L’orgoglio silenzioso di essere donna

Adriana Palmisano con Donne d’Itaca Lab presentano al Teatro Arcobaleno di Roma, Odissea Penelope, liberamente ispirato all’Odissea di Omero, con Iaia Forte nel ruolo della protagonista e Sara Dominici al pianoforte, drammaturgia e regia di Giuseppe Argirò.

Nella suggestiva atmosfera del Teatro Arcobaleno, Iaia Forte vocalizza e incarna l’Odissea omerica attraverso gli occhi e la coscienza di Penelope, donna-madre per eccellenza, in attesa febbrile del suo Ulisse e del figlio Telemaco partito a cercarlo. Dalle rovine brucianti di Troia, passando per Calipso e la celeberrima lotta (già così moderna) tra intelligenza e forza bruta nell’isola dei Ciclopi, dagli incantesimi della maga Circe al canto sinuoso delle sirene, il racconto di Penelope ripercorre tutte le tappe del vagabondare di Odisseo, interpretando, di volta in volta, le caratteristiche umane e le “psicologie” dei vari personaggi che hanno arricchito e segnato il suo tribolato ritorno alla cara Itaca.

Un’operazione affascinante che, per la prima volta, sceglie di far raccontare e interpretare la vicenda, “in prima persona”, da chi in realtà l’ha subita, vivendola come “assente”, personaggio tangenziale eppure decisivo, quella Penelope non sempre al primo posto nei pensieri di Ulisse, ma faro e bussola etica e sentimentale in grado di guidarlo fino a casa, riacquistare lucidità e logica nei momenti in cui si lascia incantare dall’oblio o dall’orrore del sangue versato o, ancora, dalla sua superbia di uomo già degno – come direbbe il filosofo T.W. Adorno nel suo libro Dialettica dell’illuminismo – di quella razionalità calcolante tipica del borghese, che valuta i pro e i contro, i vantaggi e gli svantaggi, l’interesse e il disinteresse in qualsiasi azione.

Un racconto dunque tutto al femminile, che Iaia Forte trasmette empaticamente con coraggio e forza scenica notevoli, senza mai perdere il filo della narrazione, anzi, sottolineando fisicamente e con metamorfosi vocali efficaci i passaggi più cruenti e brutali, testimonianza della presenza emotiva e della pregnanza vitale (dopo più di 27 secoli) di uno tra i testi cardine, addirittura basilari dell’intera cultura occidentale, in cui ognuno di noi può e deve riconoscersi, un classico che, come ricorda lo stesso Calvino, “è un’opera che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”.

Ciò che affascina maggiormente lo spettatore, è proprio il ritorno alla definizione classica, greca appunto, del teatro, come assemblea pubblica, comunione-condivisione di una storia, di una narrazione popolare da tramandare e da partecipare attivamente come elementi organici di un’unica polis, quella umana. Il teatro, nel mondo greco, era l’uomo come misura per l’uomo, autocritica degli eccessi e delle virtù della città e dell’essere cittadini degni e probi.

Una funzione civile indissolubile, che accompagna il teatro fino ai giorni nostri. La musica del resto, rappresentata dall’ottima e accattivante esecuzione di brani – quali la Prima Arabesque di Debussy o Lezioni di piano di Nyman – di Sara Domicini, già nel mondo greco rappresentava un elemento fondamentale della messa in scena (pensiamo solo al coro della tragedia), che scandiva ritmicamente il fluire dialettico, i passi, i nessi, le strutture, le caratterizzazioni, la presenza o l’assenza delle maschere, il tasso polemico, la qualità del linguaggio.

Insomma, la Penelope di Iaia Forte, potrebbe essere definita oggi – nella tecnicità cinica del vocabolario mondano – un ottimo esempio di one woman show. In realtà, ci troviamo di fronte a una donna che sente il bisogno intimo di raccontare la sua versione dei fatti, il suo viverli in presa diretta, non essendone meno complice né meno vittima, senza sconti né alibi, ma con la fierezza delle sue origini e della sua storia, del suo amore incrollabile per un uomo, che oltre a essere Re, è padre e marito affettuoso e comprensivo, e della passione indomabile per la sua libertà di scelta; una scelta, che la porterà a rivendicare un’autonomia di giudizio, di autodeterminazione esistenziale, che molte donne, in buona parte del mondo, lottano ancora per far diventare realtà.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Arcobaleno
via Francesco Redi 1/a – Roma

Odissea Penelope
drammaturgia e regia Giuseppe Argirò
con Iaia Forte (Penelope) e Sara Domicini (pianoforte)