Nessun (altro) Dorma

teatro-del-giglio-luccaAl Teatro del Giglio di Lucca un anniversario pucciniano, tra bellezza e ripetitività.

Ancora quella faccia, la faccia incipriata che esce poco. È parecchio che non la vedevamo. La città vive questo dualismo e pretende di farlo in pace, senza considerazione, senza esame. Non capisce che il tempo scorre e questo è suo pregio e, contemporaneamente, la sua abnorme carenza.
Teatro del Giglio di Lucca, domenica 29 novembre. Siamo al novantunesimo anno dalla morte di Puccini, sono le 17.00. Ecco il Nessun Dorma: la fiera delle vanità.
Tra pellicce troppo fragranti e scie di lacca spruzzata di fresco, ci facciamo strada verso le poltrone. La folla è un cicaleccio vezzoso e autoindulgente, ride molto, non gesticola. L’aria è pesante, il sipario squarcia se stesso. Parte il tributo.
Due soprani, un tenore, un baritono e un basso; un’orchestra e un coro; e nessun libretto, neppure stavolta.
Nessun Dorma, ciò che in altre situazioni s’intitola Cartolina pucciniana, è un mazzo di brani eseguiti a nudo, senza scenografia o costumi. A differenza delle canoniche selezioni, questa non si concentra su di una singola opera, ma spazia quanto può nel panorama musicale del Maestro, toccando le opere di maggiore impatto – Tosca, Butterfly e Turandot – che permeano la nostra lirica con invadenza tutta femminile, così come le meno appariscenti – quali Le Villi o Suor Angelica.
Tutto scorre con estrema precisione, meccanicamente – come se il retaggio di Puccini ci pesasse sulle spalle. Il copione non cambia, il pubblico si ripete: ora il soprano che primeggia, la talentuosa Gabrielle Mouhlen; poi il pezzo forte, l’intramontabile Nessun Dorma – con l’opprimente applauso che segue il “vincerò”, che schiaccia l’orchestra in chiusura. Il bis immancabile, la nuova ovazione e fine. Lacca, pellicce, gioielli e cicaleccio. C’è quasi da aver timore delle grandi ricorrenze.
L’evento non falla, diciamolo. Interpreti capaci, una bella orchestra e un coro di tutto rispetto, lanciati alla pugna dalla bacchetta di Marco Balderi. Pugna che vincono, senza se e senza ma. D’altronde, come recita il sottotitolo dell’evento, il concerto è “dedicato al repertorio corale e sinfonico”. In fede a questo proposito, il lancio di brillanti pezzi strumentali e di brani profondamente toccanti, come il Coro a Bocca Chiusa (da Madama Butterfly).
Valentina Boi si ammanta di morte: inizia con il Requiem Aeternam, conclude nei panni morenti di Liù (Tu che di gel sei cinta). La citata Mouhlen impalma femmine importanti, da Floria Tosca (Vissi d’Arte, Vissi d’Amore) a Cio-Cio-San (Un bel dì vedremo). Presta voce anche a Suor Angelica per lo struggente Senza Mamma. Per Scarpia c’è Francesco Facini, un nome importante tra Opera di Roma, Berlino e Glasgow, che trova ancora il tempo per la città natale. Abbiamo Ricardo Crampton, impegnato sull’atto primo de Le Villi (Evviva i Fidanzati!) e poi su La Ritirata Militare de La Bohème. Hamadi Lagha è investito dell’onore (o della disgrazia) d’intonare il brano universalmente amato, banalizzato ormai all’inverosimile, paragonabile ormai ai tristemente noti pizza e mandolino: il Nessun Dorma. Calorosamente applaudito e sospinto al bis, afflitto magari da una problematica forse inesistente, ma lecita da porsi: nelle spire del Nessun Dorma, il lirico soccombe alla mole del brano, perdendo identità e valore. Talentuoso o meno, muore nell’ombra del canto che intona – magnifico, immenso, ma che forse necessiterebbe di un ridimensionamento. Infine il coro, che apporta sempre quel senso di sontuosità nuda, senza tempo, ma in ogni tempo esteso. In un evento gradevole, ma tremendamente oppresso dalla solennità delle continue ricorrenze, il coro suscita il boato profondo dell’enfasi.
Ecco. Il sipario cala sul palcoscenico per riaprirsi su un discorso già dibattuto, tanto da essere ormai scalcinato: la necessità di una rieducazione all’arte, un’arte stanca di macerare nei medesimi schemi, per le medesime cerchie, nella medesima atemporalità che la eleva e, al contempo, la appiattisce. La cultura, qualsiasi cultura, necessita di vorticare, di abitare il tempo che attraversa, di trasformarsi. E primo artefice del cambiamento, ancor prima dell’autore, è il pubblico. Al di là del Nessun Dorma c’è un Puccini vivo, il Puccini irriverente di certe epistole private, il Puccini delle opere minori, delle donne e dei motori veloci. Quel Puccini un poco più umano che saprebbe accostarsi a generazioni e interpretazioni attuali; quel Puccini che, come tanti altri artisti, si dibatte ogni anno, come un Prigione michelangiolesco, tra gli strumenti dell’imbalsamazione, implorando per un cenno, un’idea, un colpo di respiro. Che avrà a gennaio, forse. Quando la Compagnia Artemis Danza lancerà Tosca X. Ma a Pisa. Touché.

Il concerto è andato in scena:
Teatro del Giglio – Lucca

domenica 29 novembre, ore 17.00

Nessun Dorma
Concerto dedicato al repertorio corale e sinfonico nell’opera lirica di Giacomo Puccini, in occasione del 91° anniversario dalla morte del Maestro
Valentina Boi (soprano)
Gabrielle Mouhlen (soprano)
Hamadi Lagha (tenore)
Ricardo Crampton (baritono)
Francesco Facini (basso)
Marco Balderi (direttore)
Orchestra e coro