Viaggio al termine dell’Odissea

Teatro-StrehlerOdyssey, che debuttò ad Atene nel 2012 e arrivò a Milano l’anno seguente, torna sul palco dello Strehler a ottobre e sceglie un linguaggio universale, alto e insieme ancestrale, per sorridere alla crisi d’identità europea e occidentale – o non curarsene affatto. Sfrutta infatti una produzione più che mai internazionale: Bob Wilson, regista texano, accosta un drammaturgo tedesco ad alcuni dei migliori attori greci, chiede loro di raccontare la storia di Ulisse e di farlo attraverso il testo di un poeta inglese, ma nella loro lingua. E a collaborare sono il Piccolo Teatro e il National Theatre of Greece.

Un Omero bianco, come pietrificato, introduce il cammino di Ulisse, e con gli occhi che sappiamo ciechi, accende e spegne le luci di sala.
Circondato dagli dei dell’Olimpo – figure mascherate, candide, oniriche – Zeus lamenta la bassezza degli uomini, che vanno in cerca dei propri guai e non imparano dagli errori. Atena, al suo fianco, lo prega di guardare al singolo, all’eccezione: di guardare a Ulisse e al suo multiforme ingegno, e di salvarlo.
Così si apre questo viaggio nel mondo delicato e magico di Bob Wilson. E sarà un viaggio pieno, avvolgente; non porterà con se solo il testo e l’intelletto, ma poesia suono e colore si amalgameranno in un’unica armonia.
Azzurro è il colore. Il colore del mare e della tempesta, del cielo terso; azzurro è il sonno, il sogno; azzurro è l’anima e la morte. Dall’indaco alla carta da zucchero, è il colore di Odyssey; si sposa a un utilizzo magistrale delle luci, avvolge lievemente lo sguardo, e si macchia d’istanti rossi in scene più dense e violente.
Il suono scandisce le atmosfere, i gesti e gli sguardi, dialoga con la scena, guida lo spettatore oppure l’accompagna da lontano con strani ronzii e lo culla del rumore del mare. Tutto è musica, anche il testo, interpretato in greco moderno: lingua sconosciuta anche al regista, che allontanandosi dal significante si affida alla melodia misteriosa delle voci, spesso trasformandole in canto, e si fa direttore d’orchestra.
L’Odissea di Wilson è narrazione e l’aedo è una donna: statuaria, affascinante, sembra provenire dagli abissi, diventa mito, pare una musa. È la madre di Nausicaa, che riferisce alla figlia il racconto dell’ospite. La fanciulla ascolta sognante mentre la regina dei Feaci non esita a mettere in luce il lato prosaico di Ulisse: un Ulisse contraddittorio, eroe di “vertute e canoscenza”, ma anche preda di desideri triviali.
A parte l’infantile e fresca Nausicaa, gli altri personaggi femminili – Calipso, Circe, Penelope – propongono un immaginario lirico della donna, eterea e maestosa. Col viaggio nell’Ade e l’incontro della madre, viene forse da pensare alle Madri del Faust, nel cui Nulla Ulisse cerca il tutto, così come nel “suo inarrestabile viaggio” è “in cerca delle radici della propria esistenza” ma, dice: «in questo groviglio di isole, tempo e dei, io mi sono perso».

Sorprendete come Bob Wilson riesca ad arrivare tanto in profondità e a creare un’opera unitaria, accostando, l’abbiamo visto, mondi diversi, ma anche diversi linguaggi: dal mimo, al canto, alla danza, alla narrazione; dalla ragazza punk che interpreta Argo, al dolcissimo e riuscitissimo Eumeo, alla grandiosità epica di Polifemo; le musiche di Thodoris Economou spaziano tra le più varie sonorità. Il tutto, essenziale e lieve, lascia sprofondare in un universo misterioso e arcano, di vertigine ed estrema bellezza.

Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Strehler
largo Antonio Greppi, 20121 Milano
dal 6 al 31 ottobre 2015
martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16.00
Piccolo Teatro di Milano e National Theatre of Greece presentano
Odyssey
progetto, regia, scene e luci: Robert Wilson
con Zeta Douka, Lydia Koniordou, Alexandros Mylonas, Maria Nafpliotou, Vicky Papadopoulou, Apostolis Totsikas, Nikitas Tsakiroglu, Stavros Zalmas, Thanassis Akokkalidis, Konstantinos Avarikiotis, Kosmas Fontoukis, Yorgos Glastras, Akis Sakellariou, Yorgis Tsabourakis, Yorgos Tzavaras, Marianna Kavalieratou, Lena Papaligoura
Ciclope (voce fuori scena) Dimitris Piatas
musiche: Thodoris Economou
testo: Simon Armitage, da Omero
drammaturgia: Wolfgang Wiens
costumi: Yashi
collaborazione alla scenografia: Stephanie Engeln
collaborazione alle luci: Scott Bolman
regista assistente: Tilman Hecker
suono: Studio 10 – Kostas Bokos, Vassilis Kountouris
supervisione musicale: Hal Willner
traduzione greca – collaborazione alla drammaturgia: Yorgos Depastas
scenografia, oggetti di scena e costumi realizzati dai Laboratori del Piccolo Teatro