Il 14 dicembre in scena al Teatro India, all’interno della dodicesima edizione del Festival Teatri di Vetro, diretto da Roberta Nicolai, due esperimenti che mettono al centro la danza e la performance, indipendente e libera da una rappresentazione narrativa.

Opacity#2 di Salvo Lombardo, regista, coreografo, performer e direttore artistico di Chiasma – compagnia che che da sempre mette al centro della sua ricerca il rapporto tra arti visive, danza e teatro – è una riflessione del suo ultimo lavoro Excelsior andato in scena per RomaEuropa lo scorso ottobre: si tratta di una rielaborazione del tutto libera del celebre Gran Ballo Excelsior di Luigi Manzotti su musica di Romualdo Marenco, andato a sua volta in scena alla Scala di Milano per la prima volta nel 1881, poi nel 1889 all’Esposizione Universale di Parigi, tra il 1983 e nel 1984 all’Arena di Verona e più recentemente nella versione del 2000 con Roberto Bolle.
Accogliendo il pubblico con una presentazione e una spiegazione della sua identità artistica e della sua ricerca formale ed estetica in Excelsior, Lombardo proietta sullo schermo una celebre foto pubblicitaria di Oliviero Toscani per la campagna pubblicitaria Benetton: l’immagine ritrae un bambino bianco e uno nero in un abbraccio. Insieme al pubblico quindi si apre un dibattito sui possibili sensi e interpretazioni dell’ immagine. Le interpretazioni sono varie, ma si tende a non capire il perché dell’accostamento di un bambino nero e uno bianco come se fossero rispettivamente, un diavolo e un angelo, come se, anche le immagini di Benetton, fossero, in fondo, un po’ razziste.
A seguire, la proiezione del video con quelli che sono stati i partecipanti del workshop di Lombardo Around Excelsior: un documentario ben argomentato e sviluppato sulle tradizioni italiane, sui costumi, sulle usanze, sull’amor patrio, sul senso di appartenenza alla nostra terra in relazione alla modernità, al contemporaneo e alle arti.
Infine, conducendoci in un’altra stanza dell’India, il pubblico può vedere, grazie a piccoli tablet montati su un’istallazione circolare di giunchi e piante esotiche, dei frangenti di allestimento e di prove di Excelsior.
Seppure il video documentario è certamente interessante dal punto di vista culturale, come lo sono la ricerca storica e sociale che stanno dietro a Excelsior, OPACITY#2 sembra una puntata zero rivolta al passato: perché probabilmente ci si aspetta di vedere più azione, più corpo vivo, in un’appuntamento sulla danza e sulla performance che invece ci lascia con la gola secca.

Altro spettacolo in potenza e ancora in fase di elaborazione, è Primi appunti coreografici per il progetto JUMP! di Vincenzo Schino e Marta Bichisao. Fondatori di Opera, gruppo di ricerca nato nel 2006 ospitato nelle più importanti rassegne (tra cui la Triennale di Milano e il Festival dei Due Mondi), i due direttori artistici, nonché compagni di vita, incentrano il loro percorso e la loro arte su un immaginario non narrativo, sull’incontro tra videoarte e performance, danza e clownerie, ritmo corporeo, sound elettronico e newave, in spazi non accademici, spesso senza neanche una platea vera e propria. I lavori di Opera sembrano venire dal futuro, ma senza quella arroganza mista a reticenza nei confronti della rappresentazione e della narrazione che spesso contraddistingue quella cerchia di artisti di innovazione (se ancora si può definire così) che non fanno propriamente teatro, né danza accademica, ma annaspano nell’autoreferenzialità.
Schino/Bichisao tendono a una perfezione delle immagini. Il pubblico di fronte i loro lavori – generalmente proiezioni, istallazioni, danza e performance psichedeliche e oniriche – sono portati a ricordare, a sentire qualcosa di indefinito che fa parte del passato e degli archetipi, in un processo che ha qualcosa di sciamanico e ancestrale.

Al Teatro India, sono quattro i performer (Luca dalla Corte, Robin Lamothe, C.L. Grugher, Simone Scibilia) che mostrano i risultati delle prime prove di Jump!, un nuovo lavoro che «affronta il problema del ritmo dell’uomo in dialogo con il ritmo del mondo» in un panorama nichilista in cui il loro modo di fare danza sembra la risposta a un crollo dei valori e della società. I quattro scandagliano lo spazio del palco come alla ricerca di un’intesa, di un ritmo, di qualcosa che probabilmente non è ancora definito, essendo a solo decimo giorno di prova. Ne risultano delle sequenze, studi sul movimento e sulle interazioni tra corpi, sezioni che ora sono solo splendide bozze, ma che presto diventeranno qualcosa di definito, compiuto e probabilmente di interessante da vedere.
Nell’ultima parte dell’esibizione, si intravedono immagini simboliche, che non possono che rimanere impresse. In particolare, l’abbraccio tra i due fino ad allora inseguitisi come nemici e l’assemblaggio di un grande cerchio rosso sul pavimento, al centro del palco.
Due lavori di danza, due orizzonti differenti, due percorsi diversi, ma entrambi si muovono sul terreno della ricerca e dell’innovazione, a ridosso dei confini sottili tra performativo, danza e video arte.

Gli spettacoli sono andatoi in scena all’interno di Teatri di Vetro
Teatro India
Lungotevere Vittorio Gassman 1, 00146 – Roma
Venerdì 14 ore 19.00 e ore 20.00

OPACITY#2
ideazione e composizione di Salvo Lombardo
documentazione e montaggio video Isabella Gaffé
suono e musiche Fabrizio Alviti

Primi appunti coreografici per il progetto JUMP!
concept, regia e scenografia Vincenzo Schino e Marta Bichisao
con Luca della Corte, Robin Lamothe, C.L. Grugher, Simone Scibilia
light designer Gabriele Termine
sound designer Federico Ortica