di questa regia è il “finale dopo il finale”, quando Salieri sembra uccidersi con gli spartiti di quella stessa musica che prima odiava e di cui ora riconosce l’irraggiungibile superiorità e perfezione, lanciandoci un messaggio finale di sconvolgente verità: per quanto ci sforziamo di vivere, di essere qualcosa, dobbiamo riconoscere che in verità, per tutto il tempo che passiamo su questa terra, noi non viviamo ma siamo vissuti.

Lo spettacolo continua
Teatro Out Off
via Mac Mahon 38, Milano
dal 18 febbraio all’8 marzo

Mozart e Salieri
ispirato all’omonimo testo di Aleksandr Puskin
drammaturgia originale Alberto Oliva e Mino Manni
regia Alberto Oliva
con Mino Manni, Davide Lorenzo Palla
musiche originali Ivan Bert
scene Francesca Barattini
costumi Marco Ferrara
luci Alessandro Tinelli
assitenti alla regia Serena Lietti, Angelo Colombo