Democrazia verticale

Più ambizioso che mai, dopo otto anni di assenza, torna Colpi di Scena, «vetrina delle produzioni di teatro ragazzi dell’Emilia Romagna».

È un intensissimo programma quello che per tre giorni animerà alcuni dei «più bei Teatri Storici della Romagna», segnando il gran ritorno sulla scena di una delle più importanti vetrine nazionali del Teatro Ragazzi.

Un’occasione fantastica per ammirare lo stato dell’arte di una «maniera di fare Teatro d’Arte» che ne rivendica «la forza dirompente e rivoluzionaria» perché è, infatti, con grande consapevolezza che Accademia Perduta/Romagna Teatri torna a ribadirne lo straordinario protagonismo e l’assoluta necessità quale alternativa «in un’epoca […] in cui la cultura dello spettacolo dal vivo è appannaggio di un élite sempre più ristretta, tradizionale e consolidata».

E l’alternativa individuata non è affatto un’idea naïf di visionari o di maestranze fuori dal tempo, tutt’altro; perché se Colpi di Scena rilancia la propria mission non lo fa per dare collocazione, dunque marginalità, a un genere troppo spesso identificato con la semplificazione o, peggio, l’amatorialità, ma per affermare con orgoglio come lo specifico del Teatro Ragazzi sia un’anima popolare e verticale rispetto al target, nonché figlia dell’intreccio di una duplice urgenza, tanto assoluta di innovazione, contaminazione e sperimentazione linguistica e dei contenuti, quanto preventivamente scevra di quell’autoreferenzialità e di quell’ autocompiacimento in cui spesso l’artista adulto sprofonda nei propri rigurgiti d’avanguargia.

La nostra prima giornata di Colpi di Scena inizia al Teatro Masini di Faenza, con Orlando il furioso della Compagnia la Baracca, uno spettacolo complessivamente in chiaroscuro. Interessante per la limpidezza con cui destruttura, isolandoli, e presenta, narrandoli, alcuni dei nuclei tematici fondamentali di uno dei poemi più complicati della letteratura mondiale (la natura fuggitiva di Angelica, il climax verso la furia di Orlando) e suggestivo per tecnicismi di grande effetto (il drago e l’arrivo sulla Luna), l’allestimento di Gabriele Marchioni ed Enrico Montalbani si mostra però acerbo non tanto per la restituzione didascalica dell’amore (piegato a un discutibile immaginario da sdolcinato Teen-movie) o alcune banalizzanti cadute di stile (la figura storica più influente e globale di tutto il medioevo, Carlo Magno, rappresentato come un inutile idiota), neanche per una qualità attorale con evidenti margini di miglioramento, quanto per un’impostazione ideologica della guerra (fonte di gloria e onore) che, invece, sarebbe ormai il caso di iniziare a smontare.

Il secondo spettacolo, Pollicino e l’Orco in Piazza Nenni/Molinella, è «la straordinaria storia di due nemici per la pelle», spettacolo ben più d’attore che d’ombra, con i protagonisti della celebre fiaba di Perrault ormai grandi e «capaci di provare tutta la gamma di sentimenti umani», dalla presunzione di Pollicino alle paturnie dell’Orco. La sostanziale prevedibilità degli sketch, accompagnata dall’esuberanza comica di Roberto Capaldo e Walter Marconi e dall’ineccepibile sincronismo scenico, dà comunque forma a un esilarante e trascinante dispositivo ludico in grado di mettere – giustamente – in crisi il convenzionale rapporto tra diverse alterità, così inficiando – in «un vero e proprio caleidoscopio di emozioni» – il canonico rapporto tra bene e male.

La giornata si chiude tornando al Teatro Masini, questa volta nel sontuoso Ridotto, aperto al pubblico dopo il recente restauro e restituzione alla Città, per assistere a Il Ballo, della compagnia pugliese Burambò, liberamente tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Irène Némirovskj, scrittrice ucraina in lingua francese, perseguitata dai sovietici in patria, uccisa dai nazisti ad Auschwitz. Strepitosa Daria Paoletta nell’esprimere il disagio dell’identità in formazione attraverso un monologo «corale, quasi sinfonico», in cui i vari personaggi si materializzano nel clima rovente della sala attraverso sfumature vocali e gestuali gestite con enorme e ironica personalità.

Posta trasversalmente rispetto al punto di vista della protagonista, Antoinette, la verghiana infelicità della madre che si illude di poter cambiare, con il proprio status, la propria condizione esistenziale, esalta il modo in cui Il Ballo introduce nel mondo dei ragazzi il tema della violenza disciplinare della famiglia, oltre che l’innaturalità delle maschere sociali. La tragedia di Antoinette attraverso le parole della madre nei ricordi della governante francese potrebbe peccare di una complessità linguistica eccessiva rispetto a un immaginario storico probabilmente sconosciuto ai ragazzi più piccoli, ma la condizione ibrida di chi, non più bambina e non ancora adulta, vaga instabile alla ricerca del proprio posto al mondo rappresenta quell’anelito di rispetto e dignità su cui ogni essere umano, al di là dell’età anagrafica, può e deve sentirsi interrogato.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno della 9° edizione di Colpi di Scena 2016
location varie, Faenza
lunedì 4 luglio 2016

Teatro Masini – Faenza, ore 18.15
LA BARACCA
Orlando il furioso (8-14 anni)
di Gabriele Marchioni ed Enrico Montalbani
con Luciano Cendou, Giada Ciccolini, Gabriele Marchioni, Enrico Montalbani
regia Gabriele Marchioni

Piazza Nenni/Molinella – Faenza, ore 21.15
RESIDENZA IDRA/ REBELOT
Pollicino e l’orco (dai 6 anni)
di e con Roberto Capaldo e Walter Marconi
consulenza coreografica Enrica Fazi
luci e scene Iro Suraci
tele dipinte Biro
collaborazione tecnica Gabriele Manzitto

Ridotto Teatro Masini – Faenza, ore 22.45
COMPAGNIA DURAMBÒ
Il Ballo (dai 10 anni)
tratto dall’omonimo romanzo di Irène Némirovskj
drammaturgia Francesco Niccolini
con Daria Paoletta