Un successo firmato Roger Salas e David Lopez

Si chiude con due grandi appuntamenti, Orilla del mundo e Reversible, il Festival di Danza Spagnola e Flamenco, ideato da Roger Salas e David Lopez, che ha portato sui palchi dell’Auditorium Parco della Musica i più grandi nomi del mondo flamenco.

Orilla del mundo, l’ultimo progetto musicale di Alfonso Aroca – pianista, compositore e insegnante di chitarra classica, jazz e flamenco – è certamente tra gli album spagnoli più interessanti e originali degli ultimi anni, con dieci brani che uniscono la tradizione all’«inquietudine di un musicista del XXI secolo», tanto da essere candidato come album dalla critica nazionale ai XVI Premi Flamenco Hoy.

Alfonso Aroca è ormai un musicista di fama e un punto di riferimento per il piano flamenco, proprio perché la sua ricerca musicale ed artistica sono frutto di una formazione eterogenea e di una vasta esperienza in vari settori, e non solo nel flamenco puro: dopo il diploma al conservatorio, un master in educazione musicale a Cordoba (sua città natia) e una borsa di studio al Taller de Músic di Barcellona, la sua carriera musicale è una mappa geografica fitta di appuntamenti, collaborazioni, concerti e partecipazioni a festival internazionali in tutto il mondo. Nel 2008 inizia il suo periodo più creativo, e nonostante abbia condotto progetti di musica soul e world music, il piano flamenco rimarrà sempre il suo punto di inizio e di ritorno nel quale manifesterà tutto il suo estro.

I musicisti viaggiano, si sa, ma ciò in Aroca ha portato a un incrocio di linguaggi e di influenze: Orilla del Mundo è un flamenco che incontra il jazz fusion, la musica afro e latina, la musica classica, il tango, in un attraversamento musicale «che parte dalla Spagna per andare verso il mondo, senza dimenticare il flamenco puro ma non lasciando da parte tutte le influenze e la musica che ci piace», come ricorda lui stesso in un appunto rivolto al pubblico della sala studio Borgna dell’Auditorium della Musica.

Il programma inizia con Suite Flamenca (composta dalla Rondeña Semilla, la soleá Flor e la bulería Fruto) per poi spaziare con pezzi fandangos come la Pakina, brani di taranta come De Cartagena La Union, farrucas come Faro al Viejo Mundo, bulerías come Coraje, in un’ interazione tra musica e armonia, tra scomposizioni ritmiche supportate da palmas e cajón.

Ma, soprattutto, grande spazio all’improvvisazione e grande spazio al saggio uso del cante, pieno di colori e di riverberi, da parte di Matías López, in arte El Mati, che durante il concerto dichiara la sua stima nei confronti di Aroco: «y todo siempre sale bien con este hombre». Un ensemble unito, solidale, energico, con Javier Rabadán alle percussioni, Juan Pérez al basso e Abel Harana al Baile, che, in poco più di un’ora di concerto, porta in un’atmosfera calda, accogliente, decisamente flamenca.

L’altro grande appuntamento cui Persinsala ha assistito è Reversible di Manuel Liñan, regista, danzatore e coreografo, grande innovatore del Flamenco, premio della critica al Festival de Jerez 2016 e tutto esaurito a Roma. E non c’è da chiedersi perché, dato che si tratta di uno dei più begli spettacoli di flamenco mai messi in scena prima.

Reversible inizia con una provocazione, un’inversione di ruoli: Manuel Liñan al centro del palco che indossa la bata de cola (classico vestito con lo strascico) e il mantón (scialle anch’esso caratteristico del flamenco) e che, come una bailaora, da uomo si muove con padronanza proprio come fosse una donna, senza alcuna inibizione e senza nessuna paura, esponendosi in modo così spregiudicato e fuori dagli schemi.

Ciò che colpisce maggiormente, oltre all’indubbia padronanza musicale di tutti gli elementi dell’ ensemble e in particolare l’esibizione e la partecipazione straordinaria del Torombo, personaggio simbolo nel flamenco tradizionale, è come se la serie di sequenze coreografiche dessero vita a una vera e propria storia, un racconto che assomiglia a una favola, una favola che potrebbe essere raccontata ai bambini per la sua atmosfera e la sua magia.

Nei primi minuti, oltre a Liñan in veste femminile, l’altra protagonista è Lucia Álvarez (in arte Piñona) che entra sul palcoscenico buio illuminata da una fascio di luce mentre gioca con dei garofani rossi, garofani che andranno a formare all’inizio una linea orizzontale sul proscenio, fino ad arrivare a disegnare, nell’arco dello spettacolo, un rettangolo, all’interno del quale si muovono i danzatori. Si tratta di un’immagine di impatto molto forte che si dimentica difficilmente e che colpisce per la sua bellezza e unicità.

Un altro elemento scenico ricorrente è una corda, che dapprima lega i bailaores in virtuosistiche coreografie e poi, nella fase centrale dello spettacolo, forma una sorta di ring. È dentro questo ring, sorretto ai lati dai musicisti, che vedremo, ancora una volta, Liñan e la Piñona in una danza–lotta fatta di amore, passione, odio e paura. Significativo e degno di attenzione è anche il giovane bailaor José Maldonado – giovane talento del flamenco, famoso a livello internazionale e vincitore del Premio alla migliore coreografia solista nella XXII edizione del concorso di Danza Spagnola e Flamenco 2013 – che si alterna in duetti e trio con Liñan e la Piñona.

Naturalmente, lo spettacolo non sarebbe lo stesso senza le voci di Miguel Ortega e David Carpio, senza le chitarre di Francisco Vinuesa e Pino Losada e senza le percussioni di Miguel El Cheyenne. Costumi eleganti ma allo stesso tempo rispettosi della tradizione del flamenco; disegno luci impeccabile e maestoso, come da tradizione flamenca.

Si pensa sempre al Flamenco come qualcosa di antico e sfarzoso, un’arte riservata agli addetti e agli appassionati. Il festival di Danza Spagnola e Flamenco è la dimostrazione del contrario, è la prova visibile che quest’arte è sicuramente radici e tradizione, ma allo stesso tempo anche poesia e innovazione, futuro e avanguardia.

Aspettando il prossimo Festival, non possiamo non congratularci con Roger Salas, direttore artistico di un progetto che Roma aspettava da anni e che ha coinvolto quest’anno ben 2.500 spettatori.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno del Festival di Danza Spagnola e Flamenco
Auditorium Parco della Musica

Lunedì 15 gennaio (Teatro Studio Borgna)
Martedì 16 gennaio (sala Petrassi)
ore 21.00

Orilla del mundo
Alfonso Aroca pianoforte pianoforte
registrazione, mixaggio, produzione, liuto e percussioni Carlos Cortés
cante e palmas Matías López El Mati
percussioni Javier Rabadán e Pablo Gómez
palmas e jaleos Ángel Reyes e Juan Murube
sassofono José Manuel Leal Tete
basso elettrico Agustín Espín
contrabbasso Bori Albero

Reversible
direzione artistica Manuel Liñán
scenografie Jose Maldonado
baile e coreografía Lucia Álvarez “La Piñona”, Jose Maldonado y Manuel Liñán
partecipazione straordianaria di El Torombo”
canto Miguel Ortega e David Carpio
chitarre Francisco Vinuesa y Pino Losada
percussioni Miguel El Cheyenne
musiche Francisco Vinuesa, Pino Lozada, Miguel “El Cheyenne”, Miguel Ortega, David Carpio