La claustrofobia delle quattro mura riletta open air

Tre momenti performativi, tra le suggestive colline della Lucchesia, per chiudere il progetto dedicato ai temi Della morte e del morire.

Un percorso nella natura con la vista che abbraccia orizzonti sempre più vasti e affascinanti. Brevi soste per ossigenarsi e introiettare il paesaggio che ci circonda, il silenzio rotto solo dal latrato di un cane in lontananza, che ci accompagna e consegna di guida in guida a questo dramma a stazioni, dove ogni metato ha una sua storia da raccontare.

Due tra questi edifici rurali – ristrutturati e trasformati in spazi performativi – all’apparenza innocui e quasi bucolici, sparsi tra le dolci colline della Tenuta dello Scompiglio, si trasformeranno, però, in incubi multisensoriali – specialmente il Metato del Pastore che ci accoglie, al suo interno, come un utero materno.

Il camino acceso rassicura, ma la distruzione del disegno di un corpo femminile, presente sul pavimento, già presagisce il seguito. Anche noi, nei nostri corpi che lentamente avvizziscono (come quello terroso e fragile della parte centrale della performance), ci sentiamo rinchiusi tra le fiamme che completano la loro opera di distruzione e trasformazione, lasciandoci al buio. Una musica incalzante accompagna e sottolinea le immagini video di un tempo che trascorre come l’acqua di un torrente o ristagna come una pozza melmosa. I brevi squarci su una natura fluida che pare stendersi come un balsamo di leggerezza si alternano a immagini che comunicano un senso di soffocamento e claustrofobia, rimando involontario – visto che la performance è precedente al lockdown – ai tempi appena trascorsi e alla sequela di limitazioni ai limiti del surreale.

La natura c’è e continua il suo corso, al di fuori del metato, ma si può solo intuirla. Dall’alto, una presenza silenziosa osserva e forse controlla a vista ogni nostro respiro o movimento – come in tempi passati ma, per altri ragioni, anche recentemente.

Assistiamo a una danza verso la morte – come nel murale di Diego Rivera, Todos somos iguales ante la muerte. Il vero e il falso, il passato e il presente, la realtà tangibile e il ricordo imprigionato in una mente e in un corpo, altrettanto labili, si confondono.

Poi giunge un lampo di luce, liberatorio, dall’alto: la natura irrompe nella stanza con la sua forza insieme atavica e la consapevolezza di una ciclicità che porterà sempre a nuova vita.

Quando siamo di nuovo fuori, il senso di liberazione è quasi soverchiante: frutti su una tavola imbandita ci attendono alla mensa della vita. Il gioco estemporaneo rimanda al caso, di cui è intriso ogni legame umano, ogni esperienza.

Sulla via del ritorno incontreremo un secondo metato, con un’ampia vetrata che restituisce allo spettatore scene di vita quotidiana: un risveglio che si trasforma però in incubo, sempre più claustrofobico. Amori che subiscono l’alienazione del tempo. Noi, però, in questo caso siamo fuori, restiamo distanti spettatori di una scena che non ci appartiene, voyeur di esistenze altrui che scompaiono nel momento stesso in cui smettiamo di percepirle. E possiamo, al contrario, lasciarci trasportare dalla musica e dai cinguettii (in cuffia, ma inframmezzati dai rumori della natura che ci circonda).

L’unica via d’uscita, per coloro che abitano il Metato del Bambù, è in un’altra dimensione, mentre per noi è su quei sentieri che digradano verso la Tenuta dello Scompiglio, verso le nostre piccole certezze.

La performance itinerante continua nell’ambito della programmazione tematica Della morte e del morire:
Tenuta Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno (Lucca)
da venerdì 18 a domenica 20 e da venerdì 25 a domenica 27 settembre 2020, ore 17.00

Compagnia Dello Scompiglio presenta:
On the corner
performance itinerante in 3 atti
di Cecilia Bertoni
in collaborazione con Carl G. Beukman
con Cecilia Bertoni, Fernando Marques Penteado, Mariagrazia Pompei e Charlotte Zerbey
musica, suoni e rumori Carl G. Beukman
regia Cecilia Bertoni
(dato il numero limitato di posti, è necessaria la prenotazione)