‘Quando il vicolo è storto è difficile andare avanti’

Dopo il debutto del 22 giugno ‘77, al Caio Melisso, per il XX Festival dei Due Mondi, e la ripresa del 15 luglio 2010 per il XXXVI Festival della Valle d’Itria – con la regia di Arturo Cirillo – torna il dramma lirico Napoli Milionaria, diretto da Fabio Sparvoli.

Citiamo, nel titolo, il senso di una poesia che Eduardo regalò a Maurizio Valenzi – sindaco di Napoli e suo buon amico – perché ci pare esemplifichi bene le difficoltà di trasporre una tra le migliori Cantate dei giorni dispari di Eduardo De Filippo, scritta nel 1945, in un dramma lirico che, oggi – nel 2013 – dovrebbe proporsi come una versione, in qualche modo attuale, del genere melodrammatico, in grado di coinvolgere l’italiano medio – preoccupato dalla crisi economico-politica e sociale di questi anni – nelle vicende di Amalia, Gennaro ed Errico Settebellizze.
Gli impedimenti perché il vicolo corra dritto sono però almeno due.
Innanzi tutto è sempre difficile – se non impossibile – trasporre un qualsiasi testo in un mezzo artistico diverso; in altre parole, quanti libri diventano, ad esempio, buoni film? La complessità psicologica dei personaggi, i contenuti filosofici, le divagazioni storiche che abbondano nei tomi difficilmente possono trovare spazio in una pellicola, che nasce per essere vista dagli occhi e non immaginata dagli occhi “della mente”.
Allo stesso modo, le parti più amare, il corso dei pensieri e le considerazioni etiche di Gennaro Jovine – a teatro un superlativo Eduardo, per chi, come me, ebbe modo di vederlo – ciò che fa di Napoli Milionaria – la commedia – un testo universale che affronta temi profondi (quali la corruzione umana operata dalla guerra, il bisogno di onestà intellettuale, il rispetto per la vita, la solidarietà come valore assoluto), e che, proprio per questo motivo, parla non solo all’italiano di oggi, ma anche all’inglese o al russo, e che potrebbe essere – e fu effettivamente – rappresentata ovunque perché il suo messaggio – spogliato di qualche riferimento a Napoli o alla contingenza fascista – è universale e quindi sempre attuale (quale guerra non corrompe? Quale guerra non è sempre e comunque sudicia e sbagliata?); ebbene, tutto questo non può che perdersi se trasposto nel genere melodrammatico.
Nei nostri melodrammi, infatti, le parti che maggiormente funzionano sono le arie e non è un caso che, citando solo due esempi, nel primo atto di Napoli Milionaria – dramma lirico – funzionino, a livello musicale, l’elogio del caffè di Donna Amalia e la dichiarazione d’amore: entrambe eseguite con sicurezza, limpidità e trasporto da Errico Settebellizze (Dario Di Vietri). Il melodramma – sia esso lirico, filmico o letterario, da Matarazzo a Verdi – si regge sull’orecchiabilità delle arie, sulla facilità dei sentimenti e su comportamenti standardizzati: i dualismi ormai triti di fedeltà v/gelosia, passione v/amore coniugale – e, piaccia o meno, hanno fatto il proprio tempo. Sebbene, infatti, abbia ancora molti estimatori – in primis, io stessa, che non disdegno un Amedeo Nazzari in Catene – è comunque un genere datato che, se e quando piace, è proprio per quel suo essere rétro – non è un caso che tutti i tentativi di riproporre Rebecca di Alfred Hitchcock siano falliti: dire di una donna che ha le tre le doti che deve avere una moglie: “stile, intelligenza e bellezza” ma che non si è vissuto un attimo di felicità perché (Rebecca) era “incapace di amore, di tenerezza, di decoro sono frasi che funzionano se in bocca a Sir Laurence Olivier, altrimenti suonano maschiliste e bacchettone.
Nel complesso, quindi, il problema è perché Rota ed Eduardo abbiano tentato una simile operazione. E sebbene sia sempre meritorio rispolverare testi rari, è difficile “andare avanti quando il vicolo è storto”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Goldoni

via Goldoni, 51 – Livorno
venerdì 15 e sabato 16 marzo, ore 20.30

L.T.L Opera Studio presenta:
Napoli Milionaria
dramma lirico in tre atti di Eduardo De Filippo, tratto dalla sua omonima commedia
musica di Nino Rota
edizioni Schott Music GmbH & Co KG, Mainz – sub-editore per l’Italia Sugarmusic SpA – Edizioni Suvini Zerboni, Milano
direzione d’orchestra Matteo Beltrami
regia Fabio Sparvoli
orchestra della Toscana